L’ATTIMO FUGGENTE

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ALESSANDRO BARBIERI L’ATTIMO FUGGENTE

Pochi giorni orsono abbiamo compreso in come si è trasformata la nostra, triste, nazione.
Un evento tragico di cronaca ha dimostrato, ancora una volta, come siamo caduti in basso.
A fronte dell’omicidio di un carabiniere in servizio in pochi minuti si è scatenata la solita bagarre internettiana.
Il Ministro dell’Interno che – in  poche ore – passa dall’accusa agli extracomunitari ed all’invocazione a pene corporali ad un silenzio imbarazzato, solo per aver scoperto che gli assassini sono ricchi turisti americani; parlamentari (in particolare quelli di un partito di destra) che accusano un partito (il Pd) ed il suo vecchio segretario (Renzi) di essere il concorrente morale di quell’omicidio solo perché si dava per scontato che fossero stati dei magrebini.
Sullo sfondo nel mare mediterraneo centinaia di poveri cristi annegavano, nonostante le fandonie di Salvini, mentre un altro centinaio venivano sequestrati su una nave militare italiana che, dopo averli salvati, non otteneva di attraccare.
In lontananza la strana missione russa, le intercettazioni di quei colloqui riservati apparsi – come per miracolo – appena Salvini era atterrato di ritorno dagli Stati Uniti.

Per non parlare del si di Conte al TAV, prodromo di una discesa in campo del Presidente del Consiglio che così si smarca definitivamente dal Movimento Cinque Stelle.
I nazionalisti che votano contro il nuovo Presidente della Commissione Europea, mentre Di Maio fa l’opposto.
Le crisi aziendali nascoste, il pateracchio dell’Alitalia salvata dalla società alla quale si vuole revocare la concessione delle autostrade, la chiusura dell’Italsider.
L’elenco è infinito.
Siamo, però, nelle mani di chi riesce solo a twittare e chattare.
L’episodio romano è emblematico dell’incapacità di questa classe dirigente.
La domanda forse da porsi è se la capitale d’Italia è in una situazione di normalità e se colui che è responsabile della sicurezza in Italia svolga bene il suo lavoro.
Secondo i recenti dati ISTAT sembra proprio di no.
I reati – nonostante i vari tweet – sono in aumento e non li commettono principalmente i nemici giurati di Salvini, ma coloro che lo hanno eletto.
Se per un attimo – e solo per un attimo – l’elettore italiano ci pensasse bene non potrebbe non convenire sul tale punto.
In tal caso dovrebbe pretendere che, oltre alla caccia allo straniero (nero o africano), in Italia la classe dirigente dovrebbe occuparsi dei reali problemi e non di urlare sciocchezze a gettito continuo su internet.
La realtà virtuale, del resto, non offre né sicurezza né futuro.
Ma quell’attimo, prima o poi, balenerà nella menti degli Italiani.
Le conseguenze, poi, le scopriremo.

Alessandro Barbieri