LE RAGIONI DI UN UOMO…VENT’ANNI PER RICONOSCERE QUELLE DELL’AVVOCATO DOMENICO RUSSO

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avv. Domenico Antonio Russo LE RAGIONI DI UN UOMO...VENTANNI PER RICONOSCERE QUELLE DELLAVVOCATO DOMENICO RUSSO
avv. Domenico Antonio Russo

(f.n.) – E se le ragioni di un uomo, per essere riconosciute ufficialmente e procurare inoltre un legittimo sollievo, devono attraversare le generazioni e le diverse tendenze che si sgomitolano  in vent’anni di vita, forse dovremmo trovare una ricetta miracolosa, per scendere a patti col tempo e con il pensiero, con l’anima e con le emozioni, affinché la verità non ci trovi esausti e rischi di non ricevere la giusta accoglienza,  magari… dovremmo apprestarci a contrattare con le passioni per frenare l’invecchiamento fisico e mentale e far sì che il disincanto non distrugga sul nascere, la soddisfazione, traducendola in quella sconfortante sensazione che aggredisce quando ritieni di essere stato, tuttavia, preso in giro dal destino. E vent’anni sono stati necessari perché l’avvocato Domenico Antonio Russo del Foro di Santa Maria Capua Vetere, ottenesse il riconoscimento delle sue ragioni… È stata infatti la Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione a sancirlo con una esemplare sentenza emessa nello scorso mese di dicembre e depositata nel maggio del corrente anno.

L’avvocato Russo, difeso dall’avvocato Salvatore Claudio Aronne, era parte civile in un processo a carico di due colleghi, con i quali al tempo dei fatti condivideva lo studio professionale,           l’avvocato Roberto Barresi, già consigliere dell’Ordine degli Avvocati di S. Maria C.V., e l’avvocato Emiliano de’ Ruggiero, entrambi del Foro di S. Maria C.V., difesi dall’avvocato Giuseppe Stellato. Il Barresi, come risulta dalla denuncia- querela a suo carico, presentata a suo tempo dall’avvocato Russo,  qualche tempo prima dei fatti, oggetto del processo,  si era allontanato dalla casa coniugale, la qual cosa gli aveva creato un certo  disagio dal punto di vista abitativo e nel dicembre del 2002 il Barresi stesso si impadroniva quindi,  degli spazi in uso all’avvocato Russo, spazi compresi nell’ambito dello studio che i tre avvocati avevano in comune, situato in Santa Maria C.V. al Corso De Carolis n. 39, impedendo all’avvocato Russo di accedervi. A seguito della denunzia, sporta dal Russo, lo studio, che in precedenza, era stato ampliato e ristrutturato a spese di tutti e tre gli avvocati, fu nell’immediatezza posto sotto sequestro, tanto è vero che ii Barresi si vide costretto a restituire arredi, fascicoli e quant’altro al malcapitato avvocato Russo improvvisamente privato della possibilità di esercitare la professione.

Incardinatosi ii processo dinanzi al giudice monocratico presso il Tribunale di S. Maria C.V. (Dottor A. Aran) il Pubblico Ministero precedente, contestava il reato di favoreggiamento a carico del de’ Ruggiero (il Barresi rispondeva di violenza privata ed altro). Ebbene, i due, a fronte di fatti incontrovertibili (testimonianza sia
delle Forze dell’Ordine intervenute in costanza di reato  sia di due praticanti dello studio) venivano incredibilmente assolti dai reati ascritti con una discutibile sentenza del giudice.

La sentenza di primo grado veniva impugnata dal Procuratore della Repubblica e dalla parte civile. L’adita Corte di appello di Napoli, con una ancor più discutibile sentenza, confermava quella di primo grado. Intervenuta, nelle more, la prescrizione dei reati, l’avvocato Russo ricorreva per cassazione (entrambi gli imputati non si costituivano dinanzi alla Suprema Corte) ai soli effetti civili. La Corte di Cassazione, attesa la prescrizione dei reati, ma, censurando pesantemente le motivazioni della sentenza di secondo grado, cosi statuiva in dispositivo “Annulla la sentenza impugnata e rinvia per nuovo esame al giudice civile competente per valore in grado di appello. Spese di parte civile al definitivo.

“La sentenza della Cassazione, – ha dichiarato l’avvocato Russo– dopo le scandalose, per usare un eufemismo, sentenze di primo e secondo grado, le lapidarie motivazioni del Giudice Supremo letteralmente demoliscono le assurdità poste a base delle due precedenti sentenze, mi rende, quand’anche in parte, giustizia. Mi aspetto altrettanto   dalla   Corte   di   Appello   di   Napoli   per   quel   che   attiene all’instaurato   giudizio   civile, circostanza   evidentemente   non   presa nemmeno in considerazione dal Barresi e dal de’ Ruggiero”.