CICCHITTO: “M5S AL BIVIO, TORNARE ALLE ORIGINI O SALVARE ESECUTIVO E POLTRONE”

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Fabrizio Cicchitto ReL CICCHITTO: “M5S AL BIVIO, TORNARE ALLE ORIGINI O SALVARE ESECUTIVO E POLTRONE”“Al di là delle apparenze e di molte buffonate, la politica è una cosa seria specie se a renderla tale ci si mettono la pandemia e una dura recessione economica e sociale – ha dichiarato nell’edizione odierna al quotidiano ‘Libero’ Fabrizio Cicchitto, Presidente di Riformismo e Libertà – In un contesto di questo tipo, per il M5S non poteva non arrivare l’ora della verità. La loro assemblea è stata insieme una riunione politica e una seduta psicoanalitica derivante da una questione di fondo: dalla posizione con cui il M5S è nato e si è sviluppato nella politica italiana sino al 2018 e la sua condizione attuale c’è un autentico abisso. L’intuizione geniale di Beppe Grillo e Casaleggio è stata quella di costruire dall’alto, attraverso le sortite mediatiche di un comico stravagante e la piattaforma Rousseau costruita da un tecnico della comunicazione politica attraverso internet, il partito dell’antipolitica che non doveva fare alleanze con nessuna delle forze politiche esistenti. Ma anzi contrapporsi a queste. Da qui derivava un movimento politico fondato appunto sull’antipolitica, guidato dall’alto dai suoi fondatori, con parlamentari presi dalla strada, che in Parlamento dovevano esserci «portavoce del movimento», tanto si trattava di una struttura istituzionale da aprire come una scatola di tonno. La piattaforma programmatica era fondata sull’utilizzazione del tutto assistenzialista delle risorse (esemplare il reddito di cittadinanza) su una linea anti-industriale («la decrescita felice», per cui l’Ilva andava trasformata in un grande parco giochi), sul rifiuto delle grandi infrastrutture («farina del diavolo»), quindi no Tap no Tav etc. Il risvolto di politica estera era altrettanto rivoluzionario: uscita dell’Italia dalla Nato, dall’euro, una grande simpatia per Putin, una nostalgia per il guevarismo con il conseguente sostegno a Maduro. Bene o male nella legislatura 2013-2018, questa piattaforma fu portata avanti con grande aggressività. I guai sono cominciati con la straripante vittoria alle elezioni del 2018. Con il 32% in Parlamento, il M5S si trovò in una condizione assai difficile: non aveva la maggioranza assoluta per fare un governo monocolore, però senza il suo concorso era impossibile fare alcun governo con la conseguenza di elezioni immediate che avrebbero messo a rischio quel 32% di parlamentari. Per proteggere quel tesoretto, da allora ad oggi i grillini sono andati incontro ad un rovesciamento totale delle loro posizioni originali tranne il caso del referendum sul taglio dei parlamentari. Il governo giallo-verde fu fatto per esclusione, perché il principale nemico era il Pd. Molto rapidamente, però, il capitano Salvini prese possesso del governo. Il segno che l’opinione pubblic aaveva capito chi conduceva le danze fu dato dalle elezioni europee dove fra la LegaeilM5S avvenne addirittura un rovesciamento (Lega al 33%, M5S al 17). Ma anche allora il ruolo dei grillini fu passivo. A mettere in crisi il governo giallo-verde non fu Di Maio ma Salvini. A questo punto, per tutelare il 32% delle politiche il M5S è passato da un estremo all’altro: dal rifiuto di ogni coalizione nella stessa legislatura ha realizzato l’una dopo l’altra due coalizioni di opposto segno: prima con la Lega poi con il Pd. Per di più, se ti devi misurare con la pandemia, con la recensione, ti devi per forza sporcare le mani con la politica industriale, con le infrastrutture, con l’Europa… C’è un ultimo dato paradossale, insieme numerico e politico: con l’unica autentica vittoria ottenuta, quella sul referendum, incrociando le cifre – dal taglio dei parlamentari alla diminuzione delle loro percentuali – i grillini rischiano nella prossima legislatura di essere la forza più ridimensionata, per usare una battuta di Grillo, la maggior parte dei dinosauri sterminati saranno proprio loro. Forse per questo Grillo propone un anti parlamentarismo totale: sostituirei referendum alla Camera e al Senato A parte queste mosse di teatro, però, i grillini si trovano di fronte ad una scelta strategica di fondo: o seguono Di Battista riproponendo la loro piattaforma originaria e quindi provocando la crisi di governo e le elezioni anticipate; o fanno un corso accelerato di realismo, di opportunismo, di governismo, seguendo il pragmatismo dell’avvocato del popolo Conte e probabilmente anche del ministro Di Maio. Seguendo questa seconda ipotesi, i grillini dovrebbero passare dalla pretesa di conquistare con la forza impetuosa di una protesta rivoluzionaria il 51% del mercato politico a essere una forza medio-piccola intorno al 10-15% con l’obiettivo di conservare una nicchia del mercato. Se si pensa a tutti i problemi che stanno sul tappeto vengono i brividi. È anche possibile che quello che sembrava un voto che avrebbe salvato il governo, si concluda con un bel botto perché sul Mes la scelta è ineludibile. A dirla verità sul Mes le scelte sono ineludibili per Tutti, anche per la Lega e Fratelli d’Italia perché anche la versione più trasgressiva del masochismo ha un limite invalicabile, quello di non tramutarsi in un involontario suicidio.”