OMICIDIO DI ALFREDO CAPPELLETTI: ANALISI DELLE DICHIARAZIONI DI ALESSANDRO COZZI

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malke OMICIDIO DI ALFREDO CAPPELLETTI: ANALISI DELLE DICHIARAZIONI DI ALESSANDRO COZZI      

–      di Ursula Franco  *      –              

Nel 2011, Alessandro Cozzi ha confessato l’omicidio di Ettore Vitiello, il titolare di un’agenzia per il lavoro di Milano. Cozzi e Vitiello avevano collaborato all’istituzione di corsi di formazione finanziati dalla Regione Lombardia. Cozzi aveva incassato dalla Regione i 34.000 euro che lui e Vitiello avrebbero dovuto dividersi ma li aveva tenuti tutti per sé e in seguito alla richiesta da parte del Vitiello dei propri 17.000 euro il Cozzi lo aveva accoltellato 40 volte alla alessandro cozzi OMICIDIO DI ALFREDO CAPPELLETTI: ANALISI DELLE DICHIARAZIONI DI ALESSANDRO COZZIschiena con un coltello da cucina. Non solo un testimone aveva assistito all’omicidio dalla finestra di fronte ma nella colluttazione con il Vitiello il Cozzi aveva riportato ferite sia alle mani che all’addome.

Alessandro Cozzi, che ha condotto la trasmissione Rai Educational “Diario di Famiglia”, è stato condannato a 14 anni di reclusione per l’omicidio di Ettore Vitiello (29 marzo 2011) e a 24 anni per quello di Alfredo Cappelletti (13 settembre 1998).

La condanna per l’omicidio Cappelletti è tardiva, infatti, in prima istanza il caso era stato inspiegabilmente archiviato come suicidio. Solo dopo l’omicidio del Vitiello, la procura ha riaperto il caso Cappelletti e ha indagato su Alessandro Cozzi.

alfredo cappelletti OMICIDIO DI ALFREDO CAPPELLETTI: ANALISI DELLE DICHIARAZIONI DI ALESSANDRO COZZIDomenica 13 settembre 1998, l’imprenditore Alfredo Cappelletti, 49 anni, poche ore dopo essersi recato nel suo ufficio di via Malpighi con Alessandro Cozzi, è stato trovato morto proprio dal Cozzi e da sua figlia Elisabetta. L’autopsia ha rivelato che il Cappelletti era stato ucciso da un’unica coltellata al petto. Dalle indagini è emerso che il Cappelletti voleva chiudere i rapporti di lavoro con il Cozzi in quanto lo stesso aveva deviato pagamenti spettanti alla società del Cappelletti, la “Innova Skills srl”, a una società di cui lui e sua moglie erano titolari, la “People Improvement”.

Nel luglio 2017, al termine del processo di primo grado per l’omicidio di Alfredo Cappelletti, Alessandro Cozzi è stato condannato all’ergastolo. La Corte d’Assise d’Appello di Milano, dopo aver escluso l’aggravante della premeditazione, ha poi riformato la sentenza del primo grado e lo ha condannato a 24 anni di reclusione.

Analisi delle dichiarazioni rilasciate dall’imputato Alessandro Cozzi durante il processo di primo grado per l’omicidio di Alfredo Cappelletti

In Statement Analysis partiamo dal presupposto che chi parla sia “innocente de facto” e che parli per essere compreso. Pertanto, da un “innocente de facto” ci aspettiamo che neghi in modo credibile e che lo faccia spontaneamente. Ci aspettiamo anche che nel suo linguaggio non siano presenti indicatori caratteristici delle dichiarazioni di coloro che non dicono il vero. 

Un “innocente de facto” non ci sorprenderà, negherà in modo credibile già dalle prime battute.

Un “innocente de facto” mostrerà di possedere la protezione del cosiddetto “muro della verità” (wall of truth), un’impenetrabile barriera psicologica che permette ai soggetti che dicono il vero di limitarsi a rispondere con poche parole in quanto gli stessi non hanno necessità di convincere nessuno di niente.

Da Alessandro Cozzi ci aspettiamo che neghi in modo credibile di aver ucciso il suo amico Alfredo Cappelletti e che possegga il cosiddetto “muro della verità”. 

Una negazione credibile è composta da tre componenti:

  1. il pronome personale “io”;
  2. l’avverbio di negazione “non” e il verbo al passato “ho”, “non ho”;
  3. l’accusa “ucciso tizio”.

Una negazione è credibile non solo quando è composta da queste tre componenti ma anche quando è spontanea, ovvero non è pronunciata ripetendo a pappagallo le parole dell’interlocutore.

La frase “io non ho ucciso Alfredo Cappelletti”, seguita dalla frase “ho detto la verità” o “sto dicendo la verità” riferita a “io non ho ucciso Alfredo Cappelletti”, è una negazione credibile. Anche “io non ho ucciso Alfredo Cappelletti, ho detto la verità, sono innocente” è da considerarsi una negazione credibile. 

Alessandro Cozzi: L’impatto di quel momento è… indescrivibile, ovviamente non avrei mai potuto… pensare… che Alfredo potesse togliersi la vita, va da sé che io non sono stato, lo dichiaro apertamente, ma… se mi fossi fermato… comunque… questo è successo.

Con la frase “L’impatto di quel momento è… indescrivibile” il Cozzi mostra da subito di essere un manipolatore, egli infatti non ci sta dicendo che cosa provò, è vago e lascia carta bianca ai suoi interlocutori per far sì che siano loro ad interpretare le sue parole. 

Quando il Cozzi dice: “ovviamente non avrei mai potuto… pensare… che Alfredo potesse togliersi la vita” ci conferma che Alfredo è stato ucciso.

“va da sé che io non sono stato” non solo non è una negazione credibile ma anche un tentativo di ridicolizzare le accuse. Alessandro Cozzi è imputato in un processo per omicidio, non c’è nulla di scontato, nulla che vada “da sé”. Se è innocente “de facto” ci aspettiamo che colga l’occasione per negare in modo credibile di aver ucciso il Cappelletti.

Il Cozzi dice “lo dichiaro apertamente” lasciando intendere che per negare ci voglia coraggio ed invece negare in modo credibile è gratis.

Si noti la congiunzione coordinativa avversativa “ma” dopo il tentativo di negare. Il “ma” esprime esplicita contrapposizione a ciò che precede. La parola “ma” è utilizzata per confutare o minimizzare, tramite il confronto, le parole che la precedono. Le parole che la seguono sono, nel contesto, più importanti per chi parla di quelle che la precedono. Al “ma”, in questo caso segue un’ammissione tra le righe. Quando il Cozzi dice “se mi fossi fermato… comunque… questo è successo”, dice il vero, se il Cozzi si fosse fermato alla discussione il Cappelletti non sarebbe morto quel giorno. 

Si sappia che il Cozzi ha preparato queste dichiarazioni, non parla a braccio, legge, egli trae piacere dal prendersi gioco dei suoi interlocutori attraverso l’uso di termini che possono avere plurime interpretazioni. 

“comunque… questo è successo” è una dichiarazione da sociopatico. Il Cozzi ha scelto di uccidere il povero Cappelletti, non è stato un evento ineluttabile.

Alessandro CozziNoi eravamo molto amici, da tanti anni, ci eravamo conosciuti in oratorio, come ormai sapete tutti, quando io ero ancora un ragazzo, invece lui era un po’ più grande di me e quindi era un animatore giovanile. Noi due, intendo Alfredo ed io, e le nostre famiglie abbiamo a lungo camminato insieme costruendo quella che io credo proprio si possa chiamare una amicizia autentica, solida, che perdurava nel 1998, non aveva avuto intoppi o inciampi. Proprio perché c’era questa amicizia importante tra Alfredo e me coltivata negli anni. Quando io ho completato il mio processo di studi, mi sono laureatoo… hoo… superato la successiva scuola di perfezionamento superiore, è stato anche naturale tra noi due cominciare a parlare di questioni lavorative. Alfredo mi propose di avvicinarmi al suo mondo, quindi alla consulenza ed alla formazione aziendale.

Una tirata oratoria di intento manipolatorio durante la quale il Cozzi ci riferisce che è cattolico, laureato e perfezionato e che ha famiglia. In statement Analysis sappiamo che la necessità da parte di un soggetto di dipingersi come un “Good Guy” nasconde il contrario: “Good Guy” uguale “Bad Guy”. 

Il fatto che il Cozzi si dilunghi e che ripeta quanto stretto fosse il legame di amicizia che lo legava alla vittima e che perdurasse nel 1998 senza intoppi o inciampi rivela un bisogno di convincere che ci induce a sospettare il contrario.

Alessandro Cozzi: Mentre Alfredo si trovava a Londra per un convegno, la famiglia di Alfredo, la moglie ed i due figli mi hanno chiamato… per chiedermi aiuto. Hanno chiamato me, non un altro, perché avevano una grossa preoccupazione per ciò che avevano visto succedere nei mesi precedenti si sono rivolti a me. Le prime parole che mi disse Maria Pia (moglie di Alfredo Cappelletti) era: “In nome della antica amicizia, ti dobbiamo parlare”. Va detto che da diversi mesi Alfredo ed io stavamo molto parlando non soltanto di questioni professionali a… come amici appunto, stavamo parlando di lui, di lui, perché era molto a disagioo… con se stesso, lui sentiva ormai esaurito il suo matrimonio e la cosa lo faceva stare molto male. Aveva combattuto contro questa realtà già da tempo maa… la cosa gli stava a suo dire sfuggendo di mano. Mi chiedono dunque di parlargli, di parlargli essenzialmente degli aspetti familiari, non degli aspettii… professionali, perché loro erano molto preoccupati da questo ventilato abbandono. Ci mettiamo d’accordo che appena Alfredo sarebbe ritornato, era previsto ritornasse il sabato di quella stessa settimana, alla prima occasione io gli avrei parlato… E così si arriva alla domenica. Alla domenica mattina mi chiamano da casa beh… Cappelletti alle 8 e 10. E’ stato Alessandro (figlio di Alfredo Cappelletti) per dirmi che effettivamente la sera prima c’era stato di nuovo un momento di tensione, Alfredo aveva formalmente annunciato l’intenzione di abbandono della famiglia, le parole usate sono state queste.

Dicendo “una grossa preoccupazione per ciò che avevano visto succedere nei mesi precedenti”, “loro erano molto preoccupati”, “c’era stato di nuovo un momento di tensione” “abbandono della famiglia” e “perché (il Cappelletti) era molto a disagioo… con se stesso” il Cozzi tenta di drammatizzare per lasciare intendere che il povero Alfredo avesse perso la testa in modo da accreditare l’ipotesi suicidiaria. 

E poi dice “Hanno chiamato me, non un altro”, “si sono rivolti a me” e “Mi chiedono dunque di parlargli” per giustificare l’incontro con il povero Alfredo.

Si focalizzi su questo stralcio “Mi chiedono dunque di parlargli, di parlargli essenzialmente degli aspetti familiari, non degli aspettii… professionali”. L’uso di “essenzialmente”  indebolisce la sua affermazione e accoppiato alla frase al negativo “non degli aspettii… professionali” lascia inferire che invece abbiano parlato proprio “degli aspetti professionali”.

Alessandro Cozzi: C’era poi questo elemento delle spese… che furono sollevate in quella riunione familiare, essenzialmente da Alessandro, ma poi tutti le avevamo viste eh succedere. Eee… io ricordo bene che… abbiamo avuto anche un momento più leggero ricordando le origini genovesi di Alfredo, non era mai stato incline alla spesa facile, anzi qualche volta lo si rimproverava di essere un po’ ristretto invece da alcuni mesi stava facendo spese davvero esagerate. Penso proprio di ricordare di aver detto una frase del tipo: “L’unica maniera sarebbe farlo interdire”, non è possibile infatti, non era un… progetto, né una proposta.

Ancora una volta, il Cozzi, dicendo “tutti le avevamo viste eh succedere” e “da alcuni mesi stava facendo spese davvero esagerate” vuol lasciar passare il messaggio che il povero Cappelletti avesse perso la testa. Peraltro l’uso di “davvero” prima di “esagerate” indebolisce la sua affermazione.

Si noti “Penso proprio di ricordare”, una frase che ci informa che ciò che il Cozzi sta per dire è vero, ma anche che ciò che ha riferito in precedenza non lo è. Non avrebbe infatti ragione di sottolineare di ricordarsi questo fatto posto che chi dice il vero riferisce solo ciò che si ricorda.

Alessandro Cozzi: Io non so quanto c’entrasse in questo la… supposta, presunto vicenda con Laura Daglia, abbiamo già sentito dire qui che in ufficio la cosa destava imbarazzo a tutti. Io e lui ne avevamo anche parlato. C’era stato un rimprovero da parte della figliola al padre ed alla Daglia stessa, comunque Alfredo a me personalmente non ha mai detto: “Io ho una relazione con Laura Daglia”, non l’ha neanche negato. Però devo pure testimoniare che non l’ha detto. Mi sembrava che ci fosse un interesse un poco più che amicale. Ma comunque Alessandro (il figlio di Alfredo) la mattina mi conferma che Alfredo vuole andare via, dopodiché siamo andati a messa come era nostra abitudine. Dopo la messa, come già sapete, che vuol dire verso le 11 del mattino, f… forse qualche minuto prima, ho agganciato Alfredo e ho cominciato questa conversazione, siamo arrivati fino all’ufficio.

Si noti che il Cozzi rimarca che, per lui andare a messa era un’abitudine per tornare a rappresentarsi come un “Good Guy”.

All’esame medico legale, sul corpo del Cappelletti sono state rilevate una ferita penetrante da arma da taglio all’emitorace sinistro, sopra il capezzolo, e una piccola ferita da taglio sull’eminenza tenar della mano destra. La ferita al torace interessò gli organi interni, il lobo superiore del polmone sinistro, il sacco pericardico e il lobo inferiore del polmone destro con un tramite alto/basso, sinistra/destra. Assenti sia le classiche lesioni da difesa che presentano alle mani le vittime di omicidi per accoltellamento che le cosiddette ferite “di assaggio” che di solito si auto infliggono, prima del colpo mortale, coloro che intendono suicidarsi accoltellandosi al cuore, al petto. 

Al momento del ritrovamento Alfredo Cappelletti aveva il coltello nella mano sinistra. E’ infrequente che un suicida estragga il coltello dopo essersi accoltellato. A Ospedaletto, Pisa, nel luglio 2019, il cadavere di un uomo che aveva un grosso coltello da cucina conficcato nel petto è stato ritrovato nel parcheggio di un’aera commerciale. L’analisi delle registrazioni delle telecamere di sorveglianza hanno permesso di ricostruire i fatti: l’uomo, un operaio residente a Cascina, ha raggiunto il parcheggio intorno alle 5.00 del mattina, è sceso dall’auto, ha bevuto una bottiglia di trielina estratta dal bagagliaio, si è poi sedutoin macchina e si è accoltellato al petto.

Nel racconto del Cozzi, si noti la frase “ho agganciato Alfredo”. E’ una frase particolarmente interessante per l’uso del termine “agganciato”, termine che il Cozzi non pronuncia a caso. Potrebbe trattarsi di Leakage. Il “Leakage” consiste nel rilascio involontario di informazioni che stazionano nella mente del soggetto e che sono rilevanti per la ricostruzione dei fatti sui quali si esprime. In questo caso, il termine “agganciato” potrebbe riferirsi alla dinamica omicidiaria. Alfredo Cappelletti fu infatti pugnalato al torace dopo essere stato “agganciato” dal Cozzi da dietro. In parole povere, il Cozzi pugnalò il Cappelletti prendendolo alle spalle, come ipotizzato dal PM arma delitto OMICIDIO DI ALFREDO CAPPELLETTI: ANALISI DELLE DICHIARAZIONI DI ALESSANDRO COZZIMaurizio Ascione, simulando quindi l’azione di un “gancio”, poi estrasse il coltello e lo appoggiò “nella mano sinistra” della vittima perché era a conoscenza del fatto che Alfredo “era stato appena colpito da un’ischemia che aveva indebolito l’intero lato desto del corpo”. La lesione all’eminenza tenar della mano destra è riconducibile, come suggerito da uno dei medici legali, “ad un gesto istintivo, di chi si porta la mano dove è stato colpito”.

Alessandro Cozzi: Io nel pomeriggio l’ho chiamato, alle 16 e 44 eee… sono andato a prenderlo… con l’intenzione di riprendere il discorso. Eee… di nuovo ci siamo recati in ufficio e lì abbiamo, invece, ehm… avuto un colloquio molto denso, questa volta io non sono stato sulle generali, sono stato sicuramente molto più esplicito… ehm… e forse anche un po’ duro… forse sì… e l’ho rimproverato… perché lasciare la famiglia non mi sembrava una soluzione per i suoi problemi eee…. gettarsi in avventure nuove o diverse non era da lui, non era corrispondente alla sua storia e questa volta Alfredo ha corrisposto, abbiamo dialogato più intensamente, ha forse maggiormente aperto eh… se stesso dicendo della sua stanchezza, del suo disagio del… di nuovo abbiamo affrontato il tema della paura di una potenziale paresi per effetto della… dell’ischemia, però nel corso del colloquio eh… dopo una prima parte, diciamo il primo quarto d’ora che è stato anche un po’ spinoso, perché io dicevo cose e lui me le rintuzzava, c’è stata una… seconda parte… più intensa, più profonda e nello stesso tempo anche più significativa… e un’ultima parte in cui ho parlato quasi soltanto io per cercare di dirgli eh… chiaramente il pensiero, lui ascoltava, accennava e ha detto: “Beh grazie, tutto questo deve essere oggetto di riflessione”. Io… ho detto: “Va bene, pensaci”. Lui mi ha detto: “Ci pe… voglio pensarci subito e quindi lasciami qua, ci penso, ti richiamo”… Fino alla fine dei miei giorni io porterò il rammarico per avere eh… acconsentito a questa richiesta. Non… di questo non potete avere idea. Ma mi sembrava in quel momento una buona cosa, lo vedevo riflessivo, lo vedevo eh… pensoso e credo che fosse la cosa giusta per lui, che lui dovesse pensare, che lui dovesse riflettere, per cui sono andato via.

Un’altra tirata oratoria/sermone. Si notino “sono andato a prenderlo… con l’intenzione di riprendere il discorso” e “invece”, parole che ci rivelano che l’argomento della conversazione cambiò rispetto a quello affrontato poche ore prima. 

Questo stralcio “e l’ho rimproverato… perché lasciare la famiglia non mi sembrava una soluzione per i suoi problemi eee…. gettarsi in avventure nuove o diverse non era da lui, non era corrispondente alla sua storia” è da considerarsi un sermone. In Statement Analysis consideriamo il sermone una lezione morale non necessaria rivelatrice di una proiezione della colpa e di disprezzo nei confronti degli interlocutori.

“dicendo della sua stanchezza, del suo disagio” “della paura di una potenziale paresi” sono frasi finalizzate a dipingere la vittima come un potenziale suicida.

Quando il Cozzi dice “c’è stata una… seconda parte… più intensa, più profonda e nello stesso tempo anche più significativa”, parla del momento in cui ha ucciso il Cappelletti. “profonda” è stata infatti la pugnalata inferta ad Alfredo. 

Lo ripeto, il Cozzi ha preparato queste dichiarazioni, non parla a braccio, legge, egli trae piacere dal prendersi gioco dei suoi interlocutori attraverso l’uso di termini che lasciano spazi a più interpretazioni. 

“Fino alla fine dei miei giorni io porterò il rammarico per avere eh… acconsentito a questa richiesta. Non… di questo non potete avere idea. Ma mi sembrava in quel momento una buona cosa” è un tentativo di ingraziarsi gli interlocutori.

In Statement Analysis, a prescindere dal contesto in cui vengono pronunciate, notiamo sempre le parole “mi dispiace” perché è estremamente frequente che vengano emesse da chi ha commesso il reato di cui è accusato e di cui parla. Le parole “mi dispiace” sono da considerarsi una sorta di “Leakage”. “io porterò il rammarico” può essere considerata una frase equivalente a “mi dispiace”. 

Quando il Cozzi dice “un’ultima parte in cui ho parlato quasi soltanto io per cercare di dirgli eh… chiaramente il pensiero, lui ascoltava, accennava” e “lo vedevo riflessivo, lo vedevo eh… pensoso” ci descrive il post accoltellamento e l’amico morente il quale ormai poteva solo ascoltare ed accennare. Come riferito in udienza dal medico legale, la morte del Cappelletti non fu immediata e il Cozzi ce lo conferma.

Quando il Cozzi dice “e credo fosse la cosa giusta per lui”, si riferisce alla pugnalata. Non prova rimorso.

La moglie di Alfredo Cappelletti, Maria Pia, durante un’udienza, ha riferito che il Cozzi l’aveva chiamata dopo aver lasciato il marito in ufficio il giorno dell’omicidio dicendole: “Io ho parlato con Alfredo, gli ho detto che ha una brutta faccia e gli ho detto: “Ma ti stai separando da tua moglie o hai un tumore?”, così proprio di… di… eee… lui non gli ha voluto rispondere o qualcosa di simile”.

Il Cozzi con “brutta faccia” fa riferimento alla faccia del povero Alfredo ferito a morte, il quale naturalmente non poteva rispondergli. C’è una sprezzante ironia in queste parole.

Se come riferito in udienza, il Cappelletti temeva di avere un tumore, il Cozzi non può che averle pronunciate per aumentare lo stato d’ansia di Alfredo.

Il figlio di Alfredo Cappelletti, Alessandro, durante un’udienza, ha riferito che il Cozzi l’aveva chiamato verso le 20 e 10, 20 e 15 sul cellulare il giorno dell’omicidio dicendogli: “Vieni a casa, ho risolto tutto con il papà

Il Cozzi non mentì ad Alessandro, egli infatti, dopo aver ucciso Alfredo, credette di aver “risolto tutto”. C’è una sprezzante ironia anche in queste parole.

Alessandro Cozzi: Poi mi hanno fatto notare che… non aveva… la macchina per cui ho telefonato in Innova e sul suo cellulare, prima sul telefono fisso e… neanche un minuto dopo sul telefono cellulare. Evidentemente perché avevo intenzione di ri-chiamare sul telefono fisso, cosa che non ho fatto, perché come si vede sempre dal tabulato… a distanza di 3 minuti ho chiamato di nuovo la famiglia Cappelletti e è in questa telefonata che è emersa la possibilità che venisse qualcuno di loro, quindi, probabilmente io ero già in strada, sono tornato indietro, ho raccolto Elisabetta Cappelletti, che si è offerta di venire con me e siamo andati in ufficio. E, come voi sapete, lo abbiamo trovato morto.

La figlia di Alfredo Cappelletti Elisabetta ha dichiarato in udienza: “Mio padre uscì in jeans e camicia, senza le chiavi dell’ufficio, tanto le aveva il consulente. Dopo un paio d’’ore Cozzi ci chiamò per avvertirci che papà avrebbe tardato perché voleva tornare a piedi. Mamma fece notare che non poteva chiudere l’’ufficio e allora lui venne a prendermi”.

Alessandro Cozzi: Ci sono stati giorni frenetici successivamente, bisognava, da un lato cercare di rassicurare tutti eh i clienti e i collaboratori, Gaetano ed io abbiamo fatto del nostro meglio, la famiglia ovviamente… Nelle poche settimane successive a quella metà di settembre è evidentemente maturata la preoccupazione da parte della famiglia, in ufficio si respirava un’aria molto molto pesante e tesa eh… che ha portato, come sapete, al mio allontanamento da Innova Skills che si è formalizzato a fine ottobre di quell’anno.

Alessandro Cozzi: Siamo entrati, il corridoio è breve, camminavamo, Elisabetta ed io, io l’ho chiamato, non c’è stata risposta, non appena siamo arrivati a metà del corridoio, si vedeva in scorcio la porta dell’ufficio di Alfredo aperta e io ho visto il corpo, una sezione, diciamo, del corpo sdraiato a terra, per cui ho accelerato per essere davanti a Elisabetta. Mi sono affacciato alla porta e l’ho visto morto,c’era il sangue sulla camicia, aveva in mano questo coltello, perché la posizione in cui l’ho visto e trovato era con il coltello impugnato nella mano… non impugnato strettamente, appoggiato nella mano sinistra con la lama, così, diciamo, verso la gola, lui era sdraiato supino per terra ed era chiaramente morto, quindi mi sono girato per fermare Elisabetta e sono riuscito a far sì che lei non lo vedesseElisabetta è scoppiata in lacrime, si è accasciata lì poco lontano nel corridoio, ho dato una seconda occhiata… penso in questa seconda occhiata di essermi abbassato a toccare il battito eh non sono sicuro esattamente di averlo fatto, però credo proprio di sì. E a quel punto, sconvolto io, naturalmente vedendo Elisabetta sconvolta, avevo bisogno di un sostegno, ho chiamato Gaetano Morgese, che abita molto vicino all’ufficio, sapevo che sarebbe potuto arrivare molto in fretta e poi era l’altra persona, come dire, con cui condividere un momento di questo genere, la persona che in azienda aveva il ruolo… più vicino, l’ho chiamato, lui è arrivato e tutto il resto lo sappiamo già.

La parte iniziale di questo racconto serve al Cozzi per giustificare l’annuncio prematuro fatto ad Elisabetta del “suicidio” del padre: “il corridoio è breve” “io l’ho chiamato, non c’è stata risposta, non appena siamo arrivati a metà del corridoio, si vedeva in scorcio la porta dell’ufficio di Alfredo aperta e io ho visto il corpo, una sezione, diciamo, del corpo sdraiato a terra” e “Mi sono affacciato alla porta e l’ho visto morto, c’era il sangue sulla camicia, aveva in mano questo coltello, perché la posizione in cui l’ho visto e trovato era con il coltello impugnato nella mano”.

Si noti che il Cozzi sente la necessità di riferire che il coltello si trovava “nella mano sinistra” della vittima perché è a conoscenza del fatto che i soccorritori spostarono il coltello sul tavolo alterando la sua messinscena (staging). 

Si noti che il Cozzi non dice che il Cappelletti aveva il coltello nella mano sinistra ma “appoggiato nella mano sinistra”, in pratica descrive un’azione, un’azione di cui è a conoscenza perché è stato lui a farla, è stato infatti lui ad appoggiare quel coltello “nella mano sinistra” della vittima. Il Cozzi mise il coltello nella mano sinistra del Cappelletti per strafare, aveva infatti bisogno di convincere che Alfredo si fosse ferito da solo e sapeva che non avrebbe potuto farlo con la mano destra in quanto era ancora indebolita dall’emiparesi che lo aveva colpito. 

Si noti ancora la necessità del Cozzi di rappresentarsi come un “Good Guy” attraverso le frasi “per cui ho accelerato per essere davanti a Elisabetta” e “quindi mi sono girato per fermare Elisabetta e sono riuscito a far sì che lei non lo vedesse”. Frasi che hanno qualcosa di mostruoso posto che è stato lui a togliere la vita al padre di Elisabetta.

Si noti “avevo bisogno di un sostegno”. E’ il Cozzi ad aver bisogno di un sostegno perché teme di essere accusato di omicidio. “avevo bisogno di un sostegno” è una frase equiparabile ad una inaspettata richiesta d’aiuto per sé, invece che per la vittima, durante una telefonata di soccorso. Anche don Paolo Piccoli, dopo aver ucciso il suo confratello don Giuseppe Rocco cercò conforto per sé.

Don Paolo Piccoli: “(…) e fui chiamato dal capo manutentore eee… che mi disse se potevo andare a dire una preghiera con don Rocco, io lì per lì non ho capito, dice: “No, guarda, a don Rocco che” – dice – “è morto”. Eh, son rimasto un po’ così, ho preso un caffè, un attimino per confortarmi, sono rientrato in stanza, ho messo… ho messo la veste velocemente, purtroppo senza… senza ah mettere la camicia e sono salito in camera dove ho proceduto al… intanto ad accertarmi, com’è… com’è obbligatorio fare, della temperatura del cadavere, essendo ancora tiepido, ho proceduto, secondo la consuetudine generale della chiesa, ad impartire il sacramento dell’estrema unzione sotto condizione e poi la benedizione apostolica”.

Alessandro Cozzi: Dopo quell’episodio ischemico di giugno, totalmente imprevisto e imprevedibile, la situazione si era aggravata molto, Alfredo era estrema-mente spaventato, soprattutto alla luce del fatto che sua sorella, un anno prima, aveva avuto la stessa cosa e ne era rimasta paralizzata, una emiparesi irreversibile. In luglio era tornato al lavoro dopo la… il recupero dalla fa… dal fatto ischemico, però aveva un atteggiamento diverso ehm… mi disse, in luglio, che voleva cambiare tutto, che non andava più bene, che lui non si pia-ce-va più, che non si ri-co-no-sceva, che non trovava… collocazione. Poi è venuto l’agosto, lui è andato via, quando l’ho rivisto l’ho trovato sicuramente, come dire, fisicamente riposato… apparentemente ehm… ancora sicuramente anche molto turbato

“la situazione si era aggravata molto, Alfredo era estrema-mente spaventato”, “lui non si pia-ce-va più, che non si ri-co-no-sceva, che non trovava… collocazione” e “apparentemente ehm… ancora sicuramente anche molto turbato” sono ulteriori tentativi di accreditare l’ipotesi suicidiaria.

CONCLUSIONI

Deception Indicated

Alessandro Cozzi non ha mai negato in modo credibile di aver ucciso Alfredo Cappelletti. Ha mostrato di essere un manipolatore, di essere privo di empatia, di senso di colpa e di rimorso. Colpisce la sottile sprezzante ironia presente nelle sue dichiarazioni in udienza e nelle comunicazioni fatte ai familiari della vittima il giorno del suo omicidio. 

Infine, l’uso di testate espressioni antiquate di richiamo poetico caratterizzano il linguaggio del Cozzi e sono finalizzate alla manipolazione dei suoi interlocutori. Ad esempio espressioni come “Alfredo ed io” ed “Elisabetta ed io” sembrano tratte da questo stralcio di un sonetto di Dante Alighieri. 

“Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio […]”.

Analisi di uno stralcio di una testimonianza di un conoscente del Cappelletti

Avvocato di Parte civile Luciano Brambilla: Ma eh lei rende delle dichiarazioni il gio… il 14 settembre del ’98, ovvero il giorno dopo della morte di Cappelletti, ma come fa ad essere così sicuro che si trattò di suicidio?

Tiziano Colinetti: (tossisce) Io Alfredo Cappelletti l’ho visto a mezzogiorno circa, della domenica, che era sostenuto da Alessando Cozzi, perché era… era scon-volto e… come l’ho visto, sono rimasto…

Si noti che il Colinetti sente la necessità di sottolineare la parola “scon-volto” scandendola, ma prima di pronunciarla prende tempo ripetendo per due volte “era”. 

Avvocato di Parte civile Luciano Brambilla: Sostenuto? Sostenuto?

Ci aspettiamo che il Colinetti risponda con un “Sì”.

Tiziano ColinettiSostenuto. Sì, sì. Era veramente fuori di sé completamente ehm… sono rimasto stupito e meravigliato, infatti sono arrivato a casa terminata la messa e ho detto a mia moglie: “Ho visto Alfredo… messo malissimo, malissimo

Ed invece:

  1. ripete “Sostenuto”, per prendere tempo per pensare a cosa dire;
  2. ripete “Sì” per due volte segnalandoci che la domanda dell’avvocato Brambilla è per lui sensitiva;
  3. fa seguire al “Sì” una tirata oratoria nella quale utilizza termini quali “veramente fuori di sé completamente”, “sono rimasto stupito e meravigliato” e “messo malissimo, malissimo” che ci rivelano il suo bisogno di convincere che il Cappelletti possa essersi suicidato. 

Avvocato di Parte civile Luciano Brambilla: Ha parlato con lui?

Ci aspettiamo che il Colinetti risponda con un “Sì”.

Tiziano Colinetti: Sì, ci siamo parlati un attimo eee… ho visto che era assentecompletamente assente. Veramente io sono rimasto malissimo e mi sono… detto: “Cosa fa… cosa posso fare?”.

Ancora una tirata oratoria nella quale il Colinetti utilizza termini quali “era assente, completamente assente”, “veramente”, “io sono rimasto malissimo” che ci rivelano ancora una volta che il Colinetti ha bisogno di convincere, un bisogno che se dicesse il vero non avrebbe. 

Avvocato di Parte civile Luciano Brambilla: E come mai oggi, a differenza di ieri, cioè solo oggi ci dice che il Cappelletti era sconvolto?

Tiziano Colinetti: No, guardi che io l’ho detto ai giu… giudici.

Avvocato di Parte civile Luciano Brambilla: Qui dice “triste”, qui dice “triste”, non dice “sconvolto”.

Tiziano Colinetti: Adesso non mi ricordo per quale motivo, comunque sono certo cheee… era sconvolto.

“non mi ricordo” è una frase usata da chi desidera falsificare un vuoto di memoria.

Avvocato di Parte civile Luciano Brambilla: Sì, però lo dice solo ora signor… signor Collinetti.

Tiziano Colinetti: Guardi non mi ricordo, sono passati vent’anni posso m… dire eee… sono certo comunque che era sconvolto.

Il Colinetti continua a falsificare un vuoto di memoria.

PM Maurizio Ascione: Perché era sconvolto? “Sconvolto”, poi magari lei appunto anni fa disse “triste”, adesso… Perché aveva questo stato d’animo negativo cappelletti, lei che lo conosceva bene come amico e tutto quanto. Sa che cosa era successo all’epoca?

Tiziano Colinetti: Si sapeva, si mormorava di questa aavventura, di questa uscita, si vedeva… …Eeee…. Pia più volte disse a noi che… era stanca di questa situazione e so che stava per chiedere a Alessandro, che in termini di comunicazione era più capace, di intervenire pesantemente, in termini verbali, sottolineo i termini verbali perché… per… trovare una soluzione a questa situazione.

Il Colinetti non è personalmente a conoscenza di cosa ci fosse realmente tra il Cappelletti e la Daglia, perché si affida a ciò che “si sapeva, si mormorava”? E perché la definisce “avventura” e “uscita”? 

Tiziano Colinetti: Aveva dei problemi già precedentemente mmm…

Giudice: Ma che tipo di problemi?

Tiziano Colinetti: Io… personalmente ero convinto che lui fosse… fosse… dubbioso che in casa recitassero la parte di qualche… per nascondere qualcosa a lui, ad esempio “Hai un tumore però non te lo dico”.

Giudice: Ma quando lei dice sconvolto, ce lo descriva, come fa a dire era sconvolto?Piangeva?

Tiziano Colinetti: Allora, No. Eraa… appoggiato ad Alessandro eh… traballante… musoovolto tristissimo, depresso, testa chinata, alc… alche gli ho detto, io sono veneto di origine, per chiudere il discorso, perché stavo… dovevo andare a messa che ero in ritardo e dove dirigere il coro: “Dai che ci troviamo insieme e beviamo un bel bicchier di vino che ci tiriamo su di morale”.

Si notino sia l’esordio con “Allora” che le pause. Il Colinetti mostra di avere bisogno di tempo per pensare a come organizzare la risposta. Una riprova del fatto che la domanda è sensitiva.

Si noti l’utilizzo di termini forti quali “traballante” e “tristissimo”. In un crescendo, il “triste” delle prime dichiarazioni si è trasformato in un superlativo assoluto e il “sostenuto da Alessandro Cozzi” in “appoggiato ad Alessandro”. In pochi minuti le condizioni del Cappelletti appaiono inspiegabilmente peggiorate ed il legame del Colinetti col Cozzi più manifesto, egli infatti, nella risposta al giudice, ne omette il cognome mostrando vicinanza.

Il Colinetti non possiede la protezione del cosiddetto “muro della verità”, un’impenetrabile barriera psicologica che permette a coloro che dicono il vero di limitarsi a rispondere con poche parole in quanto gli stessi non hanno necessità di convincere nessuno di niente.

CONCLUSIONI

Deception Indicated

Durante il processo al duplice omicida Alessandro Cozzi, il Colinetti non solo non ha detto il vero sulle reali condizioni del Cappelletti ma ha mostrato di provare un certo risentimento nei suoi confronti, ne è rivelatore l’uso del termine “muso” in riferimento al volto di un brillante padre di famiglia morto prematuramente. “Muso” invece di “faccia” o “volto” o “viso”. Sono gli animali ad avere il “muso”, non gli esseri umani. 

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ursula franco 1 OMICIDIO DI ALFREDO CAPPELLETTI: ANALISI DELLE DICHIARAZIONI DI ALESSANDRO COZZI* Medico chirurgo e criminologo, allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari

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BIBLIOGRAFIA