DIRITTO E GIUSTIZIA (seconda parte)

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                –     di Ciro Esposito     –                                    racconto caserta ciro esposito scaled DIRITTO E GIUSTIZIA (seconda parte)

Prima di trattare, come recita il titolo, la seconda parte delle mie traversie di amministratore della nostra città mi tocca fare delle precisazioni in merito alle giuste osservazioni fatte da alcuni miei lettori. In particolare dal mio amico carissimo Nicola che anche se non l’ha esplicitamente detto, lo ha pensato … “Giro s’è arruzzùto”. Nell’ultimo colloquio ho mancato un EST, nel corpo del titolo, come pure, a titolo indicativo, ho citato Orazio per dire che solo un poeta latino avrebbe potuto dire …senèctus ìpsa est mòrbus. La provocazione ha registrato l’effetto voluto: la correzione è avvenuta puntualmente ma nessuno ha parlato dell’autore della frase che non è di Orazio ma di Terenzio che nella commedia Firmione fa dire a Cremete la storica locuzione che mi è valsa la reprimenda di più d’uno … A proposito della senilità devo, precisare che Cicerone era di parere opposto e nel De senectùte (della vecchiaia) esaltava i vantaggi della terza età al punto da citare il novantenne Sofocle che leggendo ai giudici, (chiamati dai figli per interdirlo), l’opera appena terminata …l’Edipo a Colono… dimostrò di non essere un rimbambito ed ebbe ragione. Potrei citare Tiziano e Picasso che dipinsero fino a tarda età, oppure Verdi che compose il Falstaff a 80 anni ma se è vero, come sostiene Menadro, che muore giovane chi è caro agli Dei devo pensare che lassù deve esserci qualcuno a cui sono antipatico… lo ringrazio!! Ma non ritengo sia così…Lui, se ci tiene qui, ha per noi il suo disegno. E siamo, finalmente, arrivati alla resa dei conti, il famoso redde rationem sgradito ai pochi rimasti a cui assicuro che non farò i loro nomi anche se furono i mandanti della persecuzione ma lascerò che chi vuol capire capisca e chi sa abbozzerà…Per tranquillizzarli ricordo che molta acqua è passata sotto i ponti ed io da Cristiano militante li ho perdonati…ormai me ne fotto. Hanno già la disgrazia di tenermi ancora tra i piedi: ad quid infierire …che avrei da guadagnare …sono soltanto un paio e sono più giovani di me … Voglio soltanto ristabilire la veridicità dei fatti!

IL CAMORRISTA: Non è il film ma l’inizio della narrazione della storia dell’uomo così descritto, su comando e desiderio, da funzionari dello Stato senza scrupoli. I casertani, quelli che allora non c’erano, penseranno che l’idea della mia eliminazione fisica, dal territorio campano, sia balenata nella mente contorta di qualche plenipotenziario dopo la batosta elettorale subita nel 1979, quando la quaterna di Ciro Esposito spopolò e fui accusato di voler fare la prima donna: avevo leso, con 4502 voti, la maestà di quelli che erano considerati i padroni di Caserta. No, io ero I’ incolpevole strumento di gran parte dei commercianti chi mi stimavano e del ceto sociale che mi annoverava tra i suoi figli prediletti … Quella che i Romani avrebbero definito “la Gleba” a cui sono grato e orgoglioso di appartenere. Gli assenti di allora saranno eruditi strada facendo!  Fu la Pasqua del 1978 che palesò l’inizio della soluzione finale della questione “Ciro Esposito”.

Ai tempi del Fascismo, il lunedì in Albis era il giorno dello svago sociale per i lavoratori (una specie di primo maggio di oggi) e tutti andavamo in gita alla Reggia ma, con l’avvento della Democrazia, quella tradizione era divenuta il giorno della incontrollata invasione di massa della Reggia e dei “Campetti” con la conseguente distruzione dei marciapiedi, dei cordoli e del prato: quindi spese di 40/50 milioni. Ero Assessore al Commercio, Corso Pubblico e VV.UU; Dovevo affrontare il problema e riuscire dove tutti gli altri avevano mancato: accettai la sfida…mentre gli ambienti politici scommettevano sul mio fallimento. A Caserta vi era il S.E.R. (servizio emergenza radio) guidato da Mattia Selvaggi; un mio elettore del Rione ISES. Preparai con lui un piano per l’impiego gratuito del SER e lo feci approvare dalla Giunta Comunale. L’organizzazione SER, con suoi uomini e sue attrezzature, difese Piazza Carlo III dall’assalto dei gitanti e il Comune risparmiò la somma per i lavori del ripristino e il mio compenso fu il trattamento che illustrerò. Erano passati 8 giorni e alcuni operatori ambulanti, autorizzati alla vendita per solo tre giorni, erano rimasti in piazza e non “sloggiavano“. Mi rivolsi al sindaco perché facesse intervenire altre forze perché non riuscivo a cacciarli coi soli VV. UU….Non l’avessi mai fatto…! Alcuni giorni dopo iniziò il controllo delle forze esterne al Comune ma dopo il controllo, il prelievo di documenti, impuntature, contrasti, dichiarazioni e disposizioni, verso le ore 13, alcuni uomini armati di tutto punto (con i mitra) mi prelevarono come un delinquente …qualcuno paragonò l’azione al blitz contro Al Capone … e mi portarono nel luogo deputato per l’interrogatorio…La prima domanda fu: “come si rilasciano le licenze di commercio?” Risposi: “ma devo fare l’esame?” …La contro risposta fu: “Lei viene a sfotterci?” …risposi: “non sono venuto, mi ci avete portato, non so perché e rispondo con rispetto”. Seguirono domande e risposte a raffica ma senza il quid necessario per dimostrare che tipo di reato avessi commesso; intanto, la calca dei miei elettori invadeva il piazzale antistante al posto. Dopo circa quattro ore fui cacciato via con fastidio. Era finita per me l’Età del Diritto ed era iniziata quella della Giustizia; anzi, del Giustizialismo! Nel frattempo alcuni personaggi politici (INTERESSATI) mi consigliavano di dimettermi da assessore per evitare fastidi ben più gravi…perché? (sapevano di qualche congiura?) Ma, il Ciro Esposito di quel tempo, non accettava minacce e consigli estemporanei: la mia coscienza era in regola e se li avessi ascoltati mi sarei si risparmiato l’ignominiosa qualifica ma sarei passato per un ricattabile vile…! Alla prossima…altre amenità.