JOAQUIN PHOENIX, LA STORIA DEL PREMIO OSCAR  

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Joaquin Phoenix JOAQUIN PHOENIX, LA STORIA DEL PREMIO OSCAR  Una storia molto più profonda e turbolenta di quello che si possa immaginare: la vita privata del premio Oscar Joaquin Phoenix è intrisa di sfumature, e prevalgono soprattutto quelle più oscure. È stato suo fratello River a farsi conoscere per primo come talento della recitazione: si è fatto strada per le sue interpretazioni in “Stand by me”, tratto dal racconto “Il corpo”, contenuto nella raccolta di novelle “Stagioni diverse” di Stephen King; e in “Belli e dannati (My Own Private Idaho)” diretto da Gus Van Sant in cui River e Keanu Reeves sono i protagonisti. Il suo futuro nel cinema sembrava, dunque, essere già scritto. Tutto si fermò nella notte di Halloween del 1993. Ad appena ventitré anni, River fu trovato morto per overdose fuori dalla Viper Room di Hollywood. Inevitabilmente questo trauma ha condizionato la vita (e la carriera) di Joaquin, che decise di allontanarsi dalla recitazione per un periodo. La stampa ipotizzava un crollo psicologico, affibbiandogli l’epiteto di “fratello in lutto”: Joaquin iniziò a bere, nel 2005 si recò in un centro di riabilitazione e successivamente iniziò a frequentare gli Alcolisti Anonimi.

joaquin phoenix scaled JOAQUIN PHOENIX, LA STORIA DEL PREMIO OSCAR  Nel corso della sua vita, Joaquin, pur essendo diventato uno degli attori più acclamati dalla critica e dal pubblico, ha avuto difficoltà nel riconosce la grandezza del suo lavoro, ha sofferto spesso di ansia durante le riprese dei film (in alcune interviste, ha affermato: “È un’ansia pura, e mi piace!”), e ha trascorso lunghi periodi di solitudine. Sembrerebbe, dunque, che il dolore raccontato in “Joker” fosse capace di comprenderlo e di indossarlo perfettamente. Il film, sin dall’inizio, ha monopolizzato l’attenzione di tutti, e ha suscitato pareri contrastanti. Nessuno è potuto restare indifferente di fronte all’interpretazione di Phoenix: la sua sofferenza è tangibile e colpisce duramente lo spettatore, che resta quasi disturbato da %name JOAQUIN PHOENIX, LA STORIA DEL PREMIO OSCAR  quel nichilismo e quel narcisismo così radicati. È un tipo di cinema di difficile comprensione, paragonabile a quello di Lars Von Trier o di Darren Aronofksy. Per certi versi, seppure si presenti come un prodotto perfettamente riuscito, è stancante assistere ad un’esagerazione priva di alcuna possibilità di controllo. C’è chi lo ha considerato persino una provocazione, chi ne ha criticato l’irresponsabilità: ma l’opinione condivisa da tutti -ed è innegabile- è che la vittoria di Joaquin Phoenix sia sicuramente meritata. È riuscito a delineare i tratti di una malattia mentale in maniera magistrale, la pellicola è “stupefacente” sotto ogni punto di vista, colonna sonora, fotografia, design, costumi.

%name JOAQUIN PHOENIX, LA STORIA DEL PREMIO OSCAR  Durante la premiazione, Joaquin Phoenix ha colto l’occasione per ricordare suo fratello e per esprimere il suo immenso senso di riconoscenza per essere riuscito a trovare la propria strada proprio attraverso il cinema: “Mi sento così pieno di gratitudine adesso. Non mi sento migliore di nessuno degli altri colleghi candidati o di nessuno in questa sala, perché condividiamo lo stesso amore – ossia l’amore per il cinema. E proprio questa forma di espressione mi ha dato una vita straordinaria. Non so cosa sarei senza”. L’attore si è anche soffermato sull’importanza di battersi sempre per l’uguaglianza: “Penso che il dono più grande che il cinema ha regalato a me, come a molte persone come me, è l’opportunità di usare la nostra voce per chi non ha voce. Ho pensato molto ad alcune delle questioni dolorose che stiamo affrontando come collettività. Penso che a volte pensiamo o ci viene fatto credere che sosteniamo cause diverse. Ma io invece vedo molte cose in comune. Penso che, sia che si parli di disuguaglianza di genere o di razzismo o di diritti Lgbtq o dei diritti degli indios o dei diritti degli animali, stiamo sempre parlando di una lotta contro l’ingiustizia”.

Questi sono, senza ombra di dubbio, lezioni di vita (e di cinema) indimenticabili.

Mariantonietta Losanno