FERISCONO IL MIO CUORE CON MONOTONO LANGUORE

0

 di Alessandro Barbieri 

Ho deciso di usare i primi versi della “Chanson d’automne” di Paul Verlaine per diverse ragioni che sarà Vostra cura comprendere.

Partiamo da un dato di fatto.

La Città di Caserta si avvia ad un nuovo dissesto.

Tutti coloro che affrontano l’argomento sembrano voler ricercarne i colpevoli anziché le cause.

Da quanto ho potuto comprendere si è ritenuto che il reo sia il cittadino casertano, colpevole di aver scelto la classe dirigente che lo ha amministrato negli ultimi venti anni.

Quindi è colpa del sistema democratico, se ho ben capito.

Ovviamente non è così.

La situazione è molto più semplice di quanto appaia.

Caserta è una città che spende molto di più di quanto possa permettersi.

Ogni buon padre di famiglia sa bene che non può spendere più di quanto ha, ma questa semplice regola sembra non essere applicabile all’Amministrazione Comunale.

Nessun esponente politico ha il coraggio di svelare l’arcano, di spiegare il motivo per il quale spendiamo più di quanto l’Ente incassa.

Iniziamo dal personale dipendente.

Ne abbiamo un numero considerevole, nonostante nell’ultimo anno circa una ottantina siano andati in pensione. Un numero al quale vanno aggiunti i dipendenti dei servizi esternalizzati (tributi-parcheggi-nettezza urbana), personale che provvediamo sempre a pagare noi cittadini.

Un numero che andrebbe sfoltito notevolmente, favorendo al contempo un ricambio generazionale nel corpo dei Vigili Urbani.

Il costo del personale, dunque, incide in maniera decisiva sul bilancio comunale.

A fronte di un esborso particolarmente pesante, la loro produttività non è tuttavia concretamente calcolabile.

Occorrerebbe allora operare una seria rivisitazione del personale, incentivando anche una reale formazione professionale ed espellendo (con le forme della mobilità) il personale del tutto inutile.

Insomma operare una trasformazione che qualsiasi amministratore di un’azienda farebbe.

Per non parlare della spesa corrente, cioè della spesa che non produce effetti moltiplicatori sul reddito dei casertani ma esclusivamente sul reddito delle aziende che partecipano alle varie gare.

Sui mancati incassi, poi, ci sarebbe tanto da dire.

Ma a Caserta è possibile iniziare a dire ai cittadini la verità o dobbiamo, ancora una volta, ascoltare “i lunghi singhiozzi dei violini d’autunno” dei soloni di turno?

Dobbiamo farci ferire con monotono languore oppure affrontare il problema per quello che è realmente?

Prima di dare la colpa alla democrazia, ed agli elettori casertani, ci si aspetterebbe che vengano individuati i problemi e vengano offerte soluzioni concrete.

Nell’attesa, sperando che non sia vana, si prega di non usare melodie struggenti ed inutili.