CASORIA, PIZZERIA ROSSO POMODORO: CHI VUOLE LA CHIUSURA?…E PERCHÉ?

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NOICONSUMATORI.IT SCENDE IN CAMPO AL FIANCO DEI 70 LAVORATORI DELLA SOCIETÀ PER LA GIUSTIZIA E LA LEGALITÀ CHIEDENDO L’INTERVENTO DEL PREFETTO PER SCONGIURARE PERICOLI E IRREGOLARITÀ

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avv. ANGELO PISANI

CASORIA – L’avvocato Angelo Pisani si scaglia contro la decisione di chiudere una nota pizzeria a Casoria mettendo a rischio decine di posti di lavoro. La noiconsumatori.it, di cui l’avvocato è presidente, approfondisce la vicenda.

Oltre Settanta posti di lavoro a rischio nella popolosa area di Casoria, – spiegano – fra le zone a più alto tasso di disoccupazione in Europa, e tutto per aver sfornato innocue ed appetitose pizzette. Questa l’accusa della società di gestione spazi del multibit di Casoria al franchising di Rosso Pomodoro che sforna piade e pizzette in tutto il mondo.

Sembra una barzelletta, uno scherzo di carnevale ma purtroppo è la tragica, inspiegabile e grottesca realtà che si trovano a vivere gli addetti della pizzeria “Rossopomodoro”, nel Multicinema di Casoria, e le loro famiglie minacciate di sgombero del locale dalla società locatrice ostile alle pizzette da asporto.

Da alcune settimane pesa su tutti loro l’incubo della chiusura del ristorante pizzeria e quindi il  licenziamento a causa del capriccio e  dura intimazione della società locatrice degli spazi, la  Immobiliare Italiana srl di Milano.

A motivo della ingiustificabile e perentoria richiesta di revoca, inviata alla titolare della pizzeria in franchising Rosso Pomodoro, i responsabili del colosso lombardo adducono la presunta violazione delle norme contrattuali relative all’“ampliamento dell’attività merceologica dei prodotti offerti in vendita”, visto che la destinazione del locale era esclusivamente connessa a “ristorazione e pizzeria” che a loro dire – ma, secondo quanto sostiene la “Noi Consumatori”, non sarebbe vero – escluderebbe le pizzette da asporto.

Ma quale sarebbe stata la violazione? Quella di aver venduto, accanto alle tradizionali pizze, anche pizzette, ovvero pizze in formato ridotto, tra l’altro come previsto da contratto di locazione e finanche dal franchising Rossopomodoro. Una assurdità clamorosa, già impugnata in tribunale con i tempi e problemi della giustizia italiana , che però oggi potrebbe costare cara anche a chi dovesse servirsi di 4 argomentazioni pretestuose e cavilli per liberare il locale e la licenza.

“Non permetteremo – tuona infatti l’avvocato Angelo Pisani, presidente di www.noiconsumatori.it – che utilizzando accuse risibili e strumentali venga smantellata un’azienda con 70 lavoratori. Il tono intimidatorio dell’ingiunzione rivolta alla titolare e di conseguenza mina vagante per i lavoratori è assolutamente ingiustificato e tradisce  la possibilità che siano altre le finalità del tentato sgombero, non certo addebitabile alla dimensione delle pizze, articolo che qualsiasi pizzeria del mondo, da  Forcella a Hong Kong, serve nella dimensione più gradita ai clienti”.

Alla dura replica di Pisani seguiranno le non meno acuminate azioni legali da parte degli avvocati dell’azienda in difesa di quest’ultima e dei posti di lavoro, ma soprattutto nel rispetto dei contratti e della giustizia , mentre si annuncia la mobilitazione dei lavoratori che insieme a noiconsumatori.it chiede alle autorità competenti di intervenir e far luce sull’assurda vicenda.