LO SCANDALO DEL CAVALLO MORTO DELLA REGGIA DI CASERTA, MA DI CHI È LA COLPA?

0

IL WEB SI È SCATENATO E TUTTI SI SONO RISCOPERTI NEO ANIMALISTI. MA NOI CHIEDIAMO CHIAREZZA AL SINDACO CARLO MARINO

           –  di Fausto Pillitteri   –                    

cavallo LO SCANDALO DEL CAVALLO MORTO DELLA REGGIA DI CASERTA, MA DI CHI È LA COLPA?
La  triste  immagine  del  cavallo  morto   –   fonte facebook

CASERTA – A tutti si stringe il cuore nel vedere la fine di un animale, stramazzato sul selciato, con l’occhio smarrito, indifeso e solo, mentre cerca di resistere strenuamente alla morte prima di esalare l’ultimo respiro. L’indignazione collettiva monta e allora ci si affida al web, tanto non costa nulla e poi si può godere anche di un attimo di notorietà che ai fini elettorali non fa mai male. Ma proviamo ad analizzare in maniera fredda, distaccata, quanto è purtroppo accaduto. Il servizio delle botticelle esiste in moltissime città italiane, anche estere, quelle civilissime, ed è un modo caratteristico per offrire un servizio di mobilità al turista, forse uno dei più antichi. Il rapporto tra il conducente e il cavallo è simbiotico, e nella stragrande maggioranza dei casi alla base c’è sempre un legame affettivo tra uomo e animale. Il cavallo nella storia ha accompagnato l’uomo nelle fatiche dei campi, durante gli spostamenti, nello sport e anche in guerra, e tanti di questi nobili animali sono morti durante il loro servizio. Il cinema e la letteratura hanno raccontato appassionanti storie sul rapporto tra uomo e cavallo: Seabiscuit, nestore ultima corsa alberto sordi AP scaled LO SCANDALO DEL CAVALLO MORTO DELLA REGGIA DI CASERTA, MA DI CHI È LA COLPA?L’uomo che sussurrava ai cavalli, War horse, Nestore, l’ultima corsa, e perfino Febbre da cavallo con il mitico Soldatino, questi solo per elencarne alcuni, ma nella fattispecie proprio il film interpretato dal grande Alberto Sordi, che racconta la storia di Gaetano Bernardini, anziano vetturino romano, che per sopraggiunta anzianità di servizio sua e anche del fidato compagno equino di nome Nestore, deve necessariamente porre fine all’esistenza del povero cavallo portandolo al mattatoio comunale. Le proverà tutte Gaetano pur di salvare il suo amico Nestore da una così indecorosa fine, ma sfortunatamente non potrà evitare il triste epilogo. Sì, perché i cavalli a fine carriera fanno questa fine, terminano al mattatoio, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Ma di questo nessuno si indigna. Non in Grecia, dove invece di sdegnarsi hanno fatto di più. La notizia risale a poco più di una settimana fa, quando il governo ellenico ha vietato l’allevamento e l’utilizzo di cani, gatti e cavalli per la produzione di pellicce, cuoio, carne o per la fabbricazione di medicinali o altre sostanze, insomma c’è andato giù duro e ha lanciato alla emancipata Europa un segnale di civiltà sulla tutela degli animali di affezione. Pure in America ci hanno provato a vietare la macellazione dei cavalli, seppure con scarsi risultati, anche se ad onor del vero in qualche stato il divieto ancora rimane, e se negli States la carne di cavallo non ha molti estimatori questo si deve esclusivamente ad un retaggio anglosassone. Nella maggior parte del mondo però la carne di cavallo si consuma, magari inconsapevolmente, come succede ai consumatori degli hamburger di Burger King in Irlanda, o a quelli francesi appassionati del ragù delle lasagne surgelate Findus, o del ripieno dei ravioli Buitoni. In Italia c’è chi lo fa con consapevolezza, come ad esempio i pugliesi, che non possono rinunciare alle braciole di carne di cavallo che sono un caposaldo della cucina del tacco d’Italia. Ma non vogliamo assolutamente entrare nel merito di un argomento così eticamente spigoloso come quello dell’utilizzo ai fini alimentari di alcuni animali considerati d’affezione nella svariate culture gastronomiche che caratterizzano i vari popoli del pianeta. Tutto è rapportato alla cultura e alla sensibilità di una etnia, come a quella di un singolo, e ogni variabile deve essere rispettata.

vetturini reggia LO SCANDALO DEL CAVALLO MORTO DELLA REGGIA DI CASERTA, MA DI CHI È LA COLPA?Ma torniamo al caso di Caserta, dove un cavallo è morto, forse stremato dallo sforzo a cui era stato sottoposto sotto un sole rovente. Ed è naturale chiedersi perché e chi ha autorizzato il servizio delle botticelle in una giornata torrida dei primi di agosto? Come è legittimo domandarsi, se esiste un regolamento comunale dedicato a tale servizio, e se sì cosa prevede in merito al controllo e alla tutela della salute degli animali per questo utilizzati? Vogliamo forse addebitare le responsabilità esclusivamente al vetturino? Ne vogliamo parlare dei vetturini che operano nella Reggia di Caserta? Ebbene, questi non sono altro che 6 o 7 casertani che si sono inventati questa attività e se la tramandano di generazione in generazione. Un gruppo che è tollerato e forse anche utilizzato dalla direzione della Reggia, come quando nel 2017 proprio il visionario Mauro Felicori impose a questi la divisa da “schiattamorto” con relativo comunicato stampa ripreso da tutti i media nazionali, ennesima operazione d’immagine volta a costruire il personaggio Felicori, che di fatto li ha riconosciuti ufficialmente come fautori di un servizio a corredo dei tanti offerti nel Palazzo Reale. Ma anche in questo caso pare che nessuno all’epoca abbia chiesto maggiori tutele per i poveri cavalli, ausiliari silenziosi, eppure l’estate arriva puntualmente ogni anno, le salite sono sempre le stesse così come le temperature stagionali. Magari siamo malpensanti, forse esiste un regolamento comunale che tuteli gli equidi e noi non ne siamo a conoscenza, e per questo chiediamo lumi al sindaco Carlo Marino. Perché qualora questo regolamento esistesse il primo cittadino dovrebbe spiegarci perché non è stato adottato o cosa è andato storto. Ma nel caso in cui il comune di Caserta ne fosse sprovvisto, lo invitiamo a prendere spunto dall’Ordinanza n. 117 del 28 giugno 2018, a firma della sindaca di Roma Virginia Raggi, che vieta la circolazione dei veicoli a trazione animale e disposizioni a tutela degli equidi nelle attività ludiche e sportive in presenza di ondate di calore di particolare intensità con un livello di rischio 3 del bollettino diramato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Purtroppo il dato certo è che il povero cavallo è morto, e forse invece di scandalizzarsi giusto il tempo di un post seguendo il trend del mondo social, sarebbe il caso che chi di competenza si adoperasse affinché episodi del genere non si verifichino più.