SUCCURRERE MISERIS

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   –     di Michele Falcone      –          

Spesso, in situazioni disperate (guerre, carestie, disastri naturali), gli uomini riescono a dare il meglio di sé stessi fino a compiere gesti di abnegazione e di solidarietà che si collocano ai confini dell’eroismo. In situazioni di agiatezza, come quelle in cui abbiamo la fortuna di vivere, accade spesso, invece, che si chiudano le porte (ed i porti) a profughi e disperati in fuga. La migliore spiegazione di questa apparente contraddizione la si ritrova in un famoso verso dell’Eneide, quando la regina Didone, nell’accogliere Enea ed i suoi profughi (guarda caso proprio su quelle stesse coste africane dove oggi incombono gli spettrali lager libici), pronuncia queste parole memorabili:

“Non ignara mali, miseris succurrere disco”.

Ovvero: “Solo chi ha conosciuto la sventura sulla propria pelle può imparare a soccorrere gli sventurati”.

E poi dicono che il latino non serve, così come affermavano quei sinistri della contestazione del ‘68 …