COVID-19 (V parte): TUTTO QUELLO CHE GLI ALTRI NON POSSONO O NON VOGLIONO DIRVI (e che non vi diranno mai)

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V PUNTATA: PERCHÉ CI HANNO RECLUSI

–         di Luigi Cobianchi         –                

LUIGI COBIANCHI COVID 19 (V parte): TUTTO QUELLO CHE GLI ALTRI NON POSSONO O NON VOGLIONO DIRVI (e che non vi diranno mai)Nell’ultimo appuntamento (il IV) ci siamo lasciati con un interrogativo non da poco: se non era affatto necessarioe, anzi, probabilmente è stato assolutamente inopportunoperché ci hanno reclusi tutti?

Devo premettere che l’odierna riflessione è stata in assoluto la più difficile da ‘partorire’, atteso che mi sono visto costretto, per amore di giustizia e verità, a narrare cose che io per primo vorrei poter tacere, perché apprenderle – oltretutto da fonti insindacabili e scevre da qualsivoglia condizionamento/interesse – ha fatto immensamente male innanzitutto a me.

Quanto dirò in questa e nelle prossime ‘puntate’ potrebbe dar luogo a un vespaio di polemiche. So bene che distruggere i (falsi) miti, nell’immediato, può ingenerare rabbia, disorientamento, ma qualcuno deve pur farlo e, a scanso di equivoci, è bene precisare che il ruolo del ‘bastian contrario ad oltranza’, dell’ ‘uno contro tutti’, del ‘grillo parlante’, del ‘savonarola’, del ‘cassandro’ non solo non mi aggrada, ma è contrario alla mia natura.

Eppure, ancora una volta, restare in silenzio non sarebbe lecito, soprattutto quando in gioco ci sono state – e ci sono – vite umane, intere esistenze. Ai tempi del Liceo, durante una visita alla Chiesa del Gesù Nuovo, a Napoli, per pregare sulla tomba di San Giuseppe Moscati (all’epoca non ancora canonizzato), la cui devozione mi è stata trasmessa da mia madre, mi venne tra le mani un’esortazione, tratta da un Suo scritto del 17 Ottobre 1922: «Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio». Mi rimase scolpita nel cuore a caratteri di fuoco; mi veniva alla mente in continuazione, tanto che la citai, l’anno successivo, financo nel mio compito di Italiano, all’Esame di Stato, per il conseguimento della maturità.

Tornando al nostro ragionamento, forse prima ancora della domanda che ci siamo posti in apertura, dovremmo chiederci qualcosa di prodromico e di ben più rilevante: siamo stati messi in ‘clausura’ forzosa realmente per il nostro bene, o per ben più meschini scopi, come per esempio il maldestro tentativo di coprire, in extremis, mancanze – e, quindi, responsabilità – limitando – sempre a fini di autotutela, non certo filantropici – i danni da queste cagionati?

Ancora: tempi e modi di attuazione degli arresti domiciliari forzosi, di cui siamo ‘vittime’ tutti, sono stati dettati dalla Scienza, o hanno risentito del pressing di potentati [ben noti] e interessi, con l’effetto di vanificare (o, quantomeno, di ridurre drasticamente la portata di) tanti NOSTRI sacrifici?

E non mi si venga a dire che non è il momento delle polemiche: a coloro che sostengono questa tesi superficiale, semplicistica, sbrigativa, IRRESPONSABILE faccio rilevare che, una cosa è la polemica, altra la critica costruttiva e gli avvisi di imminente pericolo, i quali hanno come scopo, da una parte, quello di ‘mettere in mora’ chi avesse avviato perversi giochi al massacro, con l’eventuale aggravante della malafede; dall’altra, di aprire gli occhi a chi per indole, ingenuità, mancanza di conoscenze specifiche, o, peggio, per l’arroganza della pseudocultura [male ancor più pernicioso] sia più esposto a essere irretito o, addirittura, plagiato.

Una cosa è certa: mai come in questo momento e su una tematica simile non si può dar luogo a squallidi giochetti di schieramenti opportunistici, tra filo- e antigovernativi. Chiunque abbia una coscienza deve agire avendo come unica bussola la Scienza, quella vera, quella che poggia sull’autorevolezza dei dati, su curricula robusti, di reale rilievo internazionale, costruiti, con l’impegno e il sacrificio, in tempi ‘non sospetti’, non quella ‘presunta’ e presuntuosa di certi strilloni da schermo televisivo (o da pc, cellulare, tablet), più o meno ignoti (alla Comunità scientifica) fino a un mese e mezzo fa, il cui impegno ‘espositivo’ parossistico fa pensare vieppiù a una precipua volontà di ‘non perdere l’occasione’ per tutelare interessi ‘altri’ e, comunque, totalmente distonici rispetto a quello generale. L’obiettivo comune deve essere quello di assicurare, quanto prima, la ripresa di una vita più o meno normale – anche perché più tempo passa e più gli effetti sociologici, al di là di quelli economici, degli ‘arresti domiciliari’ forzati potrebbero essere drammatici e, talora, irreversibili – avviando procedure e suggerendo buone pratiche che davvero possano proteggere tutti da un problema con il quale, purtroppo, dovremo imparare a convivere, almeno per un po’.

Anche perché, allo stato attuale, quattro sole sono le vere armi che abbiamo contro il SARS-CoV-2 (tutte riconducibili a una): il buon Dio; le nostre difese immunitarie (che sono pur sempre dono Suo!), la ricerca (e chi, se non il Sommo Fattore, ispira e guida i nostri valentissimi operatori del settore?! Non dimentichiamo, al riguardo, che la Storia della Scienza ha costantemente documentato come eclatanti scoperte – dalla radioattività alla penicillina – siano state fatte, in apparenza, per puro caso, quel ‘caso’ che per me ha, invece, un ‘nome’ e un ‘cognome’ ben preciso: ‘Divina Provvidenza’) e l’aumento delle temperature (rientrante nei cicli naturali da Lui predisposti) che, in pochi giorni, ha avuto un effetto ben più rilevante della clausura, almeno in termini ‘differenziali’, atteso che i virus, tutti i virus sono termolabili, con buona pace degli ‘svarioni’ da TV e delle loro certezze talora meta-, talaltra addirittura antiscientifiche.

Venendo alle due ultime domande che ci siamo posti, ciò che ha trasformato un problema in emergenza’ – come oramai è sotto gli occhi di tutti – è una serie di scelte politiche risalenti, ma anche molto recenti, cui si aggiungono comportamenti sconsiderati, omissivi e, tanto per cambiare, biechi interessi economici.

Ho posto la parola ‘emergenza’ tra virgolette in quanto il Dizionario Enciclopedico Treccani, così definisce questo termine (voce n°2): «Circostanza imprevista, accidente», mentre, a sua volta, l’accidente viene definito (ibidem) come: «…ciò che accade fortuitamente, avvenimento imprevisto» e io ci aggiungerei imprevedibile. Nel nostro Paese, invece, da lunga pezza, si ha l’abitudine di liquidare come ‘incidente’, ovvero «avvenimento inatteso che interrompe il corso regolare di un’azione» eventi che, per contro, con un minimo di buon senso, di perizia, di etica, di deontologia e scrupolo professionale si sarebbero potuti prevenire e/o comunque evitare.

E, al riguardo, appare opportuno ribadire subito un concetto, cioè, che, al di là della specifica virulenza del SARS-CoV-2, il numero di decessi – che rappresentano, mai come in questi casi una sconfitta dequalificante per il sistema sanitario di un Paese evoluto – è stato fortemente condizionato dall’intempestività della terapia instaurata e da scelte inconferenti, se non errate nell’approccio terapeutico che, in alcuni casi, è mancato del tutto, specialmente nei riguardi delle persone più anziane, per precipue, agghiaccianti direttive, che rimandano all’eugenetica nazista, alle oscene teorie del Darwinismo sociale, agli ‘esperimenti’ di Gebhardt, MENGELE o della Oberheuser e che imporrebbero l’immediata radiazione dei medici che non si sono ribellati a tanto, profanando il Giuramento di Ippocrate. Al riguardo, visto che lo si è fatto troppo poco [ma è dall’anschluss da noi subito nel 1861 che si va avanti così] mi si consenta, per contro, di rivendicare, con grande orgoglio, la qualità della ricerca che si fa a Napoli e, segnatamente, il coraggio e l’intraprendenza, anche in termini medico-legali, dimostrati, nel caso di specie, all’Ospedale D. Cotugno, dai Dirigenti medici Rodolfo PUNZI, Roberto PARRELLA, Fiorentino FRAGRANZA, Vincenzo SANGIOVANNI, Nicola MATURO e Luigi ATRIPALDI – unitamente ai medici, ai biologi e al personale infermieristico-assistenziale da loro coordinati – e, rispettivamente, all’ Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione G. Pascale, grazie all’opera di Paolo Antonio ASCIERTO e Franco Maria BUONAGURO e delle strutture da loro guidate, cui si sta aggiungendo un team dell’Università degli Studi Federico II, coordinato dal prof. Nicola MASCOLO e dal dott. Francesco MAIONE, i quali hanno pubblicato, su «Pharmacological Research», un interessantissimo articolo sugli effetti di un anticorpo neutralizzante l’interleuchina 6 e l’interleuchina 17, come approccio terapeutico contro la COVID-19. (Mi dispiace immensamente poter citare, per esigenze di brevità, solo le figure apicali di questi Gruppi di ricerca, con l’auspicio, tuttavia, che, anche nella fattispecie, il tempo ‘galantuomo’ saprà certamente fare emergere chi merita plauso e riconoscenza e che magari, per mere ragioni anagrafiche, oggi non ha ancora raggiunto la dovuta notorietà).

Arriviamo, così, al nocciolo della questione: ci hanno reclusi innanzitutto perché, nonostante i warning che l’OMS ha inviato, al riguardo, a vari Paesi – tra cui il nostro – sin dal 2015, solo a disastro avvenuto, more solito, si è preso atto del fatto che avevamo – e, purtroppo abbiamo tutt’ora – una sconcertante carenza di posti di terapia intensiva, muniti di ventilatori polmonari, in rapporto alla popolazione, anche volendo tenere conto esclusivamente delle necessità più concrete ed attuali – e, quindi, in nessun caso ascrivibili all’aleatorietà – ovvero quelle delle ‘categorie a rischio’, in una nazione che, notoriamente, ha una percentuale di ‘diversamente giovani’ tra le più alte al mondo.

Da noi in Campania, complici fattori metereologici – con particolare riguardo allo spostamento delle masse d’aria e all’andamento delle temperature – una minore presenza e ristagno del particolato (di cui parleremo dettagliatamente in una delle prossime puntate) e, probabilmente, anche per caratteristiche genetiche, abitudini di vita e alimentari – aspetti tutti da approfondire –siamo stati letteralmente graziati, ma, come ha ben compreso il Presidente della Regione, senza questo aiuto provvidenziale, sarebbe stata una strage, se si pensa che, su una popolazione di 5.772.625 abitanti (al 30/11/2019), nel momento clou del problema disponevamo di soli 580 posti nominali di terapia intensiva, quelli effettivi essendo 420, ovvero un posto di terapia intensiva non ogni 100, non ogni 1.000, e neanche ogni 10.000, bensì ogni 13.744 abitanti!! Se questo è normale, se questo è accettabile in una Regione i cui abitanti, già da anni, sono considerati Cittadini Italiani di serie ‘B’, in totale spregio dell’art. 117, comma 2, lettera m) della Costituzione, potendosi ‘consentire il lusso’ di ammalarsi esclusivamente da Gennaio a fine Settembre, negli altri tre mesi dell’anno restando, di fatto, senza copertura sanitaria in convenzione, ditemelo voi!!

Viene spontaneo chiedersi, allora: il tristo spettacolo di livore rabbioso, idrofobico ai limiti della licantropia che hanno dato alcuni ‘governatori’ durante le apparizioni televisive da loro compiute nelle ultime settimane derivano da un paterno senso di protezione nei confronti della comunità di cui sono (o si sentono) esponenziali o, piuttosto, dal timore di subire conseguenze giurisdizionali, anche e soprattutto, di natura penale, in conseguenza delle inadempienze/omissioni o, addirittura, di fatti commissivi loro attribuibili, direttamente, o indirettamente, per la mancanza di debite contestazioni presentate all’atto del passaggio di consegne con i loro predecessori, con eventuale presentazione di formali denunce all’Autorità giudiziaria, ove ne fossero ricorsi i presupposti?

Ma in ‘politica’ – si sa – oramai è invalsa una desuetudine mostruosa, una sorta di ‘morale subordinata’ in ossequio alla quale il ‘collega’ diviene sacro e inviolabile, soprattutto quando delinque!

Alla drammatica insufficienza di posti letto si è aggiunto un altro fattore, che ha reso serio un problema che avrebbe potuto avere ben altra rilevanza: la folle attuazione, da parte di chi ci ha governato, di un modello perverso per il quale si è operato un sistematico smantellamento dei piccoli presidi sanitari di prossimità’, a vantaggio della creazione di nosocomi pachidermici – talora vere e proprie «cattedrali nel deserto», parafrasando il grande don STURZO – smantellamento che in Lombardia – vuoi per il complesso del ‘primo della classe’, vuoi per altro – ha avuto una caratteristica tutta peculiare, ovvero un contestuale, repentino sviluppo dell’offerta sanitaria privata, favorito dalla benedizione… celeste’. A scanso di equivoci è bene precisare che non ho nulla, in generale, contro la sanità privata, a condizione che essa – come dovrebbe accadere per la scuola e il settore socio-assistenziale – si limiti meramente ad affiancare un sistema pubblico di eccellenza il quale, territorio per territorio, deve rappresentare l’asse portante, sia in termini qualitativi, sia quantitativi, riuscendo a coprire per intero, anche da solo, la domanda degli utenti.

Questa scelta gestionale appariva – e si è rivelata – assai perniciosa per due ordini di problemi.

Il primo. Non si può non assicurare a ogni singola persona umana che vive e opera sul suolo della Repubblica Italiana un presidio ospedaliero dotato quantomeno di tre unità operative minime: pronto soccorso, terapia intensiva (coronarica) e ostetricia, ove poter ottenere, in caso di emergenza, assistenza adeguata, qualificata e, soprattutto, tempestiva. Di fronte a un infarto acuto del miocardio chi vive su un’isola, in un comune montano, in aperta campagna ha lo stesso diritto ad avere la vita salva di chi vive in città! O non è così?!

Il secondo. Com’era abbondantemente prevedibile – e come puntualmente è accaduto – in caso di epidemia, ma anche, giusto a titolo di esempio, di evento naturale disastroso (eruzione vulcanica, terremoto, alluvione, frana, ecc.) la concentrazione di pazienti bisognevoli di cure immediate in centri di riferimento unici per intere ‘aree vaste’ è follia pura, per problemi logistici, infrastrutturali, dimensionali (sia in termini di posti letto, sia di personale assistenziale), gestionali, da ultimo, ma non per ultimo, di sicurezza!

E dire che avevamo avuto anche un’avvisaglia di quanto sarebbe potuto accadere: come ha ricordato il già citato prof. TARRO, nell’intervista rilasciata a «il Quotidiano del Sud» (ed. del 13/03/2020): «…con i tagli alla sanità compiuti negli anni, già nell’inverno 2018, a causa di un’epidemia influenzale, gli ospedali lombardi si trovarono sovraccarichi».

Sempre al riguardo, è bene che si sappia che, con specifico riferimento agli obblighi di previsione di potenziali rischi sanitari, more solito, siamo uno dei Paesi con la legislazione più avanzata al mondo. Peccato che, anche nel caso di specie, la mancanza di controlli e di sanzioni adeguate infici tutto. Tra queste specifiche previsioni di Legge c’è quella per la quale ogni singola Regione deve dotarsi di un Piano antiepidemia. Ebbene quello campano – giusto per rimanere in casa, evitando di offendere le suscettibilità altrui – risale, appena appena al… 2006, QUATTORDICI anni orsono. Nel frattempo tante situazioni sono gravemente mutate, tra ospedali dichiarati improvvisamente inagibili e sgomberati (si veda, giusto a titolo di esempio, l’Ascalesi – ed era ora! – nel pieno centro storico di Napoli) e reparti chiusi o accorpati per mancanza di personale in conseguenza del ‘combinato disposto’ scellerato di ‘quota centum do ut des’ e dell’annoso blocco dei concorsi, che paralizza il ricambio generazionale.

Insomma, quanto è accaduto altro non è che l’ennesima «Cronaca di una morte annunciata», né più, né meno di quella dei ponti che crollano, o del nostro patrimonio architettonico che, di terremoto in terremoto, sta venendo giù, un pezzo per volta, per la totale mancanza di un piano serio, cogente, finanziato di prevenzione antisismica; e anche qui, non mi si parli di ‘accadimenti imprevedibili’, atteso che l’Italia è una delle nazioni a più alto rischio sismico d’Europa, con 708 Comuni ad alta sismicità (ove possono verificarsi eventi di tipo «catastrofico») e 2345 a rischio medio-alto.

Per la nostra scelleratezza opere d’arte che il mondo intero ci invidia sono state irrimediabilmente danneggiate o, addirittura, sono andate perse, ma in questi giorni, soprattutto nelle regioni del nord è accaduto qualcosa di incomparabilmente più grave perché l’intero Paese, al di là dei nuclei familiari cui appartenevano, ha perso parte del suo patrimonio più grande: l’esperienza, la saggezza, la cultura, la sensibilità racchiuse negli scrigni delle esistenze dei nostri maggiori, sopraffatti dalla COVID-19.

E tutto perché? Sempre per la stessa ragione, il dio danaro, mammona, al quale non hanno saputo resistere neanche soggetti che sbandieravano orgogliosamente la propria fede cristiana. Uno per tutti il ‘celeste’, che ha dato alla sanità pubblica lombarda il colpo di grazia, favorendo quella privata, del tutto incapace, impreparata – per una precipua scelta imprenditoriale – anche solo a a coadiuvare, in caso di situazioni come quella che viviamo. Eppure c’è chi, da più parti, invoca per lui la concessione della grazia da parte del Capo dello Stato, perché non solo il carcere, ma financo gli arresti domiciliari dovrebbero piegarsi alla notorietà e alle posizioni di potere, in un sistema giurisdizionale che, troppo spesso, appare debole con i forti e forte con i deboli, integerrimo con chi ha avuto un incidente di percorso, ma più che indulgente con chi scientemente, reiteratamente ha scelto di delinquere e, grazie anche al maltolto, può permettersi di pagare certi avvocati che, contro ogni deontologia professionale, non si limitano ad assicurare anche al reo conclamato un giusto processo, bensì mettono la loro cultura e la loro intelligenza al servizio del male, parimenti attratti dal profumo dei soldi.

Riprenderemo il discorso nella prossima puntata.

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INTANTO LEGGI LE PUNTATE PRECEDENTI:

IV PUNTATA: IL MODELLO ANGLOSASSONE E LA “TERZA VIA”

III PUNTATA: EFFETTI INDESIDERATI E COLLATERALI DELLA CLAUSURA FORZOSA (SOPRATTUTTO PER CHI NON VIVE AL GRAND HOTEL)

II PUNTATA: EFFICACIA DELLA CLAUSURA FORZOSA

I PUNTATA: EFFICACIA GIURIDICA DELLE RECENTI RESTRIZIONI GOVERNATIVE