BREVE ANALISI CRITICA DELLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI CONDANNA DI MASSIMO GIUSEPPE BOSSETTI

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    malke BREVE ANALISI CRITICA DELLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI CONDANNA DI MASSIMO GIUSEPPE BOSSETTI–      di Ursula Franco       –         

A pag. 144 delle motivazioni della sentenza di primo grado si legge: “Quanto all’assenza di movente, pure denunciata dalla difesa, Yara aveva il reggiseno slacciato e gli slip tagliati e sul computer dell’imputato sono state rintracciate tracce di ricerche a carattere latamente pedopornografico, tra cui alcune sicuramente Yara Gambirasio BREVE ANALISI CRITICA DELLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI CONDANNA DI MASSIMO GIUSEPPE BOSSETTIriconducibili a lui ed è, dunque, ragionevole ritenere che l’omicidio sia maturato in un contesto di avances a sfondo sessuale, verosimilmente respinte dalla ragazza, in grado di scatenare nell’imputato una reazione di violenza e sadismo di cui non aveva mai dato prova fino ad allora. Il fatto che sul cadavere, il cui stato di conservazione era oltretutto gravemente compromesso, non siano state rinvenute tracce di una violenza sessuale consumata, del resto, non vale ad escludere il movente sessuale inteso in senso lato, testimoniato dagli interventi sul reggiseno e sugli slip e dalla ripetuta applicazione di un tagliente in diversi distretti corporei in modo da far sanguinare la vittima mantenendola in vita”

massimo bossetti facebook BREVE ANALISI CRITICA DELLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI CONDANNA DI MASSIMO GIUSEPPE BOSSETTIE’ vero che il movente dell’omicidio di Yara Gambirasio è sessuale, ma Massimo Giuseppe Bossetti non ha mai neanche lontanamente pensato di avere un rapporto sessuale vero e proprio con la sua vittima. Bossetti non si esibì in “avances a sfondo sessuale” e l’omicidio non seguì ad un rifiuto di Yara. 

Massimo Giuseppe Bossetti non si trovò a dover affrontare una situazione inaspettata, aveva infatti programmato, chissà da quanto tempo, ciò che mise in atto il giorno in cui uccise la Gambirasio. 

Il movente dell’omicidio di Yara è comunque sessuale, se è vero che Bossetti non agì atti sessuali veri e propri, egli agì però atti sessuali sostitutivi tipici dei predatori sessualmente incompetenti, quali gli “interventi sul reggiseno e sugli slip e la ripetuta applicazione di un tagliente in diversi distretti corporei.” 

L’omicidio di Yara si può definire Sexual Homicide pur in assenza di atti sessuali veri e propri in quanto: 

– La tecnica omicidiaria di Bossetti avvalora l’ipotesi del movente sessuale, con tutta probabilità, uccise la ragazza colpendola con le mani. Cercare un contatto fisico con la vittima durante l’omicidio è una caratteristica dei Sexual Murderer.

– Le slacciò il reggiseno e le recise le mutandine.

– Infierì sul corpo inerme con un coltello.

Tutti questi comportamenti ci suggeriscono senza ombra di dubbio un movente sessuale e sono equiparabili ad una vera e propria attività sessuale sulla vittima (Substitute Sexual Activity). 

A pag. 145 si legge: ”(…) il corpo di Yara Gambirasio presentava una profonda lesione da taglio da un estremo all’altro dell’emicirconferenza anteriore del collo, una lesione superficiale in regione mammaria sinistra lungo tutto il torace, un’estesa lesione a forma di X e una a forma di J in regione dorsale, tagli simmetrici ai polsi e due soluzioni di continuo alla gamba destra, un’intaccatura a forma di mandorla alla mandibola destra, risultato dell’azione di un’arma da punta e da taglio, e tre lesioni contusive al capo (allo zigomo sinistro, all’angolo mandibolare destro e alla nuca, frutto di tre distinte azioni traumatiche (…) e a pag. 146: “Tutte le lesioni, anche quelle più superficiali, sono state inflitte quando la vittima era ancora in vita- non è dato sapere con quale livello di coscienza- e hanno provocato un sanguinamento. il corpo è stato ruotato e lesionato sia nella parte anteriore sia in quella posteriore, tagliato in modo lineare e, nel caso dei polsi, simmetrico, ossia con modalità tali da escludere la ‘furia’ dei colpi tipica del dolo d’impeto e, al contrario, connotate dall’ansia dell’agente di appagare la propria volontà arrecare dolore, caratterizzante le sevizie”

In questo stralcio di motivazioni si legge che le lesioni riscontrate sui poveri resti di Yara non sono quelle tipiche della ‘furia’ del dolo d’impeto, questa affermazione contraddice la ricostruzione precedente, ovvero che l’omicidio fu scatenato da una reazione di Yara ad alcune “avances” dell’omicida. 

Non furono invece “avances” respinte a scatenare l’omicidio. Ciò che spinse Bossetti ad aggredire la giovane Yara fu un desiderio di seviziarla. Un desiderio maturato nelle sue perverse fantasie ed agito in un momento di stress dovuto a problemi lavorativi e ad un conflitto tra lui e sua moglie Marita. 

Massimo Giuseppe Bossetti frequentava l’area in cui viveva Yara e aveva notato la ragazza. Nei giorni precedenti al delitto cercò e studiò i movimenti della sua giovane vittima, fantasticò e pianificò l’omicidio fino al momento in cui gli si presentarono le condizioni ideali per metterlo in atto.

Bossetti condusse con sé un coltello che usò solo nella seconda fase dell’omicidio e che non lasciò sulla scena criminis, una riprova della premeditazione. 

Massimo Giuseppe Bossetti sequestrò ed uccise Yara utilizzando la cosiddetta tecnica dello squalo, una tecnica cara a molti predatori che cercano una vittima muovendosi a bordo di un mezzo di trasporto, la catturano velocemente e la uccidono, o nel luogo della cattura o in un posto isolato dove possono agire indisturbati. Un comportamento che caratterizza alcuni tra i serial killer che vivono in famiglia e che quindi devono cercare ed uccidere le proprie vittime ad una certa distanza di sicurezza da casa propria. Bossetti intercettò Yara mentre la stessa, di ritorno dalla palestra, si stava dirigendo a piedi verso casa e la condusse nel campo di Chignolo d’Isola dove la abbandonò ferita a morte. I predatori sono spesso abili manipolatori, capaci di conquistare la fiducia delle loro vittime al fine di condurle nella propria ‘comfort zone’, un’area dove sono in grado di agire le proprie fantasie. Bossetti convinse Yara a salire sul furgone ed in seguito la portò al campo di Chignolo d’Isola, dove la bambina, resasi conto del pericolo, tentò di fuggire ma invano.

Il movente dell’omicidio commesso da Bossetti non è collocabile nel novero dei moventi degli omicidi comuni ma è un movente intrapsichico, tipico degli omicidi sessuali che sono solo apparentemente omicidi senza movente (Motiveless Homicide). 

Le lesioni inferte con il coltello da Bossetti al corpo inerme di Yara, sono da considerarsi una personation, l’act out del core delle sue ricorrenti fantasie, il suo biglietto da visita, la sua firma.

La personation ci fornisce informazioni sulla personalità di un predatore violento ed è la manifestazione più intima delle sue patologiche fantasie, è un marchio personalizzato carico di significato ed estremamente gratificante per chi lo mette in pratica. In modo semplicistico si può affermare che fu proprio il desiderio di agire quella precisa personation a spingere Bossetti ad uccidere.

Un’altra osservazione presente nelle motivazioni della sentenza a pag. 147 ci conferma che Bossetti non uccise perché respinto: “Nel nostro caso Massimo Bossetti non ha agito in modo incontrollato, sferrando una pluralità di fendenti, ma ha operato sul corpo della vittima per inapprezzabile lasso temporale, girandolo, alzando i vestiti tracciando, mentre la ragazza era ancora in vita, dei tagli lineari e in parte simmetrici, in alcuni casi superficiali, in altri casi in distretti non vitali, e, dunque, idonei a causare sanguinamento e dolore ma non l’immediato decesso”

Gli autori di omicidi come quello di Yara sono anche detti Sexual Sadistic, sono soggetti che ottengono la loro gratificazione sessuale non da atti sessuali veri e propri ma dall’umiliare, torturate e uccidere la propria vittima, traggono piacere dal terrore che riescono a far provare alle loro vittime; generalmente hanno subito abusi sessuali e sono affetti da parafilie, sono spesso sessualmente incompetenti, hanno tra i 30 e i 40 anni, sono sposati con famiglia, non hanno precedenti, pianificano tutto meticolosamente, conducono con sé il kit necessario per mettere in pratica le proprie fantasie e, dopo averla fatta salire in auto, portano la loro vittima in un’area sicura dove possono agire indisturbati. 

Per quanto riguarda l’età del Bossetti, 40 anni al suo primo omicidio, rientra nel range di età dei Sexual Sadistic cui corrispondono anche tutte le altre caratteristiche, inoltre, dall’analisi del carteggio intrattenuto con la detenuta Gina si evince non solo che Bossetti è stato vittima di abusi ma anche che la sua età emozionale non corrisponde alla sua età anagrafica. 

In conclusione, Bossetti ha ucciso una volta sola ma è a tutti gli effetti, da un punto di vista psichico e comportamentale, un Anger-Excitation Sexual Murderer, un omicida per lussuria. L’omicidio per lussuria è un omicidio comune tra i serial killer e per questo motivo Bossetti deve essere considerato un serial killer in fieri. L’omicidio di Yara è stato premeditato per anni ed è figlio delle fantasie ossessive del suo autore. I serial killer uccidono per il piacere di torturare e di uccidere, non perché gli sfugga di mano una situazione, ignorarlo rende imprecise e perfino benevole le motivazioni della sentenza, ma soprattutto vizierà un eventuale giudizio sulla pericolosità sociale di Bossetti.

P.S. I giornali riportano che Bossetti, dopo aver letto la storia delle presunte avances, abbia smentito questa circostanza, lo ha fatto senza difficoltà perché non corrisponde al vero.

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