RINVIATO IL PROCESSO SUGLI APPALTI TRUCCATI E MAZZETTE NEI SERVIZI SOCIALI DEL COMUNE DI CASERTA

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di Francesco Capo

É stato rinviato all’udienza dell’11 aprile prossimo il processo all’ex vice sindaco e assessore alle politiche sociali del Comune di Caserta, Vincenzo Mario Ferraro e ad Angelo Grillo, imprenditore ritenuto appartenente al clan camorristico dei Belforte. In quella data verranno ascoltati: il teste Cocozza e gli imputati Assunta Mincione e Pasquale Valente.

Ferraro è accusato dal pubblico ministero della Dda di Napoli, Luigi Landolfi, di aver truccato, con l’aggravante del metodo mafioso, diverse gare d’appalto in favore di cooperative sociali e di consorzi di fatto riconducibili al Grillo.

Come confermato anche dallo stesso Grillo in precedenti udienze in video collegamento dal carcere di Sassari, Ferraro avrebbe intascato una somma mensile di duemila euro , ottenuto diversi viaggi in hotel di lusso a Sharm el Sheikh negli anni 2008, 2009 e 2010 e l’assunzione di due persone presso la cooperativa sociale “Voglia di vivere”, per aver truccato la gara d’appalto relativa al servizio sociale di trasporto di persone con ridotta mobilità del Comune di Caserta.

Secondo l’accusa, Ferraro avrebbe turbato anche la gara informale a trattativa privata del “servizio di pulizia e facchinaggio” presso il complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio e quella relativa al “servizio di custodia non armata, controllo e verifica degli spazi” dello stesso sito borbonico, entrambe in favore della ditta C.E.S.A. (Consorzio Europeo Servizi Ambientali) di Angelo Grillo.

L’ex assessore della giunta Falco avrebbe ottenuto in cambio il pagamento di una somma mensile di mille euro. I reati sarebbero stati commessi dal politico insieme a Giuseppe Gambardella, dirigente responsabile del settore delle politiche sociali del Comune di Caserta.

I due imputati che saranno ascoltati l’11 Aprile, Assunta Mincione e Pasquale Valente sono: la prima gestore di fatto, insieme ad Angelo Grillo, della cooperativa sociale “Voglia di vivere”, il secondo dipendente e stretto collaboratore di Grillo. Entrambi devono rispondere, davanti al collegio presieduto dal giudice Giovanni Caparco, di corruzione per aver  consegnato, per il tramite di altri due soggetti (Gaetano Barbato e immacola Criscuolo) la tangente mensile al Ferraro.

Gaetano Barbato ha scelto il giudizio abbreviato ed è stato condannato in primo grado alla pena di quattro anni di reclusione.

Vincenzo Mario Ferraro è difeso dall’avvocato Vittorio Giaquinto.