POLITICA: IL DOTTOR MARCIANO SCHETTINO SCRIVE AL DIRETTORE

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Lettera al direttore del dottor Marciano Schettino, già assessore all’Urbanistica del Comune di Santa Maria Capua Vetere.

MARCIANO SCHETTINO diabetologo 295x300 POLITICA: IL DOTTOR MARCIANO SCHETTINO SCRIVE AL DIRETTORE“Gentile Francesca Nardi,

seguendola quotidianamente e sinceramente apprezzando il suo prezioso lavoro di informazione e di attenzione critica per tanti settori strategici della nostra provincia, mi è capitato di leggere il suo articolo “Il PD con licenza di discriminazione”.

Ritengo Il suo intervento un importante contributo per tenere viva una discussione pubblica e trasparente sullo stato del livello qualitativo della politica nel nostro territorio e penso che abbia il pregio di essere in giusta misura provocatorio, come nel suo stile, così da sollecitare il bisogno di intervenire anche a chi, come me, da tempo, pur seguendo le vicende politiche, si è astenuto dalla partecipazione attiva e dal dibattito.

Le dico subito, però, che non condivido l’analisi, pur avvertendo un afflato comune, soprattutto quando fa riferimento a quella -“democrazia” citata troppo spesso e che stiamo svuotando di ogni significato-.

Ho sempre pensato che i veri “nemici” di chi si impegna in politica, nel lavoro, nel sociale, nell’informazione siano i delinquenti ed i camorristi, mentre in politica si confrontano “avversari” e che questo confronto, anche aspro, sia il sale della democrazia. Per dirla con Voltaire “combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente”.

Un’altra sensibilità in comune con lei la ritrovo nel giudizio sulla guerra tra bande all’interno del PD, che a tratti, emerge evidente con tutta la sua forza distruttiva per la salute di una comunità politica, a tratti si sopisce come un conflitto a bassa intensità o come una labile tregua giustificata da fragili e temporanei equilibri di interesse delle parti, ma mai spegne.

Mai si spegne, per lasciare il campo agibile ad una politica proiettata alla tutela degli interessi dei cittadini ed alla soluzione dei tanti problemi che gravano il nostro territorio.

Partendo da queste considerazioni, gli interventi di Camilla Sgambato, di Adolfo Villani e di Costantino Leucio, hanno il merito di sollecitare un confronto di idee, non sui casi specifici di candidati più o meno abilitati a sedere nel gruppo consiliare provinciale del PD, questione su cui brevemente mi riservo di dire la mia, ma sull’esigenza di perseverare in un percorso di rinnovamento di metodi e di assetto della dirigenza provinciale, come chiesto da tanti militanti e simpatizzanti della provincia di Caserta.

La discussione che si è aperta, non nasce per caso.

Animate ed appassionate discussioni in molte sezioni locali del partito avevano maturato la proposta, espressa in sede provinciale, di selezionare i candidati per la composizione di una sola lista del PD. Questa proposta rispondeva all’esigenza di rappresentarsi in maniera chiara ed unitaria, all’esigenza di non chiudere immotivatamente il simbolo del PD nel cassetto, ed era calzante alla modalità stessa delle elezioni provinciali per la quale, essendo la platea degli elettori limitata ai soli rappresentanti istituzionali degli enti locali, l’espressione del consenso non è influenzata dal numero di liste e dal numero dei candidati. In realtà questa proposta, emersa dalla base, era tesa ad evitare la scelta di due o più liste come metodo di confronto-scontro muscolare all’interno del partito tra varie fazioni che, perpetuando un inveterato vizio, sfruttano queste occasioni elettorali per contarsi, in una interpretazione patologia della lotta politica tutta ripiegata all’interno delle logiche di posizionamento nel partito e per niente rivolta ai temi territoriali.

Purtroppo, a mio parere, ancora una volta ha prevalso il vecchio metodo di approccio all’appuntamento elettorale, da qui anche le distorsioni delle candidature improprie che hanno catalizzato l’attenzione della discussione, anche in occasione del suo articolo Dtt.ssa Nardi, facendo perdere di vista il tema vero all’ordine del giorno: il rinnovamento del partito e l’emancipazione definitiva dai metodi che hanno tanto penalizzato la politica della nostra provincia in termini di risultati, qualità della rappresentanza e ricadute positive per il territorio.

Non sfuggo la piccola questione scatenante, che però spero di liquidare con alcune semplici domande-considerazioni di “buon senso”:

“E’ cosa logica che un partito politico ospiti nella sua lista alle elezioni provinciali un candidato che nell’ente locale dove svolge il ruolo che lo rende eleggibile, milita all’opposizione dello stesso partito ed a sostegno di un’amministrazione populista-qualunquista sostenuta organicamente anche da un partito come la LEGA, che non nemico, ma certamente avversario politico del PD è a tutti i livelli istituzionali e che promuove idee, valori, e condotte antitetiche alle idee e valori che dovrebbero ispirare il PD?”

“Quali motivazioni possono spingere autorevoli dirigenti provinciali a scelte così illogiche?”

“E’ un sintomo di inadeguatezza al compito di dirigenza argomentare, a giustificazione delle scelte compiute, che i criteri di inclusione dei candidati nelle liste stabiliti in segreteria provinciale non escludevano tale possibilità?”. Come se ciò rendesse tale scelta lecita ed opportuna.

Ma ritornando al tema più importante, e superando questa piccola questione, ben vengano Dott.ssa Nardi interventi tesi a sollevare un dibattito vero, pubblico e trasparente sull’esigenza di mettere al centro dell’azione politica i problemi dei cittadini e del territorio, alla ricerca di soluzioni efficaci e condivise.

Solo elevando il livello di discussione politica, staccandosi dalle piccole beghe interne, si può rimotivare all’impegno politico tanti delusi e riacquisire consensi da cittadini che non trovano oggi una rappresentanza adeguata alle loro istanze.

Per questo mi auguro che il dibattito non si esaurisca, nel tentativo di produrre aggregazione, luoghi ed occasioni di confronto, per non perdere l’occasione di rinnovamento e rilancio del partito e della politica nella nostra provincia che offre, anche, il mutato contesto di riferimento nazionale del partito e del governo.

In conclusione, dott.ssa Nardi, avrà capito che il mio modesto contributo è “di parte” e lo è perché sono iscritto ad un partito, anzi reiscritto da poco tempo, perché, mosso dalla preoccupante deriva politica nazionale a cui si assiste in questo momento storico, ho sentito il bisogno di tornare a partecipare, perché ho avvertito forte l’esigenza di libertà e per dirla con Gaber “Libertà è partecipazione”.