VICENDA RAGGI, MASTELLA: “LA DOPPIA MORALE DEL M5S”

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Il sindaco di Benevento Clemente Mastella

Il sindaco di Benevento Clemente Mastella commenta quanto sta avvenendo a Roma al sindaco grillino Virginia Raggi, imputata per falso in atto pubblico, dopo appena un anno dal suo insediamento. La vicenda è nota: i pm hanno chiesto il processo per la Raggi per aver mentito di fronte all’Anticorruzione del Comune di Roma. Il tutto per difendere Raffaele Marra dall’accusa di aver agevolato la promozione del fratello. Su tale punto l’accusa ha prove abbastanza evidenti tra cui le chat private fra la sindaca Raggi e lo stesso Marra. Questione spinosa e di non poca gravità…soprattutto per chi fa le pulci a tutti…e a poco serve l’esultanza del sindaco capitolino sui social network per la richiesta di archiviazione per il reato ben più grave di abuso d’ufficio.

“La doppia morale del Movimento Cinque Stelle – afferma l’ex ministro della Giustizia Mastella –  appare nella sua evidenza in queste ultime ore, in concomitanza con la richiesta di rinvio a giudizio per falso della collega sindaco di Roma, la grillina Virginia Raggi. 
Premetto che il giudizio politico, totalmente negativo, è lontano anni luce dall’augurio sincero che rivolgo alla prima cittadina di Roma affinché possa in ogni sede e nel più breve tempo possibile dimostrare la propria estraneità a qualunque contestazione. 
Ciò detto però, va sottolineato come sia diametralmente opposto il sentimento con cui la notizia che, è bene ribadirlo ancora non rappresenta in alcun caso una prova di colpevolezza, è stata accolta dai vertici del Movimento Cinque Stelle e, di conseguenza, dai suoi militanti.

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Il sindaco di Roma Virginia Raggi
Quando nell’ormai lontano 2008 deflagrò la notizia dei provvedimenti cautelari comminati a diversi rappresentanti del mio partito, le notizie furono commentate in maniera totalmente opposta. Ancora oggi, a distanza di anni da quegli accadimenti, in occasione dell’assoluzione con formula piena con cui si è conclusa la mia vicenda giudiziaria, nelle rassegne stampa si è ricordato dell’accoglienza tributata dal blog di Beppe Grillo. 
Un vero e proprio caso di scuola l’intervento di Marco Travaglio inoltrato a quelle pagine web intitolato ‘Hanno arrestato l’Udeur’: parole intrise di giudizi esiziali, prima e più di qualunque sentenza definitiva. Parole che a cascata hanno informato le attività e le azioni di militanti e simpatizzanti di quell’area politica, contribuendo a rendere la mia persona una sorta di summa agostiniana dei mali e delle distorsioni del sistema politico. Parole sì, ma pesanti come macigni e produttive di effetti come una fatwa.
Quel tritacarne alimentato e foraggiato da professionisti del settore è stato, per fortuna, risparmiato alla Raggi, non a me. E neppure in occasione della recente conclusione di quegli avvenimenti giudiziari, si è levata una parola di ravvedimento o di scuse pubbliche, sul piano nazionale come sul piano locale.
Io non conservo rancori, la politica impone a coloro che decidono di esercitarla nell’interesse della propria comunità anche di dimenticare i torti subiti, ma perché nessun altro abbia mai più a pagarne si ricordi quanto accaduto oggi alla Raggi e si conservi sempre quest’atteggiamento. 
Sui temi che riguardano la libertà degli individui i doppiopesismi come questo del Movimento Cinque Stelle non avrebbero trovato albergo nella vituperata Prima Repubblica, quando la coerenza al principio di innocenza fino a prova contraria, veniva applicata non certo in funzione delle appartenenze o delle amicizie come capitato in questa occasione ai grillini”.