MALTRATTAMENTI E VIOLENZA, ASSOLTO GIOVANNI CUSANO

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Giovanni CUSANO MALTRATTAMENTI E VIOLENZA, ASSOLTO GIOVANNI CUSANO
GIOVANNI CUSANO                 –foto Gianfranco Carozza-

(f.n.) – Giovanni Cusano è stato assolto in Appello il 22 maggio scorso, dalle accuse di maltrattamenti e violenza sessuale che due anni fa, lo portarono ad una condanna di 7 anni e 9 mesi di carcere.  Politico ed imprenditore Giovanni Cusano, fu denunciato da una donna con la quale aveva intrapreso una relazione, che a fasi alterne, si era protratta per circa 13 anni. Allo stato è rimasta confermata la condanna di 1 anno e 8 mesi,  per atti persecutori. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni a far data dal 22 maggio u.s.  La vicenda giudiziaria di Giovanni Cusano rappresentò un vero e proprio scandalo nell’ambiente politico, in cui peraltro Cusano era assai conosciuto e la mentalità imperante, soltanto apparentemente aperta e garantista, subì una improvvisa rarefazione e senza possibilità di appello condannò il “reprobo”. Giovanni Cusano era colpevole! Il silenzio da noi osservato all’epoca dei fatti, nei confronti di una vicenda che, conoscendo il protagonista, non aveva molti elementi per risultare credibile, ma dichiararlo tentando di arginare la furia giustizialista del momento, sarebbe stato controproducente, oggi non ha motivo di essere, soprattutto a fronte del silenzio di chi aveva, spietatamente,  scudisciato il Cusano. Va pur detto che un processo per violenza sessuale e maltrattamenti, che termini con una assoluzione in Appello, non fa notizia e non offre sangue sufficiente a placare la sete dei “giusti” a tutti i costi e nonostante tutto. Giovanni Cusano è difeso dagli avvocati Rossella Calabritto,  Carlo De Stavola ed Agostino Imposimato e noi abbiamo chiesto a quest’ultimo un breve commento: “Avremo contezza del pensiero della Corte di Appello solo dopo la lettura della sentenza- ha dichiarato l’avvocato Imposimato – ma una cosa la posso dire fin da ora: il processo è imperfetto per definizione e la possibilità dell’errore è contemplata dal sistema attraverso la previsione delle impugnazioni.  E’ altrettanto vero che il pregiudizio ideologico in chi deve giudicare porta sicuramente a una sentenza ingiusta. Sono certo che la Corte di Appello non abbia avuto un approccio ideologico alla vicenda: in tal caso sarebbe stato molto più semplice e comodo confermare la condanna per le gravi accuse”.