IL MARE È BRUTTO…MA PUOI VEDERMI CONTEMPLARE L’ORIZZONTE ALL’ULTIMA SPIAGGIA

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peppe rock 1 150x150 IL MARE È BRUTTO…MA PUOI VEDERMI CONTEMPLARE LORIZZONTE ALLULTIMA SPIAGGIASapore di mare, sapore di sale, che hai sulle labbra, che hai sulla pelle. Che ho sulle palle. Io non odio l’estate semmai odio quelle domande a cui è troppo complicato poter rispondere perché sarebbe troppo semplice e nessuno capirebbe, tipo che se non ti piace il mare dove c’è tanta gente devi essere uno a cui non piacciono le persone oppure preferisci la montagna. Io sono più di vent’anni che quando ho voglia del mare e del sole vado rigorosamente all’Ultima Spiaggia vicino Gaeta, si chiama così perché è l’ultimo tratto di una spiaggia, poi c’è un pezzo di montagna che divide la costa. Frequentata principalmente da naturisti e nudisti ho trovato qui una mia dimensione felice di “mare”, pochissima gente e mai affollata, le persone che la frequentano sembrano non essere al mare e non rompono le palle a nessuno. Dispersiva sembra davvero essere lì da soli nella pace assoluta così semmai al mio cervello venga l’idea di contemplare l’orizzonte! Soprattutto il tipo di sabbia è di quella liscia non appiccicosa e non ci sono nemmeno file democratiche di orrendi ombrelloni dove sei costretto a guardare il vicino o peggio parlarci pure, che magari poi è un cretino. È l’anarchia al mare, selvaggia permanenza in assoluta libertà.

La mia idea di spiaggia è solitaria come nella canzone di Battiato.

Il mare comunque incretinisce quasi tutti: tutti a farsi foto e postarla su Facebook con pensiero filosofico sulla vita. Se sapessero cos’è la vita ne morirebbero comunque.

Venere che sorge dalle acque e millenni di discorsi sulle montagne che se non vai da loro vengono loro da te, se venissero da me andrei da qualche altra parte, ma di certo non al mare in posti affollati. Mi piacerebbe restare anche nella mia città, Caserta, se tutti non andassero via. Non perché ami le persone di per sé, ma perché mi piace che ci sia per le strade uno scenario umano animato, come nel videogioco GTA ma con una risoluzione grafica ancora più alta sebbene, purtroppo, con minore libertà omicida, e soprattutto che i negozi siano tutti aperti, perché la gente che “va in ferie” è triste quanto quella che va in pensione, e è all’incirca quella che muore con settanta o ottanta estati trascorse al mare.

Se chiedi perché andare al mare è bello nessuno te lo sa dire, è bello per statuto introiettato, non c’è nessun aspetto positivo nell’andare al mare, è una catastrofe biologica di tutti noi salmastri coglioni a mollo. Non andiamo certo per l’orizzonte, che da quando conosciamo astrofisicamente l’universo, composto di oltre il 90% di materia oscura, rappresenta solo la mancanza di orizzonte di chi lo guarda per sospirare come con le stelle.

Hanno inculcato alla gente questa fissazione del “prendere il sole”, vanno tutti a “prendere il sole”, trasposizione moderna della primigenia parentela con le piante, non a caso abbiamo un gene in comune con i piselli.

Inoltre dobbiamo abbronzarci ad ogni costo.
Tuttavia al mare tranne dove vado io hanno piantato ombrelloni ovunque proprio per ripararsi dallo stesso sole che dovremmo prendere e che ci fa prendere il cancro alla pelle e soffriamo pure come dannati per scurirci la pelle, ti vedono e ti chiedono «ma tu non sei abbronzato!», non si capisce bene perché sia meglio essere abbronzati. Mia madre da piccolo, mi spalmava di creme, protezione due, protezione otto, protezione trenta, ma vaffanculo, ma perché ci si deve proteggere da una tortura inflitta o autoinflitta anziché restarsene a casa o in qualsiasi altro posto che non sia “la montagna”?

Il mare ha un senso intelligente e pratico solo per gli ultrasessantenni e per i guardoni dell’orizzonte che almeno hanno qualcosa da guardare o credono stiano guardando. Perché al mare, oltre a “andare al mare”, si fanno le cose più idiote, quelle che non faresti mai durante l’anno, come giocare a racchettoni per non annoiarsi.

Che cazzo di gioco è i racchettoni? A voi piace giocare a racchettoni? Credo di no, altrimenti lo fareste anche durante l’anno, nel salotto o nel giardino di casa vostra. Invece lo fate al mare perché è un’idiozia, così come lo è ungersi d’olio, sudare, prendere un pedalò e pedalare come dei cretini appoggiando il culo per due ore su tremendi sedili di plastica a forma di culo, lamentarsi del caldo e buttarsi in acqua con le pinne, fucile ed occhiali per guardare due pescetti di merda.

Chissà perché, poi, un uomo in mutande con la trippa di fuori è un uomo in mutande e un uomo in costume non è lo stesso uomo in mutande con la trippa di fuori. Chissà perché una bella ragazza in strada, scollata e scosciata è vestita da puttana e la casalinga vicina d’ombrellone, vestita uguale ma sformata e orribile non lo sarebbe.

Piuttosto che all’Ultima Spiaggia vado in piscina comunque, solo se privata però.

Mia madre, per alleviare le mie sofferenze da spiaggia, da piccolo mi diceva «è troppo caldo, buttati in acqua», a me che non sopportavo né il caldo né l’acqua “affollata”, e avendomi portato lei in quell’inferno avrò subito traumi sicuramente.

La piscina comunque i pensieri filosofici non te li fa venire e ipostatizza l’idea platonica del mare.

Non c’è sabbia appiccicosa intorno, non bisogna attaccarsi a degli scogli spigolosi come delle cozze antropomorfe, non ci sono esseri viventi che ti nuotano sotto, non ci sono troppi corpi unti e parlanti a cinquanta centimetri dal tuo ombrellone con le loro vaschette di cibo da spiaggia di merda, non ti casca l’occhio sull’ultimo libro di Saviano, non rischi di pestare o strusciare contro una medusa o incontrare uno squalo bianco, che per quelli di noi cresciuti con Lo squalo di Spielberg è un incubo anche a dieci metri dalla riva, appena metto il piede in acqua vedo la pinnetta spuntare e sento la musichetta risuonarmi nel cervello, e nessuno mi convincerà mai che tra me e lui esista una barriera naturale o climatica. Sebbene sia l’animale quasi perfetto, immutato dalla preistoria, non ha sentimenti, non ha vita sociale, potenza di morso sei tonnellate al centimetro cubo, spesso cannibalizza il proprio fratellino già nella pancia della mamma, ha un occhio nero e impassibile, avverte una particella di sangue su un milione di particelle d’acqua, non gli manca la parola, gli manca che faccia un giro lungo le rive.

Io comunque sono molto favorevole al piastrellamento totale dei mari, così da ottenere il risultato dell’abolizione dello snobismo balneare.

Non ci sarebbero più tante stronze e stronzi con la erre più o meno moscia che ti dicono «Sono stata in Costa Smevalda, e c’eva un’acqua, ma un’acqua mevavigliosa, sembvava una piscina…». Direbbero: «Sono stata in Costa Smevalda, e c’eva un’acqua, ma un’acqua, assolutamente identica a quella di Gaeta, che cazzo ci savò andata a fave…».

Peppe Rock

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