CONTRORA, A MILANO LA MOSTRA DELLA CAMPANA TERESA ANTIGNANI

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1 2 217x300 CONTRORA, A MILANO LA MOSTRA DELLA CAMPANA TERESA ANTIGNANIMILANO – Controra è la prima mostra personale dell’artista campana Teresa Antignani (1991), voluta dalla galleria Lorenzo Vatalaro, nel cuore di Milano.

Centinaia le persone che hanno accolto l’apertura dell’esposizione dando vita ad un quartiere ormai poco abituato all’imprevisto.

Dal 23 Settembre è possibile visitare questo vero e proprio mix di materiali e (finalmente) contenuti di carattere sociale e politico non troppo usuali nell’attuale panorama dell’Arte Contemporanea.

Telescope, Artribune, Exibart, Cultweek, sono solo alcune delle testate che hanno parlato di Controra e della forte denuncia dell’artista sugli scempi ambientali che riguardano il territorio campano.

Controra è un messaggio dedicato al Mezzogiorno: che anche in arte si arrivi a parlare di ambiente, di femminile, di politica, di potentati, di comitati di lotta, di monnezza e Campania Felix non è fatto da poco

L’opera di Antignani ha radici nello studio dell’estetica barocca e della sua degenerazione. La politica dello scarto e la valorizzazione del reietto sono fondamento oltre che della sua arte, del suo lavoro di ricerca sociologica, quasi a testimoniare come nell’arte teoria e prassi coincidano perfettamente.

La selezione di opere proposte, alcune realizzate specificatamente per lo spazio, rendono espliciti molti tratti salienti del suo lavoro: dall’uso del rifiuto come materiale principe, alla tecnica dell’assemblaggio, del montaggio, inteso come processo di revisionismo storico, di riesame critico sulla base di nuove evidenze e di diverse interpretazioni.

Il pensiero dell’artista è fortemente connotato, profondamente legato alla cultura di appartenenza, quella del Mezzogiorno, territorio oggi carico di sofferenze ambientali e sociali, ma al contempo terra fertile e dalle profonde radici culturali.

Attraverso la sua pratica Antignani trasforma il vile in prezioso, armonizza il caos, definisce un senso alla denuncia costituendo un personale linguaggio dal carattere colto e festoso.

Nove i lavori esposti, opere ricche, effimere, cariche di rimandi archeologici, di simboli che si colorano e riluccicano di cultura antica, di oriente, in una radice comune che è fatta di molteplici espressioni di un’unica natura.