ACCADDE OGGI: LA TRAGEDIA DI CASERTA, QUANDO TERRA DI LAVORO OSPITAVA LA FORMULA 3

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trageia caserta 300x198 ACCADDE OGGI: LA TRAGEDIA DI CASERTA, QUANDO TERRA DI LAVORO OSPITAVA LA FORMULA 3di Alessandro Aita

CASERTA – Nello scorso settembre si è tenuta, all’ombra della Reggia, l’edizione 2017 della Coppa dei Borbone, kermesse dell’automobilismo storico che ha ricordato l’ultima edizione della gara di Formula 3 a Caserta, datata 1967. Una edizione che si rivelò purtroppo tragica, con la morte di tre piloti, e che cambiò il modo italiano di concepire le corse automobilistiche, successa esattamente 51 anni fa.

LA TRAGEDIA DI CASERTA – Erano quelli anni ruspanti, con l’Italia in piena crescita economica. E la crescita era segnalata anche dal campionato italiano di Formula 3, capace nella sua storia ultradecennale di sfornare piloti che hanno poi sguazzato in Formula 1 come Giancarlo Fisichella, Ivan Capelli, ma anche Riccardo Patrese e Vittorio Brambilla, oltre a sporadiche apparizioni di coloro che poi divennero fenomeni nella massima categoria come Michael Schumacher, Mika Hakkinen e Jacques Villeneuve. Nel 1967 si era ancora agli albori di quel circus, nato solo pochi anni prima, e le corse venivano corse soprattutto in circuiti cittadini, vista la quasi totale assenza nel Bel Paese di veri circuiti. Tra questi c’era anche il circuito di Caserta: partenza all’inizio di Viale Carlo III, lasciandosi il muro della stazione ferroviaria alle spalle, per poi svoltare a destra su via Appia ita caserta 292x300 ACCADDE OGGI: LA TRAGEDIA DI CASERTA, QUANDO TERRA DI LAVORO OSPITAVA LA FORMULA 3per Recale, dove c’è la Motorizzazione; un’altra svolta a destra per via Ponteselice all’altezza di Recale e dritto fino all’altezza della stazione. Un triangolo da ripetere più volte, ma con le strade che non erano proprio da dieci e lode, oltre al tratto di via Domenico Mondo che restringeva di molto la carreggiata, oltre ad una centralina elettrica non protetta e tanti pali della luce a seguire il rettilineo. Inoltre, non c’erano degli addetti alla sicurezza professionisti a seguire la gara. Nonostante la pericolosità del tutto, erano tanti i piloti a sfidarsi in quel di Caserta, attratti dai premi in denaro. Tra di loro, oltre al già citato Brambilla e a Clay Regazzoni (poi pilota Ferrari) c’era anche Giacomo ‘Geki’ Russo, vincitore della prima edizione della Formula 3 datata 1964 e con due partecipazioni ad un GP di Formula 1 all’attivo. Purtroppo quest’ultimo, considerato come una  stellina nell’ambiente automobilistico italiano, sarà protagonista di una assurda tragedia che inizia al settimo giro. Inizia tutto lì dove si restringe la carreggiata da un contatto fra l’italiano Saltari e lo svizzero Beat Fehr. L’azzurro rimbalzò sul tracciato con la sua auto ferendosi lievemente, lo svizzero finì nei campi illeso ma in quella zona non c’era nessun commissario a segnalare l’incidente. Altre due auto, quelle di Foresti prima e di Dubler dopo, finirono coinvolte nella carambola; in mancanza di addetti ai lavori, fu lo svizzero Fehr a sbracciarsi a bordo strada per segnalare l’incidente. Un gesto generosissimo, ma che gli sarà fatale: arrivarono le auto dei primi, alcuni riuscirono a passare, ma Geki Russo non vide Fehr prendendolo in pieno e uccidendolo sul colpo; anche Russo venne sbalzato via dalla vettura, sbattendo contro il muro della sottostazione Enel e morendo all’istante. Non era ancora finita; altre vetture rimasero coinvolte nell’incidente, tra cui quella di Romano Perdomi detto ‘Tiger’, che venne estratto vivo dalla vettura dopo trenta minuti con gravi fratture ma che spirerà nell’ospedale di Caserta qualche giorno dopo. La gara venne dichiarata conclusa solo dopo che i primi due, Maglione e Brambilla, finirono anche loro in quel cimitero di automobili; il signor Palmieri riuscì a procurarsi un fazzoletto rosso per segnalare i gravissimi incidenti. Il campionato venne cancellato, con gli animi che erano già tesi per la morte di Boley Pittard un mese prima. Una pagina nerissima per la storia dell’automobilismo italiano, che però ha segnato un punto di svolta, cancellando gli appuntamenti in questi circuiti cittadini e la chiusura di quell’epoca di cui si pensava bastasse la passione per poter ospitare corse ad alta velocità.