BIENNALE BELVEDERE…ISTIGAZIONE AL SUICIDIO…NEL SENSO CHE TRA DUE ANNI NE ORGANIZZERANNO UN’ALTRA…

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di Francesca Nardi

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BIENNALE BELVEDERE  – foto di Gianfranco Carozza

La prima volta che incontri i miminka che ti accolgono carponi davanti al Museo di Praga, inorridisci quasi e distogli lo sguardo da quel codice a barre, che sostituisce l’espressione, soltanto immaginata, di un paradosso che si arrampica o gattona come un pensiero lungo il sentiero “del dentro”, che dovrai prima o poi, iniziare a ripercorrere. La prima volta che lo incontri nelle sue opere lucide ed inquietanti, non pensi che voglia stupirti ma guidi la mente verso la logica dell’impressione che lo dichiara un artista “in bilico sulla voragine della follia”. David Cerny non è nulla di tutto questo e lo è al tempo stesso e gli undici babies che si arrampicano lungo la Zizkow Television Tower, bronzi levigati quasi impossibili da guardare, ti trascinano dopo il minuto concesso all’orrore, a navigare verso il tentativo di interpretazione di un significato che pur esiste. L’apparente e raccapricciante sensazione di una esistenza aliena che ti sovrasta, si traduce nella fatale consapevolezza di un postmodernismo autentico nelle forme e nel concetto, espresso ed evidente.

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Il preambolo doveroso diventa un insolito omaggio a Cerny, artista evocato dal pensiero libero ed ormai irraggiungibile nella sua fuga, immediatamente… appena ti affacci alla cima della scala angusta che porta alla filanda del Belvedere ..lo sguardo si interrompe quasi e viene risucchiato dalla negazione che ti si muove dentro e si rivela improvvisa, mentre quel bambolotto rigido e nudo, adagiato su uno straccio sporco ed appoggiato ad una colonna dalle scanalature simil-doriche ti da il benvenuto alla Biennale…la Biennale casertana…la prima edizione della Biennale…al Belvedere…nella filanda…ed alla fine della prima rampa di scale dopo il pargolo da brivido, un altro “capolavoro” la cui memoria popolerà di incubi molte delle notti a venire, ti indica inevitabilmente la fine della speranza che oltre  quella porta tu possa inciampare in un pensiero compiuto…

IMG 20171005 113756 BIENNALE BELVEDERE…ISTIGAZIONE AL SUICIDIO…NEL SENSO CHE TRA DUE ANNI NE ORGANIZZERANNO UN’ALTRA…

Un mare di rosso molle si squarcia, per consentire ad un  imprevedibile ed impressionante sagoma di similgesso, di fuggire mostrando le proprie grazie, consistenti in un minuscolo strumento, da utilizzare, eventualmente, per la procreazione, coreograficamente sullo stile del David di Michelangelo…ovviamente ci riferiamo alle proporzioni…Il resto della cosiddetta produzione artistica è esposto nella sala maleodorante della filanda, in una composizione d’insieme che faceva piangere per la povertà poco artistica dell’ispirazione, tradotta in esposizione, degli arredatori o galleristi che vi hanno messo, assai impropriamente, mano. Resta seppellito nell’impossibilità di riferire, in quanto, come diceva quel tale “la parola è una sola ed in gola mi si strozza”.

Si tace per calcolo, per discrezione e talvolta per pudore ma…è appena il caso di sottolineare che questa cosa, chiamata pomposamente Biennale, questa mattina, in contemporanea al convegno sulla mela annurca, organizzato nello stesso sito,  che ha registrato un oceano di %name BIENNALE BELVEDERE…ISTIGAZIONE AL SUICIDIO…NEL SENSO CHE TRA DUE ANNI NE ORGANIZZERANNO UN’ALTRA…partecipanti, ha goduto della presenza di ben quattro visitatori, compreso i nostri operatori…pertanto ci si chiede… l’ufficio stampa di cosa parli e su quali basi elucubri…e soprattutto siamo ansiosi di leggere la critica degli esperti d’Arte, che in questa nostra terra certamente non mancano…

Siamo in attesa di conoscere le impressioni critiche sulla macchina per fare la pasta colorata…modello biennale.