“LA 25ª ORA”: SE IL TEMPO SI POTESSE ALLUNGARE, CI SAREBBE UN’ORA DEL PENTIMENTO?

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   –        di Mariantonietta Losanno        –     

%name “LA 25ª ORA”: SE IL TEMPO SI POTESSE ALLUNGARE, CI SAREBBE UN’ORA DEL PENTIMENTO?Montgomery Brogan è in attesa di scontare sette anni di reclusione per traffico di droga. Decide allora di trascorrere le sue ultime ventiquattro ore di libertà, nell’intervallo concesso tra la sentenza e l’incarcerazione, con le persone a lui più care. Gli restano solo queste ore per riconciliarsi con suo padre, divertirsi con i suoi amici per poi congedarli, godersi l’affetto della propria fidanzata e del suo cane. C’è poi la venticinquesima ora: un’ora senza senso, che non esiste, ma che se ci fosse sarebbe -forse- dedicata al pentimento e alla redenzione.

8 g “LA 25ª ORA”: SE IL TEMPO SI POTESSE ALLUNGARE, CI SAREBBE UN’ORA DEL PENTIMENTO?Spike Lee, dando voce al suo personaggio, disegna un’amara fotografia di New York dopo l’11 settembre. Monty vive il suo ultimo giorno come la fine di tutto: non esiste più certezza o legame. Le sue ultime ventiquattro ore sono, quindi, una sorta di limbo, una morte spirituale. Le ossessioni degli errori commessi sono pressanti, e facendo un bilancio Monty non riesce a spiegarsi il motivo di un destino così infelice. Attraverso il personaggio, Spike Lee fa parlare New York, una città sanguinante e piena di dolore: si avverte la sconfitta, l’impossibilità di rimediare per modificare il corso degli eventi. È stata una scelta coraggiosa -da parte del regista- quella di scegliere una storia semplice e lineare (con un cast d’eccezione, in cui spiccano Edward Norton e Philip Seymour Hoffman) per realizzare una sorta di commemorazione nei confronti di New York e di tutto quello che la caratterizza.

ora “LA 25ª ORA”: SE IL TEMPO SI POTESSE ALLUNGARE, CI SAREBBE UN’ORA DEL PENTIMENTO?Le ore di Morty sono definite, il suo tempo è limitato, eppure sente il bisogno di crearsi -in modo totalmente arbitrario- uno spazio “extra”, una venticinquesima ora in cui è concesso anche illudersi e sperare in una fine diversa. Che cosa accadrebbe se ci venisse concessa realmente un’altra possibilità, se al posto di punire per il tempo impiegato male venisse permesso di avere un “bonus”? In quel caso, si agirebbe con maggiore consapevolezza e lungimiranza? Probabilmente anche quel tempo verrebbe sprecato, magari a lamentarsi, a cercare giustificazioni, a crearsi impedimenti o alibi per non agire: viene da domandarsi, allora, se esista realmente un tempo per ravvedersi. Monty, nella sua venticinquesima ora, immagina il futuro riuscendo ad andare oltre le sue scelte sbagliate: vede un lavoro, una famiglia, una nuova identità, una seconda possibilità di fare andare le cose secondo un’altra direzione. La sua illusione è al tempo stesso drammatica e romantica; il suo dolore annichilisce ed è rappresentato senza filtri, in maniera sincera. Perché è giusto, in un momento del genere, essere onesti con se stessi, che senso avrebbe continuare a mentire? Almeno in un tempo inventato si può essere realmente se stessi: Monty in un primo momento incolpa gli altri, addita a loro la responsabilità, ma arriva anche il momento della dolorosa autocritica. La “25ª ora”, tratto dall’omonimo romanzo di David Benioff (che ha scritto la sceneggiatura), è un film sull’attesa, in cui si ha la costante percezione che ogni minuto sia l’ultimo e che tutto sia sul punto di finire. È l’illusione che esista una venticinquesima ora a dover infondere fiducia: prima di pagare le conseguenze di una mancata presa di posizione, concediamoci la maxresdefault 30 “LA 25ª ORA”: SE IL TEMPO SI POTESSE ALLUNGARE, CI SAREBBE UN’ORA DEL PENTIMENTO?possibilità di redimerci. È compito dello spettatore dunque, attraverso il dramma di Monty, far pace con i propri demoni e con i propri sensi di colpa. La “25ª ora” è la metafora di un’occasione migliore, una fuga immaginaria in cui è concesso desiderare qualsiasi cosa. Purtroppo però, la realtà chiama e chi ha ancora una ventiquattresima ora ha il dovere di impiegarla per rivolgere a se stesso un messaggio: “Fa’ la cosa giusta” (e per chi conosce la filmografia di Spike Lee sarà facile cogliere il rimando).

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