SUD, QUESTIONE MERIDIONALE E MAFIE: “ALIBI PER LE PROPRIE INCAPACITÀ”

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         –      di Nicolò Antonio Cuscunà     –     

Da tutti è risaputa l’esistenza della “questione meridionale”, stabilirne la genesi serve poco alla comprensione-soluzione del problema, di fatto esiste e non se ne vede la soluzione. Colpa dell’unità d’Italia fatta con le armi anglo-massonico-piemontesi, dei governi post-unitari e del fascismo, fatto sta che neanche la “Cassa per il Mezzogiorno” e l’attuale ministero per il Sud trovano soluzioni adeguate e definitive. C’è da osservare che non tutto il Sud è uguale, cioè, non tutte le regioni geograficamente poste a sud di Roma, vivono costumanze economico-sociali simili ed uguali. Negli anni d’oro della destra-sociale almirantiana era in uso affermare: ” il Sud sarà la tomba del sistema”, e per sistema s’intendeva quello di potere democraticocristiano aperto alla sinistra. S’è visto non essere così. Oggi possiamo dire: ” …il Sistema ha seppellito il Sud”. Fiumi di parole, tonnellate di scritti. Tramontati i partiti dell’arco costituzionale e non solo, la questione meridionale rimane “questione da risolvere”. L’istituzione degli Enti Regione del 1970, col decentramento governativo, invece di risolvere la “questione” l’ha aumentata ed il trascorrere del tempo l’ha aggravata incancrenendola e rendendola endemica.  Il problema resta e di fatto:”… è sempre colpa della classe politica, oppure delle genti del Sud Italia? Le “mafie” hanno avuto ed ancora hanno un ruolo nell’arretratezza del Sud Italia?

Le mafie hanno avuto ed ancora detengono ruoli importanti, determinanti al punto da “sostituirsi allo stato”. Dove le leggi del “diritto” latitano, dove la “costituzione” non è garantita, quei vuoti sono sistematicamente occupati dall’ANTISTATO, cioè: ” le mafie”. I fallimenti dell’ordine democratico-costituito hanno creato l’humus fertile per l’attecchimento e crescita di ‘ndrangheta, mafia siciliana, camorra, sacra corona unita e mafie d’importazione. Sovrapponendo alla mappa geografica del Sud le aree dei “FALLIMENTI dello Stato”, si evidenzia la PRESENZA delle famiglie mafiose. Esempi sono: nella piana di Gioia Tauro -fallimento del 5° centro siderurgico, centrale termoelettrica a carbone col ripiego del solo porto senza sviluppo industriale. Le storiche famiglie mafiose, del controllo affari silvo-pastorali, con i soldi del “pacchetto Colombo” -1971- di fatto si trasformano in imprese del malaffare dai colletti bianchi col controllo ed esportazione, di tutti i traffici illegali da e per l’Italia. Stessa cosa dicasi per la “Locride”, fallimento del petrolchimico di Saline Ionico, idem per Sicilia, Puglia e Campania – terremoto ’80; ex Italsider; gestione RSU, Terra dei fuochi, ecc… Dove fallisce lo Stato con le Sue Istituzioni, le organizzazioni mafiose crescono e prosperano sostituendone le garanzie-democratiche. Nei decenni, l’aggravarsi del problema s’evidenzia anche negli adeguamenti degli usi e costumi delle popolazioni presenti nelle aree NON controllate dallo Stato.

Le istituzioni decentrate dello Stato sono le Regioni con gli Enti Locali dipendenti e connessi nella gestione del territorio. Dal turismo alla sanità, passando per la scuola, formazione-professionale e trasporti, le Regioni sono “padre padrone”. Tutte le materie utili allo sviluppo del territorio, compreso la tutela ambientale, sono pertinenze regionali. È facile arguire l’importanza delle scelte da farsi in materia di programmi e uomini idonei a realizzarli.  A questo punto la domanda iniziale si presenta in tutta la sua “drammaticità”: di chi è la colpa dell’arretratezza del Sud Italia”? …Se lo Stato ci rappresenta, se le regioni ci rappresentano, se i comuni ci rappresentano, se siamo noi a scegliere col voto chi ci rappresenta in tali ENTI, appare evidente l’importanza della scelta. L’arma democratica della scelta – VOTO – va utilizzata con oculatezza, con intelligenza, con sapienza, nella consapevolezza che essa rappresenta e determina il nostro e l’altrui FUTURO.

Tramontato il voto ideale, ideologico di parte, dei partiti garanti di programmi e uomini, il metro di misura, per scegliere il futuro, cada sulle ” competenze, serietà. rettitudine di chi dovrà rappresentarci e nella concretezza di programmi semplici da realizzare.

Diritto al lavoro, alla tutela della salute, all’istruzione, alla tutela dell’ambiente diventino pietre miliari per le scelte. Donne e uomini NUOVI, non compromessi col passato, non bandiere al vento ma rigidi pilastri su cui costruire il “NUOVO SUD ITALIA”.