LA NOTTE DI SAN LORENZO

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     –     di Luigi Cobianchi    –        pavarotti LA NOTTE DI SAN LORENZO….e fu così che – dopo aver provato, per primo, l’ebrezza del turismo spaziale, battendo sul tempo e nella tecnologia Statunitensi e Russi – il Popolo italico (o, almeno una sua cospicua parte, quella che, con profonda scioltezza, ha seguito, ebbra, nell’ordine, le sirene del “milione di posti di lavoro”; l’elemosina in busta paga, a mo’ di paghetta adolescenziale; ed, infine, il ‘reddito di nullafacenza’) ieri, repentinamente, ha fatto un ruzzolone, cadendo dalle stelle, per ritrovarsi, ancora una volta, mestamente, con i piedi per terra, meglio, sottoterra (ma molti, soprattutto coloro che non masticano di finanza e di bilanci dello Stato, ancora non se ne sono resi conto).

Disparate le reazioni:

– i più oltranzisti, gli irriducibili continuano pervicacemente ad estendere all’ambito politico la teoria, maturata nelle alcove (vero è che, negli ultimi tempi, non sempre si è riusciti a distinguere i due ambienti) del “negare, negare, negare”, anche di fronte alla flagranza della contraddizione più intollerabile e meschina (No TAV/sì TAV; NO TAP/Sì (meglio, да) TAP); NO Vax (= vaf…)/Sì Vax (Deo Gratias); ‘Italexit’/UEaddicted (più di un tossicomane al suo stupefacente prediletto); No Euro (= neuro)/Pro(di) Euro; Tarantoverde (non so cosa mi ricorda, di più vicino a noi)/(M)ILVAforever; “Morte” ai Benetton/lunga vita ai Benetton; Italia ‘Renzusconifree’/Alleanza con Italia…Viva (così, almeno la chiamano…) e, tanto non c’è stato un abbraccio – che sarebbe potuto sfociare nell’amplesso – con l’ex-‘cav.’, solo perché questi ha scelto di mantenere il contegno di una prima donna pudica e riottosa, piuttosto che quello di una delle tante sue geishe, oggidì trasformatesi in pasionarie del ‘pentitismo sensuale’, in altrettante “vergini cucce”, in aule che, talora, rammentano molto più il café-chantant, che altro.

Mi fermo qui, per …carità cristiana;

– i realisti, preso atto del fallimento (completo) di un intero progetto – assai oscuro, vulgata in disparte, che vide la luce, nella mente del suo vero ‘spin doctor’, Casaleggio padre (precisazione pleonastica, vista l’evanescenza della progenie), ai tempi di Di Pietro, e che fece le ‘prove generali’ (anche queste fallite) nell’Italia dei (dis)Valori – si sono chiusi nel lutto e nel riserbo più stretti, trovando improponibile, anche per scherzo, tentare di addolcirsi la bocca, con il ‘cuore di panna’ di un altro disoccupato ‘eccellente’, imprestato alla ‘politica’;

– in altri contesti, invece, pare ci si sia dati ai brindisi serali – scanditi dal tipico “botto” (anti-bon ton) delle bottiglie di champagne stappate – ed illuminati dai colori e dai bagliori di fuochi d’artificio.

A me, non so perché, dopo aver ascoltato, a scopo espiatorio-catartico, tutti e cinquantacinque i minuti dell’ultimo discorso del ‘dux’ (in senso dantesco, sinonimo del titolo di ‘Capò Politico’, che s’è dato da sé) delle ‘stelle della notte di San Lorenzo’, mi è venuta alla mente – absit iniuria verbis – una bellissima pièce de “L’oro di Napoli” – monumento cinematografico di De Sica – e, segnatamente un cameo del grande Eduardo, in cui, nella veste di problem solver – sì, insomma, di “facilitatore” – propone a suoi de filippo LA NOTTE DI SAN LORENZOpatrocinati un’antichissima terapia, tutta partenopea, da praticarsi, due volte/die, per curare il meteorismo di un altro duca, Alfonso Maria di Sant’Agata dei Fornari.

Lo so, lo so, gli accostamenti che fa la nostra mente sono, a volte, i più strambi e privi di qualsivoglia legame, ma…tant’è.

Bandendo celie e facezie, il vero problema è: archiviata la fase stellare, l’Italica Progenie assumerà in massa l’afrore del garum, ricavato da alici o sarde (meglio se piccole) pressate (sotto sale) in appositi vasi (…di Pandora?); o, finalmente, di ritorno dall’iperuranio astrale, magari dopo un istruttivo “Incontro ravvicinato del terzo tipo”, avrà imparato a superare il proprio masochismo atavico, comprendendo che i ‘masanielli’, tutti, pensano sempre e solo ai ‘casi’ loro, portando il Popolo nel baratro, e che il peggiore dei Partiti istituzionali è il male minore, rispetto a questa roba?

Mi chiedo, e soprattutto chiedo a chi ha avuto la pazienza di leggermi fin qui: quando questo Paese avrà la maturità politica di darsi non due (non appartiene alla nostra cultura) bensì tre schieramenti ‘normali’ (Repubblicani/Conservatori; Cattolici-Liberali; Laburisti/Democratici) tra cui, di elezione in elezione, scegliere, per esercitare concretamente la sovranità, premiando chi ha fatto bene e facendo restare fermo, per almeno un turno, chi ha fatto male, come avviene in tutte le democrazie mature e serie del mondo?

Perché solo in Italia dobbiamo essere così perversamente ‘fantasiosi’, creando, una volta, “lotta continua”; un’altra quell’obbrobrio mostruoso che furono le “br”; un’altra i nostalgici neo-razzisti, cui si sono accompagnate per lunga pezza le stelle cadenti, meglio, cadute?

sordi LA NOTTE DI SAN LORENZO    Un’ultima considerazione, perché, come ebbe a dire il grande Sordi, ad un pur esile, inoffensivo, colloso spaghetto: “maccherone, m’hai provocato e … io me te magno!”.

I già citati cinquantacinque – no, non “giorni a Pechino” – minuti, di delirante autoesaltazione, ai limiti dell’impudicizia, se non della perversione, si concludono con un gesto ‘ad effetto’ che chissà quanto avranno studiato i ‘comunicatori del nulla’, quelle ‘vannemarchi’ che pur dovrebbero essere, un giorno, chiamate a responsabilità per la loro subdola opera di internet-imbonimento, che rasenta la circonvenzione. D’altra parte, il loro numero uno pur dovrà giustificare, in qualche modo, i 180 mila euro annui di stipendio che tutti noi gli paghiamo, per volontà del ‘capò’.

E, però, per favore, il plagio no (vero è che, ai dì nostri, esso diviene motivo di orgoglio e di successo, vedi quello di certi copisti, ‘cresciuti’ sulla diffamazione della propria terra e sul furto dell’opera dell’ingegno di tanti veri scrittori e giornalisti)!

Almeno, un po’ di fantasia… È chiedere troppo?

Ed, invece, hanno deciso di copiare – pari, pari – la pièce del ‘matador delle mani pulite’.

Ma Di Pietro, all’epoca, avendo quantomeno un titolo di studio ed una professione, potette togliersi di dosso, platealmente, quello che ne era il simbolo, la toga, allorquando ritenne conclusa la sua esperienza in Magistratura. L’ ‘uomo che parlava alle/dalle stelle’, invece, non avendo altro di cui spogliarsi, si è… slacciato la cravatta, evidentemente ritenendola ancora nel 2020, stanti le origini, uno ‘status symbol’ e non un banale, ordinario complemento del vestiario di un uomo.

Sorge in me, a questo punto, una preoccupazione agghiacciante: chi verrà dopo, continuando di questo passo, alla fine della propria parabola, cosa si toglierà di dosso per il ‘gran finale’? L’intimo?

Dalla “Cerimonia del Ventaglio” al…. lancio della giarrettiera…

Sic transit gloria rei publicae! E non mi si ‘maledica’ perché ‘penso male’!!

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