QUEL CHE SI SEMINA …SI RACCOGLIE

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  –          di Nicolò Antonio Cuscunà        –            PROTESTE NAPOLI scaled QUEL CHE SI SEMINA ...SI RACCOGLIEIl presidente della regione Campania Vincenzo De Luca, riconfermato da un mese, evidentemente non l’aveva messo a conto. Cosa?  Un antico detto marinaro così recita: (l’ex sindaco di Salerno città di mare avrebbe conoscere) “…chi va per mare questi pesci prende…”. Non trascorre giorno senza che De Luca non offendi in diretta TV; non tralascia nessuno, amici, fantomatici nemici e conoscenti. Attacca, denigra, apostrofa, dileggia, offendere santi, eretici e demoni e per farlo usa fuoco, fulmini e saette.  Chi la fa …l’aspetti. Il presidente avrebbe dovuto mettere in conteggio la reazione, pacifica dei commercianti, violenta delle masse “antagoniste”, utili all’abbisogna. Se non l’aveva considerato significa solo che è un ciarlatano ad effetto …”domino”.

“Salute da tutelare” …”Senza soldi non si cantano messe”, questi gli striscioni innalzati ieri sera a Napoli per protesta contro il lockdown ordinato dal presidente De Luca. Chiusura oraria del commercio legato alla movida, o meglio alla vita notturna. Napoli, come tutte le città turistiche o commerciali, non producono economia solo dalle libagioni dei giovani in cerca di socialità o desiderosi dello sballo per moda e per dimenticare.     Anni addietro un’indagine tv sulla vita di notte nelle città, dimostrò la grande economia legata alle “normalità e anomalie” di Napoli. Sale cinematografiche, teatri piccoli, medi e grandi, ristoranti, pizzerie, girarrosto e rosticcerie, musica, ballo, prostituzione e contrabbando facevano di Napoli la città a ” prevalente economia notturna”. Negli anni le cose sono cambiate…, in peggio. Le attività legate al mondo notturno sono rimaste, in prevalenza, purtroppo, le illegali.  A Napoli i servizi sociali, fin dall’epoca del casato di Borbone -quartieri spagnoli-, nacquero ed ancora esistono su base “autarchica”. Già prima dell’INPS -voluto dal fascismo-, a Napoli esisteva l’assistenza e l’economia del “vicolo”. Nel vicolo si creava di tutto, il vicolo è la casa di tutti, il vicolo risolve i bisogni collettivi e dei singoli. Per gli anziani rimasti soli, non si ricorre all’assistenza domiciliare di badanti straniere. Le “comari” si dedicano e dispongono gli aiuti. Una volta erano le patate bollite cotte nelle caldaie accese ai cantoni di cui tutti disponevano, Oggi è diverso ed uguale, cambiano gli addendi resta il risultato: l’economia della sopravvivenza. Nessuno soffriva la fame nera, la fame era presente, come le malattie, ma si soffriva e appagava insieme. L’arte dell’arrangiarsi dei napoletani, la filosofia di Bellavista, il pacco e paccotto, le sofferenze descritte nel libro (film di Liliana Cavani) La Pelle di Curzio Malaparte, i centri sociali, i disoccupati organizzati, i deportati dai vicoli alle “Vele”, i ritornati nei vicoli dei! quartieri”, “Napule è” di Pino Daniele, sono la Napoli che ieri sera ha voluto rispondere al “lanciafiamme De Luca presidente della Regione”.

Interroghiamoci. Perché Napoli e non Roma o Milano?

Napoli non ha le condizioni delle altre città, non condivide né la cultura né l’economia e tampoco il modello di presidente regionale.

Chi la fa …l’aspetti!

Il provvedimento di chiusura delle “attività non essenziali” va bene per tutte le città d’Italia, ma non per Napoli. La città del Vesuvio è altra cosa. È la citta dell’economia del vicolo e dell’amore viscerale per Maradona evasore fiscale, traditore dei giovani e di tutti gli italiani (braccino ad ombrello da Fabio Fazio). Napoli è quella di Masaniello, delle 4 giornate, delle Mani sulla città laurina, del sangue di San Gennaro, della Federico II, dell’Italsider tradita non bonificata né reindustrializzata, del teatro San Carlo costruito in 8 mesi per volontà di Carlo di Borbone di Napoli, e degli ospedali San Giovanni Bosco più volte chiuso per la presenza di ratti, formiche e blatte. Napoli è la città delle eccellenze in Ricerca medica ed industriale, ma è anche priva della normale “assistenza sanitaria”. Napoli è le file notturne per le visite mediche, gli sportelli INPS e le Agenzie del Lavoro. Napoli è la città in cui ogni abuso è sopportato, le illegalità diventano fantasmi e l’assistenza sanitaria un privilegio da elemosinare.  In questo scenario De Luca è stato sopportato, creduto e votato. A goccia dopo goccia si riempiono gli otri, la chiusura delle cosiddette “attività non essenziali” ha rappresentato il colmo raggiunto ed in trabocco. Quanto in tutt’Italia non è essenziale, a Napoli È sopravvivenza“.

Gli accadimenti di Napoli dovrebbero (non devono) fare riflettere, non solo De Luca ma TUTTA la classe politica NAZIONALE. Riflettere sugli sperperi di soldi pubblici (100 miliardi euro) senza copertura economica, soldi spesi a debito e che qualcuno dovrà onorare. Dovrebbe far riflettere sui “cantieri” Ospedale Modulare Covid Center, costati 18 milioni di euro, non collaudati, ed aperti solo 3 gg. fa per il ritorno della pandemia.

Napoli non è violenta, Napoli e i napoletani sono solo STANCHI.