SOLIDARIETÀ ALL’OPERATORE 118 DAI COLLEGHI E CONDANNA DI UN SISTEMA DISTORTO

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I volontari del 118 hanno espresso solidarietà al loro collega che nei giorni scorsi ha tentato di porre in essere un tentativo disperato e in una nota hanno espresso il loro rammarico per il silenzio che come al solito, caratterizza l’atteggiamento del direttore generale dell’Asl, anche dinanzi ad episodi gravi come quello che fortunatamente è stato scongiurato. “Dopo l’episodio di Wladimiro Menale, operatore volontario che nei giorni scorsi ha cercato di fare valere i propri diritti legandosi ad un palo e minacciando di darsi fuoco – si legge-  ci si aspettava che almeno il Direttore generale dell’ASL Caserta avrebbe speso qualche parola, ma il solito silenzio assordante, tipico di chi non ha argomenti utili a smentire quanto affermato dal Menale si è rivelata ancora una volta essere l’unica preoccupante e grave risposta. Si continua quindi, con turni massacranti, talvolta senza personale medico per 12 ore di lavoro al costo di 100 euro: meno di quanto costa all’ASL un infermiere e un autista soccorritore in ferie”. Alcuni volontari, ormai solidali con il loro collega Wladimiro, fanno sapere che iniziano a formarsi gruppi per chiedere, dopo la pausa estiva, risposte concrete. “È ora di fare delle scelte e di capire chi o cosa c’è dietro al sistema 118. Chiederemo agli inquirenti e alle istituzioni che hanno interrogato il collega di Mondragone di ascoltare anche il governatore della Misericordia di Caivano insieme al Direttore generale e al Presidente della Commissione Sanità Stefano Graziano per verificare non solo il trattamento riservato ai volontari anche da parte di chi, alle dipendenze della Misericordia, si occupa delle turnazioni del personale, ma anche se chi si occupa di Sanità nel nostro territorio era al corrente di questo sistema intollerabile, tanto da indurre le persone a gesti estremi.” Ulteriore stortura è quella inerente l’alto rischio di contagio del personale 118; nonostante le precauzioni e l’uso dei  dispositivi individuali da parte del personale 118, pare che a bordo delle ambulanze vi siano infermieri provenienti da altre strutture sanitarie tipo case di riposo e centri di dialisi o addirittura Marescialli di esercito e aeronautica militare infermieri, che svolgendo “volontariato?” e quindi entrando nelle zone rosse,   a contatto con pazienti positivi, rischiano di contagiare i luoghi in cui esercitano la loro professione da dipendenti. Un sistema dunque che, oltre a non garantire sicurezza alla comunità, permette a queste persone di coprire anche 20 turni di 13 ore al mese, guadagnando circa 1300 euro a nero. Una serie di irregolarità, insomma, che dalle testimonianze dei volontari risulterebbero essere documentate e  meritevoli di ascolto dalle autorità competenti.