QUANDO IL PIZZAIOLO DIVENTA STAR

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   Caserta è diventata una vera meta gastronomica proprio grazie alla nuova generazione di maestri pizzaioli, anche se definirli solo pizzaioli potrebbe sembrare addirittura riduttivo, perché oggi sono attentissimi alle materie prime, sperimentano nuove tecniche, nuovi impasti, strizzano l’occhio alla cucina, una sorta di pizzaioli gourmet, insomma dei veri e propri chef. Osannati, invitati, studiati, copiati, strapremiati, addirittura nominati Cavaliere del lavoro. Eh sì, proprio Franco Pepe, l’apripista di questo nuovo modo di intendere la pizza, è stato nominato da poco Cavaliere del lavoro, prestigiosa carica conferita dal Presidente Sergio Mattarella. Franco Pepe, un visionario, uno che ha fatto diventare la pizza del sabato sera un’esperienza sensoriale, un percorso dove i cinque sensi vengono sollecitati dalle gustose alchimie di questo artigiano del gusto. Ma Pepe non è solo, è in ottima compagnia, non c’è pizzeria a Caserta che non proponga nuove ricette. Ormai per leggere gli ingredienti bisogna essere seriamente preparati, bisogna essere un misto tra Giorgione e Rugiati, perché la pancetta non è più la semplice pancetta, ma diventa la pancetta di maialino nero casertano, il pomodoro viene declinato nelle sue numerose varietà, si va dal pomodorino piennolo al San Marzano DOP dell’agronocerino sarnese e così via, fino alle provocazioni dell’ananas. Scegliere una pizza diventa sempre più un’impresa, l’indecisione la fa da padrona, ma forse anche questo è il bello. La Margherita, la Capricciosa, la Cosacca, la Marinara e il Calzone, tengono ancora banco, ma il fiordilatte è di Agerola, la mozzarella è di bufala e l’olio è esclusivamente evo. Tutto molto bello, ma ogni volta mi chiedo se ad Agerola ci siano più mucche che abitanti, vista la copiosa domanda del famoso prodotto caseario. La pizza a Caserta è VIP, devi prenotare, se non le hai assaggiate tutte sei out, i pizzaioli lavorano a vista … anzi, poterli vedere lavorare diventa un privilegio. È finita l’era delle magliettine bianche e sdrucite, quelle che ancora indossano i pizzaioli egiziani che lavorano nelle pizzerie della Milano da bere, a Caserta, oggi, il vero pizzaiolo ha la divisa da chef con tanto di nome sul petto. Un vero e proprio format e che funziona alla grande. Però tutta questa visibilità ha anche dei lati negativi, la gelosia è dietro l’angolo, il successo può dare fastidio e così si verificano atti spiacevolissimi, che rovinano un prodotto che è tutto Caserta style. E così dei cretini si “divertono” a vandalizzare i bagni della pizzeria I Masanielli di Francesco Martucci, oppure a lasciare delle scritte intimidatorie sul muro del locale di Casa Vitiello nei confronti del simpatico Ciccio. Ma non è che forse stiamo un po’ esagerando, la pizza è sì una cosa seria … ma non dobbiamo neanche prenderci troppo sul serio. La pizza ha sfamato per secoli il popolo napoletano e non solo, è un cibo sociale e solidale … si pagava a otto giorni, e lo sforzo prodotto da questa nuova generazione di pizzaioli è ammirevole, perché sono riusciti a ridare dignità a un prodotto eccezionale e contestualmente a rivalutare un’arte che stava per diventare vittima della globalizzazione e della massificazione. Perché non è vero che la pizza è pizza dappertutto, e se c’è qualcuno che è più bravo … embè, bisogna studiare, carpirne i segreti, continuare ad ammaccare pizze e cercare di diventare più bravo di lui.