IL PAZIENTE INGLESE 

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di Alessandro Barbieri*

alessandro barbieri 150x150 IL PAZIENTE INGLESE Sono mesi che mi interrogo su quanto accade in Gran Bretagna.

Ho deciso – data la libertà che mi ha concesso il direttore di questa testata – di condividere con Voi quanto ho compreso, magari sbagliando, degli ultimi accadimenti legati alla Brexit.

Lo spunto – involontario – me lo ha offerto la visione di un film storico su Winston Churcill di recente proiettato sui nostri schermi.

Il titolo italiano è “L’ora più buia”, traduzione perfetta del titolo originale.

Mi sono reso conto che negli ultimi tre anni gli inglesi hanno rilanciato – anche attraverso il cinema – non solo con gran vigore temi identitari ma, soprattutto, l’idea che quel paese sa come uscire da situazioni estremamente pericolose a costo di gran sacrifici.

È ovvio che preparano il popolo inglese alla catastrofe della Brexit.

Una vera e propria follia collettiva che, purtroppo, sembra essere stata orientata attraverso i social media da altri paesi (come la Russia, ad esempio) interessati a disgregare l’Unione Europea.

L’uscita dal mercato comune – nelle più rosee aspettative –porterà la Gran Bretagna ad un vero e proprio crollo economico, nonostante i vaneggiamenti di improvvisati economisti che sostengono che sia la panacea di tutti i mali.

Dal primo marzo, infatti, saranno di nuovo attive le barriere doganali con i vari dazi applicati sia sulle merci in entrata sia su quelle in uscita, con inevitabili aumenti dei prezzi al consumo e del costo delle materie prime.

Pensiamo, ad esempio, alle famose patatine inglesi, che costeranno mediamente un venti per cento in più, per cui il consumatore europeo comprerà quelle meno costose offerte da altri paesi. Nel contempo anche il cittadino inglese gusterà patatine “più salate” perché le patate le coltivano…in Irlanda (che fa parte della Comunità Europea!) o in Russia!

Ma qualcuno lo ha spiegato agli imbecilli del web che osannano la Brexit?

Ripensando al cinema con la sua forza d’impatto sull’immaginario collettivo, mi sovviene un bellissimo film di alcuni anni orsono.

Il paziente inglese, tratto dal romanzo di uno scrittore canadese.

Sia nel film che nel romanzo viene più volte citato Erodoto, il padre della storiografia umana. Le affinità tra lo storico greco e l’autore del romanzo, Michael Ondaatje sono evidenti: entrambi ritengono che il futuro sia da ricercare in un nuovo modello di identità nazionale in grado di trascendere i confini artificiali e l’attaccamento alla patria o alla terra.

Sono le stesse intuizioni che ebbero Spinelli e Rossi mentre si trovavano – dopo aver scontato dieci anni di galera – nel confino di Ventotene.

Già prima dello scoppio della seconda guerra mondiale avevano compreso che i nazionalismi non avrebbero portato alcun beneficio alle popolazioni ma solo inutili scontri, scontri che avrebbero messo in ginocchio i popoli trascinati in un ristretto cerchio di egoismi.

Così come il paziente inglese, durante la sua agonia, oggi i cittadini britannici ricorderanno il loro glorioso passato, mentre cercheranno di nascondere gli incredibili errori che condizioneranno il loro futuro.

La speranza è che – grazie all’esempio britannico – gli italiani non facciano la stessa sciocchezza e non si lascino infinocchiare da economisti improvvisati ed algoritmi creati per la distruzione dell’Europa.

*avvocato penalista