GLI ANGELI NERI DELLA CAMORRA

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di Alfredo Grado*

Probabilmente non è stato casuale il nome della operazione”Nereidi” , quella che per intenderci ha portato all’arresto di 4 donne esponenti del clan Zagaria. In effetti, come le Nereidi dell’antica Grecia, anche Beatrice Zagaria, sorella del superboss Michele, Francesca Linetti, Tiziana Piccolo e Patrizia Martino, potrebbero apparire in qualche maniera creature ambiziose e di natura benevola, proprio come Anfitrite, sposa di Poseidone, Galatea, amata dal pastore Aci e dal ciclope Polifemo e Teti, madre dell’eroe Achille.

Tuttavia, non è certo una fatto nuovo che a tessere le trame della criminalità organizzata vi siano donne, generatrici di rapporti ed in grado di gestire il potere in luogo di mariti o fratelli. Tale immagine è molto distante, quindi, dalla rappresentazione che se ne dava un tempo, ovvero quella della donna succube e vittima del potere criminale. Queste donne non solo non sembrano sottoporsi sempre al maschio di casa, ma spesso ne condividono il comando, ne sposano l’ideologia e, sovente, prendono decisioni autonomamente. Ma attenzione, non si tratta di un cambiamento del ruolo di genere frutto della modernità. Ne sono un esempio le figure di Pupetta Maresca o Rosetta Cutolo, che negli anni ’80 sono riuscite ad esercitare il potere in sostituzione del compagno la prima e del marito la seconda. La Cutolo fu perfettamente in grado di gestire la Nuova Camorra Organizzata mentre il fratello era in carcere, costituendo l’esempio più eclatante di come una donna riuscisse a dirigere una societas sceleris.

Potremmo continuare a lungo in tale direzione, ma ciò che ci preme evidenziare in questo breve editoriale non è tanto il ruolo della donna nelle organizzazioni malavitose, quanto il motivo latente nel porre in risalto, oggi, le gesta di chi ha da sempre ricoperto un ruolo di sostegno e di supporto alle attività illecite di mariti o compagni. E non me ne voglia il lettore per il tono critico esercitato nel rendere un fatto che nell’immaginario collettivo appare desueto quando, di contro, è assolutamente consueto.

*Docente di Sociologia del Diritto – Criminologo