– di Nicolò Antonio Cuscunà –
A meno di un miracolo nelle prossime elezioni primaverili casertane, Marino è destinato a succedersi. Non è provocazione né auspicio, è amara constatazione. Possiamo spiegarci con esempi popolari o fare calcoli e proiezioni numerico-statistiche, il risultato, al momento, lo vedono sindaco per il prossimo quinquennio. Esempio popolare: “tanti galletti a cantare di mattino non fanno giorno”. Il gallo dominante li mette sotto raccogliendo intorno a se l’arem delle galline. Non sono il numero delle liste presentate a fare la somma dei voti, ma la qualità e potenza di fuoco elettorale dei presenti in lista a raccogliere i voti utili. Non si vincono le battaglie né le guerre presentandosi in anticipo sul campo di battaglia ed in ordine sparso. Alessandro Magno e Giulio Cesare – gli inventori dell’esercito organizzato -, sbaragliavano gli avversari in quanto strateghi pensanti, studiosi di piani di battaglia, organizzati nei dettagli conoscevano l’avversario da abbattere, avevano gli specialisti d’armi e l’impiegavano nel posto giusto con la tempistica appropriata. Piani strategici, programmi, conoscenza del terreno di scontro, tempistica degli interventi, studiosi anche delle condizioni zenitali. Disponevano di uomini allenati e specializzati (al soldo, soldati), competenti e conoscitori delle armi. Con questi elementi vincenti diventarono condottieri passando alla storia.
Al momento, sul terreno di scontro casertano, per la conquista della poltrona di sindaco, non si vedono Magni né Cesari, al massimo si vedono barbari e beduini pronti a ripercorrere la “tragedia” dell’altopiano Etiope dell’AMBARADAN.
Contro macchine da guerra ben organizzate -sinistra- e supportate da professionisti alla Rommel, abituati a tutti i terreni di scontro, in tutte le condizioni meteoriche, con truppe equipaggiate ed addestrate, non si contrappongono scorribande di “soldatini di piombo”. Non servono gruppi di “arditi” col pugnale in bocca e qualche granata d’epoca a rischio cilecca. Non servono ammiragli senza frequenza d’accademia né esperienza di navigazione (neanche di nave scuola), al massimo ordineranno alle proprie ciurme di “fare ammuina”. Ancor meno serve mettere la “propria bandiera” sul colle da conquistare. Prima si conquista usando il cervello, consapevoli che la conquista del colle è finalizzato a saperlo coltivare al solo fine del “SERVIZIO alla RES PUBBLICA”. A nulla servono le sagome di carri armati e manichini di guastatori paracadutati (F.I.) dietro le linee nemiche se si conoscono connivenze e spartizioni di potere col nemico (PD). Presentarsi alla città per farsi scegliere, servono: credibilità di uomini e programmi, dissociazione dal banale e dal consueto, oltre ad essere diversi e discontinui.
I partiti di riferimento sono un valore, vanno rispettati e non utilizzati come carri trasportatori. Se l’indicazione dei leader nazionali vanno in una direzione, non si comprende perché in periferia si imbocca la strada opposta e senza uscita. Prima delle elezioni regionali ultime, in casa Giorgia Meloni s’affermò la leadership a chi avesse raggiunto il 1° posto in consensi, territorio per territorio. Orbene, il leader della Lega Salvini, da Porta a Porta, ha ricordato (mettendo il cappello sulla sedia) la percentuale raggiunta a Caserta dal suo partito. Percentuale certamente superiore a quella ottenuta da F.d.I. e dal “paziente in agonia” Forza Italia. L’annuncio nazionale avrà pure un significato? Oppure Salvini è abituato, come tanti cosiddetti politici nostrani, ad aprire la bocca solo per respirare? Quell’annuncio è stato micidiale e chiarificatore, a buon intenditore …poche parole. Dopo l’annuncio il diluvio universale. Si salvi chi può. Tutti gli attendisti, possibilisti, speranzosi, ansiosi, desiderosi di diventare sindaco di Caserta, lancia in resta, barchetta disponibile, anche canotto gonfiabile, sono partiti all’arrembaggio.
Il nome del candidato a sindaco di Caserta, per le coalizioni (CD e CSX), come tutte le città capoluogo di provincia e di regione, sarà DISCUSSO e SCELTO a Roma. Illudersi di qualche eccezione si può, ma servono altri valori a conferma dell’eccezione. Per dirla alla moda (es): “servirebbe un Calenda, casomai donna, di grande credibilità, con competenze indispensabili a “bonificare il pantano Caserta”.
Su queste strade i leader locali del centro-destra dovrebbero incamminarsi, puntare alla coalizzazione e non alle divisioni. Unità d’intenti e non guerre intestine tra alleati. Conquistare una poltrona è poca cosa rispetto al servizio da elargire tramite quella poltrona. Tentare iniziali scaramucce, per accaparrarsi improbabili “teste di ponte”, serve solo a logorare i rapporti tra alleati dello stesso schieramento, oltre a creare sfiducia tra gli elettori. Nel caso contrario, le fughe solitarie in avanti, significano: “bramosia personale, egocentrismo smanioso per la conquista di posizioni non utili rispetto alle “urgenze e necessità da risolvere per la città”.
Comprendere queste ovvietà è questione d’intelligenza e di comuni intenti rispetto al servizio alla politica. Altre strade non se ne intravedono, o meglio, sono possibili ma non consigliabili, in quanto con facilità potrebbero trasformarsi in strade di campagna dissestate conduttrici nel nulla. Il tempo c’è ed è galantuomo, invertire marcia non è disonorevole né perdente, dimostrerebbe buon senso restituendo alla politica l’opportunità di “governare i popoli”.