IL CINEMA DEGLI ANNI ’50

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Ogni paese ha la sua epoca felice, la sua età dell’oro. Gli anni ‘50 rappresentano un periodo di grande trasformazione, di rinascita, di espressione della volontà di venire fuori dagli scempi e dalle rovine degli anni precedenti. Ogni epoca però ha le sue luci e le sue ombre, soprattutto se intendiamo dare uno sguardo a livello globale. Ricostruiamo insieme, quindi, i punti cruciali di questo particolare periodo storico.

Sono passati cinque anni dalla fine della seconda guerra mondiale che ha causato più di cinquanta milioni di morti. È la prima guerra che usa i civili come ostaggi, come vittime, come obiettivi di guerra. È una lotta di idee, non soltanto una guerra combattuta tra forze armate. Le conseguenze sono inevitabili : tra Stati Uniti e Unione Sovietica nasce il conflitto ideologico della guerra fredda, una sorta di guerra dopo la guerra. Sono anni difficili anche per il cinema, che subisce le conseguenze del maccartismo, una campagna anticomunista che prende la forma di una vera e propria caccia alle streghe ed ha il suo principale ispiratore nel senatore repubblicano Joseph McCarthy. Gli eccessi del maccartismo si protraggono fino al 1955.

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Locandina de “L’ultima parola – la vera storia di Dalton Trumbo” (2016, di Jay Roach)

Proprio a questo proposito possiamo citare un film che è un importante documento storico di quegli anni, “L’ultima parola – la vera storia di Dalton Trumbo” (2016, di Jay Roach), che racconta la storia di uno degli sceneggiatori più affermati dell’epoca che finisce nella “Lista Nera”, la lista di coloro che non dovevano lavorare. Perché definirsi anche solo simpatizzante comunista equivale ad essere visto come un traditore. È un film che ha per forza una sua valenza politica. In un’epoca in cui il comunismo era vissuto come una minaccia, e i suoi proseliti come nemici, la vicenda di Dalton Trumbo è un esempio di coraggio e perseveranza, perché pur di non arrendersi, ha deciso di continuare a scrivere sotto pseudonimo. E, sotto falso nome, vince due premi Oscar.

 

Altri eventi fondamentali di quest’epoca sono la Guerra di Corea, la crisi di Suez, la rivoluzione cubana. Quindi, se da una parte assistiamo alle conseguenze disastrose della seconda Guerra mondiale, dall’altra parte ci troviamo di fronte alla società del benessere : boom economico, esplosione demografica, espansione dei consumi e del commercio mondiale, innovazione tecnologica.

In un periodo in cui la gente è terrorizzata dagli Ufo e dal comunismo, il cinema si affanna a produrre film che vanno dal noir al musical. E se è vero che il cinema è stato ed è lo specchio della società, allora non è azzardato dire che la storia del cinema è andata di pari passo con il mondo reale, e che dunque il cinema è il modo migliore per rivivere momenti storici cruciali.

 

Analizziamo tre film in particolare.

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  “Eva contro Eva”(1950),

di Joseph L. Mankiewicz

 

Eva Harrington è una giovane e indifesa ragazza che si presenta alla famosa attrice Margo Channing, esprimendole la sua totale ammirazione e devozione. Convinta della sua buona fede, Margo l’assume come sua fedele collaboratrice, nonché confidente. Dopo aver conquistato la sua fiducia però, Eva le ruba il posto da ogni palcoscenico con il suo arrivismo e la sua falsità. Presto infatti la vera natura di Eva viene smascherata, e si assiste al suo cambiamento da ragazza ingenua e garbata a donna cinica e spietata.

“Eva contro Eva” è una pietra miliare del cinema degli anni ‘50.  È film che è diventato  oggetto di culto nel costume, nella cronaca del suo tempo. Il teatro è uno dei protagonisti indiscussi della pellicola : è un luogo puro, sacro, dove gli attori prendono le sembianze degli dei (espressione usata da Margo Channing in una battuta del film). “Eva contro Eva” è una rappresentazione sublime e allo stesso tempo spietata e provocatoria dell’ambizione al successo, la guerra tra la Eva come si è presentata inizialmente alla porta della sua musa ispiratrice, e la Eva senza scrupoli, mentitrice e accecata dalla brama di diventare famosa è mostrata con una sottile e abile ironia, è una guerra che si consuma lentamente, e in cui poi avrà la meglio la parte più spregiudicata di Eva.

È importante ricordare che il film è stato nominato a ben quattordici candidature all’Oscar, e ne ha poi vinte sei. Straordinaria l’interpretazione di Bette Davis nel ruolo di Margo Channing, il personaggio più emozionante del film, che dimostra di saper recitare solo sul palcoscenico e non fuori scena, a differenza di Eva. Qual è il limite, dunque, tra la forza dell’ambizione e la perdita di umanità? E cosa spinge ad arrivare a tanto, i soldi, la fama o solo gli applausi che possono dare conforto e rassicurazione?

 

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  1. “Viale del tramonto” (1950), di Billy Wilder

 

La bramosia di successo è un elemento che ritroviamo, in una veste differente, anche in “Viale del tramonto”. Norma Desmond è una diva invecchiata del cinema muto. Vive con il suo maggiordomo, nonché suo ex marito, ed è in costante attesa del prossimo ingaggio per un nuovo film. Un giorno, per un caso fortuito, Jo Gillis, uno sceneggiatore squattrinato, la conosce e accetta di riscrivere il copione del suo grande ritorno sulla scena.

Il dramma di Norma è del tutto interiore e amplificato dalla sua mente : la sua è una vecchiaia invalidante, quasi come se rappresentasse una malattia incurabile. Inutile qualsiasi tentativo di accettazione della realtà, o qualsiasi presa di coscienza della sua grande carriera nel cinema muto e che ora può ritenersi terminata. Siamo di fronte al vero e proprio delirio di una donna infelice e costantemente a disagio con se stessa. “Viale del tramonto” è un’espressione dell’aspetto oscuro e tormentato del mondo dello spettacolo.

Il regista ricostruisce abilmente la vicenda con la voce fuori campo e con i flashback narrativi.

Immagine 42 IL CINEMA DEGLI ANNI 50Lo spessore del film consiste nell’offrire la possibilità di comprendere un’era ormai morta, la fine del “sogno americano” di cui Norma Desmond faceva parte, ovvero l’epoca del cinema muto. “Viale del tramonto” rappresenta il lato peggiore di Hollywood raccontato però nel modo migliore.

È anche un film psicologico, che mostra i misteri e le assurdità della mente umana, la perdita totale di raziocinio e il desiderio incessante di voler essere ricordati, una bramosia così forte che non ha limiti, che lotta contro il tempo.

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  1. “Rashomon” (1950), di Akira Kurosawa

 

Nel 1950, a quarant’anni, Kurosawa porta sullo schermo due racconti di uno scrittore del primo novecento, Ryuonosuke Akutagawa, suicida a trentacinque anni, “Rashomon”, e “Nel bosco”, rifacimenti moderni di antiche leggende medievali.

In una radura di un bosco viene trovato il cadavere di un samurai. Davanti ad un tribunale invisibile (cioè davanti allo spettatore) vengono chiamati a deporre dei testimoni che raccontano la loro versione dei fatti, e ognuno ne fornisce una diversa. La storia si conclude bruscamente con l’ultima confessione, senza commenti, è compito dello spettatore quindi districarsi dal labirinto delle menzogne e delle mezze verità.

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   Una scena del film “Rashomon”

Ogni testimone rappresenta uno spettatore tipo : il passante, il boscaiolo, l’idealista, l’uomo semplice che vuole capire o quello pragmatico che vuole risolvere velocemente l’accaduto. “Rashomon” però non è solo la giustapposizione di racconti differenti, è la rappresentazione dell’egoismo umano, definito da Kurosawa come il peccato originale dell’uomo. Gli esseri umani sono incapaci molte volte di essere onesti con se stessi, non sanno parlare di se stessi senza abbellirsi. Questo bisogno di manipolare la verità per sentirsi migliore sopravvive perfino dopo la morte : anche il fantasma del samurai non può rinunciare a mentire. L’egocentrismo è un difetto difficile da estirpare.

“Rashomon” è un’opera che spinge alla riflessione profonda sulla natura dell’uomo, sulla verità, e sulla fiducia che riponiamo negli “altri”. Oltre ad essere un capolavoro, è anche la pellicola che ha contribuito a far conoscere il cinema orientale in tutto il mondo, grazie al Leone d’Oro ricevuto a Venezia e all’Oscar come miglior film straniero.

Ricostruire un’epoca non è un’impresa facile, ma il nostro tentativo è stato quello di fornire esempi emblematici e rappresentativi di un periodo storico complesso e pieno di contraddizioni : la rinascita e la crescita da un lato e le stragi e gli stermini dall’altra.

 

Mariantonietta Losanno