TERZO POTERE DELLO STATO ED IL TRADIMENTO DEI “VALORI COSTITUZIONALI”

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 –       di Nicolò Antonio Cuscunà    –                     

Non è più tempo di fare melina, di perdere tempo, di girarsi altrove, di imitare le tre scimmiette, il “potere costituito legislativo” assolva il compito di riportare nell’alveo costituente il -Consiglio Superiore della Magistratura. C’è poco da discutere sul C.S.M., i principi costituenti sono stati violati, distrutti, deviati. ” AUTONOMIA e INDIPENDENZA” mandati al macero dagli stessi che dovevano garantirne la “VITA”. Carrierismo correntizio e non meritocratico, ingerenze nel potere politico per alterare lo stato di diritto sono obiettivi perseguiti dagli organi gestional del terzo potere dello Stato. Il C.S.M. è composto da 27 membri ed è presieduto dal Presidente della Repubblica, Art.87 comma 10 e Art. 104 comma 2 della Costituzione italiana. I Padri costituenti riuscirono ad articolare, in modo equilibrato e sicuro, i dettami garanti di autonomia ed indipendenza, del sistema giudiziario repubblicano, dal potere legislativo ed esecutivo. Presiede l’organo di Autogoverno del CSM il Presidente della Repubblica, membro di diritto al pari del Primo presidente della Suprema Corte di Cassazione e del Procuratore presso la stessa corte. I 24 componenti sono suddivisi: 2/3 eletti dagli stessi magistrati (16); 1/3 eletti dai due rami del Parlamento (8), i cosiddetti Laici, voluti dai Padri costituenti per evitare che il Consiglio di autogoverno si potesse trasformare in “CASTA”.  Il cosiddetto “terzo potere” da tempo è in acclarata crisi, tutti lo bisbigliano, tutti sono consapevoli dello smarrimento della strada “COSTITUZIONALE”, per l’imbocco di quella deviata della “casta”. Il CSM da organismo indipendente è divenuto derivante, accondiscendente a poteri non liberi, democratici e costituzionali. Devianze sommate in decenni di cecità dei componenti laici e degli stessi togati, entrambi gaudenti di assolutismo di organismo intoccabile, insomma le “caste”, giudiziarie e politiche sommate ed accavallate per dividersi il potere alle spalle e contro il “DIRITTO”. Questo sistema ha scritto le pagine peggiori della storia repubblicana del dopoguerra. Lo Stato lasciando vacanti ampi spazi delle Sue istituzioni ha acconsentito la crescita dell’anti se stesso: le mafie.  Connivenze incostituzionali, tra corpi dello Stato che dovevano risultare separati ed autonomi, hanno causato la mattanza di servitori dello Stato in divisa ed in toga. L’Italia è divenuto il Paese dove non si ha più certezza di nulla, dove vincitori di concorsi gestiti dalla “casta togata” diventano angeli giustizieri senza controlli, dalle cui mani dipende la vita di gente sempre più consapevole che la “giustizia oramai non è uguale per tutti”.  Gli attuali accadimenti coinvolgenti ex membri ed ancora componenti del C.S.M. impongono l’intervento dell’arbitro. Arbitro conoscitore delle regole, Mattarella oltre ad essere Presidente della Repubblica, per cui presiede l’Organismo di gestione della magistratura, è giurista già giudice della Corte Costituzionale, per cui fischietto in mano scenda in campo. Il covid 19 non ha solo messo in crisi l’economia italiana, ha aperto profonde crepe nel tessuto sociale scoperchiando “cantari” in cui da tempo fermentavano escrementi.  È giunto il momento di ridisegnare lo “STATO”, occorre elaborare un pensiero, cosa si vuole fare. Continuare a mandare messaggi agli elettori sarà anche facile e per tutti, ma non è “ridisegnare lo Stato sociale” con le sue rinnovate regole. Non farlo si rischia il collasso della credibilità delle ISTITUZIONI, prima tra esse la GIUSTIZIA con le relative conseguenze. RIFONDARE IL PAESE. Rifondarlo come avvenne dopo la seconda guerra mondiale. Rifondarlo con regole democratiche-condivise, rifondarlo per governarlo uguale e per TUTTI. Restare a segnare il passo, a deviare tergiversando sui mali della democrazia-assistita si rischiano derive populiste pericolose.

AUGURI REPUBBLICA ITALIANA.