“UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO”: L’IMMOBILISMO DELLA SOCIETÀ RACCONTATO DA MARIO MONICELLI 

0

       –         di Mariantonietta Losanno           –     

La morte di Mario “UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO”: L’IMMOBILISMO DELLA SOCIETÀ RACCONTATO DA MARIO MONICELLI 
La morte di Mario

Il benessere va programmato: “L’importante è avere un piano”, come affermava con astuzia “Parasite”, una pellicola che ha saputo mettere in scena una vera e propria lotta di classe, fornendone una rappresentazione da due prospettive opposte, quella dei poveri che si ingegnano per restare in vita, e quella dei ricchi che vivono nella superficialità e agiscono ingenuamente. Anche una strategia perfetta, però, nasconde conseguenze imprevedibili. “Un borghese piccolo piccolo” racconta la storia di Giovanni (Alberto Sordi), un impiegato al ministero che ha un figlio ragioniere e una moglie casalinga. Appena viene a conoscenza di un concorso i cui vincitori verranno assunti al ministero le prova tutte, muovendosi nel grande universo clientelare delle raccomandazioni (spinto dall’idea di “sistemare” il proprio figlio), arrivando persino a farsi massone. Il giorno del concorso, quando ci si aspetta di assistere al tragicomico tentativo di un raccomandato povero e imbranato di fregare tutti sul lavoro, viene ucciso in una sparatoria. Da questo momento in

Liniziazione massonica “UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO”: L’IMMOBILISMO DELLA SOCIETÀ RACCONTATO DA MARIO MONICELLI 
L’iniziazione massonica

poi la pellicola sprofonda in una dimensione di cupezza disarmante e sconvolgente, in cui si perde ogni speranza: l’atmosfera scivola verso un dramma asfissiante, violento e vendicativo.

Monicelli si muove in bilico tra l’ironia e la paura; nella prima parte del film si è totalmente ignari del fatto che si sta in realtà ridendo anche di se stessi, di quella società di cui facciamo parte anche noi: una società che ha smarrito il sistema dei valori, del buon senso, che annienta le coscienze civili. L’unico espediente a cui ricorrere è, dunque, la giustizia privata, che fa agire in maniera feroce ma lucida e consapevole. Monicelli disegna la sua opera mosso da un inguaribile pessimismo ma di indubbia lungimiranza: “Un borghese piccolo piccolo” è una pellicola drammaticamente attuale, è un racconto intriso di una assoluta sfiducia sul possibile progresso di un Parse che sembra aver perduto ogni sentimento collettivo in favore di un individualismo squilibrato e scorretto.

Giovanni Vivaldi e la sua vittima “UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO”: L’IMMOBILISMO DELLA SOCIETÀ RACCONTATO DA MARIO MONICELLI 
Giovanni Vivaldi e la sua vittima

Monicelli mette in scena il Potere, quello che aveva descritto anche Tiziano Terzani: “…perché il Potere corrompe, il Potere ti fagocita, il Potere ti tira dentro di sé”. Siamo certi, però, che mettere in atto un piano spietato di vendetta non equivalga a conformarsi alla stessa mentalità di chi detiene il Potere? Dopo che la società ha costretto gli uomini a lavori monotoni e spesso logoranti per tutta una vita, non si arriva, forse, ad un momento in cui si prova ammirazione nei confronti di chi ha le capacità di farsi avanti nella vita, pur non meritandolo? È facile opporsi senza avere il coraggio di sottrarsi a questi meccanismi corrotti. Il “farsi giustizia da sé” (tema centrale, ad esempio, ne “Il segreto dei suoi occhi”), diventa, dunque, un concetto sul quale soffermarsi.

La critica di Monicelli, partendo da una minuscola borghesia si amplia all’intera collettività arrivista e asservita ad un potere quasi invisibile: “Un borghese piccolo piccolo” è un atto di accusa sociale e politica, che scava nelle miserie umane del quotidiano offrendo allo spettatore un ritratto feroce – e tutt’altro che consolatorio – di un’Italia impaurita, egoista e disillusa.