IL TENTATO OMICIDIO DI VALENTINA ANGOTTI E L’OMICIDIO DI ANDREA LA ROSA

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malke IL TENTATO OMICIDIO DI VALENTINA ANGOTTI E L’OMICIDIO DI ANDREA LA ROSA   

–    di Ursula Franco  *      – 

Il 13 maggio 2019, i giudici della prima Corte d’Assise di Milano hanno condannato Raffaele Rullo, 36 anni, e sua madre Antonietta Biancaniello, 60 anni, all’ergastolo per l’omicidio di Andrea La Rosa, 35 anni, e per il tentato omicidio di Valentina Angotti, 35 anni, moglie del Rullo e madre dei suoi due figli.

Secondo la ricostruzione di procura e giudici:

Valentina Angotti IL TENTATO OMICIDIO DI VALENTINA ANGOTTI E L’OMICIDIO DI ANDREA LA ROSA
Valentina Angotti
  • il 5 ottobre 2017, Raffaele Rullo e sua madre Antonietta Biancaniello tentarono di uccidere Valentina Angotti simulandone il suicidio. A Valentina, il Rullo e la Biancaniello somministrarono prima delle benzodiazepine, poi insulina, e infine le tagliarono le vene. I due complici tentarono di uccidere la donna per incassare un premio di 150mila euro che un’assicurazione avrebbe pagato sia in caso di morte naturale che di suicidio della Angotti;
  • il 14 novembre 2017, Raffaele Rullo condusse l’amico Andrea La Rosa a casa di sua madre Antonietta Biancaniello, nel quartiere di Quarto Oggiaro, lo narcotizzò per portarlo nella cantina di sua madre dove lo accoltellò al volto  e lo chiuse ancora vivo in un vecchio fusto del gasolio dentro al quale versò 20 litri di acido cloridrico. Sempre
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    Andrea La Rosa

    secondo procura e giudici il movente dell’omicidio del La Rosa è economico. La sera dell’omicidio Andrea La Rosa aveva con sé 8 mila euro e in precedenza ne aveva prestati 30 mila al Rullo. A un mese dall’omicidio, il 14 dicembre 2017, i carabinieri fermarono Antonietta Biancaniello. La donna stava transitando in auto sulla superstrada Milano-Meda e stava tentando di portare il fusto di metallo con il cadavere del La Rosa in decomposizione in un garage di Seveso, garage nel quale vendere repertati 24 flaconi di acido muriatico.

Analisi delle dichiarazioni spontanee di Antonietta Biancaniello in merito al tentato omicidio di sua nuora Valentina Angotti:

Antonietta Biancaniello: Il solito mio da fare in quella casa, come fosse casa miavedo se Raffaele ha fa… ha messo la lavastoviglie, tutte queste cose. Ritorno a salire: “Vale, vuoi una camomilla? Vuoi una tisana?”. E’ sul letto, non stesa in lungo, arrannicchiata, li tiro le coperte su, le lenzuola“Nonna, fai una cosa, mi vai a prendere…. Va in farmacia, mi vai a prendere anticoncezionali”, “Devo andare io?”, “Così non va Raffaele”, “Come vuoi”. Perché io a mia nuora l’ho sempre detto sì, perché, pure avesse avuto torto in quel momento, le dicevo sì in quel momento, dopo la riprendevo, il secondo giorno le potevo dire “Guarda hai sbagliato”. Vado allora in farmacia. C’è il cane in casa, vabbè, ma non lo chiudo, perché loro avevano il vizio di chiuderlo così non andava per tutta la casa e distruggeva divani, quello che ci poteva essere, lo lascio libero, gli dico tanto non fa niente. Faccio come quando parli coi bambini, si chiama Elsa il cane, “Elsa, io esco, occhio che quando torno te le do se hai fatto casino”. E’ una mia abitudine, giudice, anche a parlare coi cani. Prendo mio caffè, il mio borsa, il mio cellulare, le solite sigarette, sempre a portata di mano, vado in farmacia, torno indietro, mi squilla il telefono, arrivo a casa, giudice, a casa di Rullo, però, quasi, quasi fammi andare da le… a vedere Valentina, cosa… come sta nel caso. Salgo… le scale, di sbieco vedo, perché così riesco a vedere, la Vale non è sul letto, la Vale non la vedo. “Vale, Vale”, chiamo. Il letto è pieno di sangue, sangue da tutte le parte. Vado avanti, cioè, quanto può essere? Un passo? La trovo seduta vicino… la porta del bagno se la trova di fronte e lei è di spalle al muro, seduta, però in questa posizione all’avanti, con le braccia così sulle ginocchia “Valeee! Vale, Vale”, gridavo, “Che ca… volo hai fatto? Cosa hai fatto, figlia? Cosa hai fatto? Cosa hai fatto?”, scendo giù, vado a prendere il telefono, dovevo chiamare il 118 in un modo o nell’altro, ma non parte la chiamata… sul mio telefono, perché ero molto agitata, molto nervosa per… “Cosa devo fare in questo momento?” Prendo il telefono di casa, sempre per chiamare il 118, automaticamente squilla, rispondono su tutt’e due i telefoni, su tutti e due i telefoni, sia il mio cellulare che quello di casa.

“Il solito mio da fare in quella casa, come fosse casa mia, vedo se Raffaele ha fa… ha messo la lavastoviglie, tutte queste cose”, “Vale, vuoi una camomilla? Vuoi una tisana?”, “li tiro le coperte su, le lenzuola” e “Come vuoi”, sono tentativi di rivendersi come madre e suocera amorevole. Si tratta del “good guy/bad guy factor” in Statement Analysis.

Si noti che il racconto di Antonietta è quasi tutto al presente.

Antonietta Biancaniello: Raffa, figlio, qui è finito il mondo, “Mamma, hai chiamato il cento…? Lui fa “Ma Valentina sta bene? Chiama il 118”, ho fatto già.

La Biancaniello non dice il vero. Il figlio la chiamò alle 13.39 e, solo dopo quella telefonata, alle 13.40, lei chiamò il 118.

Antonietta Biancaniello: Apor… apro la por… portone di casa, la porta di casa, salgo su, perché non mi va di restare mia nuora da sola… giudice, mi metto in ginocchio vicino a lei e cerco di… “Dai Vale, ti prego, ti prego, non lasciare né tuo marito né tuoi figli, alla fine t’hanno voluto bene“, ti vogliono bene, voluto… io quando parlo posso parlare al singolare, al plurale, perciò scusate il mio italiano. Arriva la polizia, i carabinieri “Signora, cosa succede? Dico “Eh, mia nuora s’è fatta male”. Io adesso devo essere molto dura, perché non devo fare che sono la nonna disperata, sì, sono disperata, però io devo aiutare qui. “Salia… dove sono? Dov’è?”, “E’ su”. “Andiamo su”.

Si noti ancora l’uso del presente. Spesso chi falsifica coniuga il verbo al presente perché parla di fatti che non ha vissuto. In Statement Analysis le dichiarazioni al presente di un soggetto invitato a rievocare un evento passato sono considerate non credibili.

Si noti alla fine t’hanno voluto bene”: “alla fine” ci segnala che la Biancaniello era a conoscenza di problematiche intrafamiliari, mentre “t’hanno voluto bene” ci permette di inferire che, quando chiamò i soccorsi, la Biancaniello era convinta che la nuora fosse morta. 

Il fatto che la Biancaniello abbia deciso di non farsi interrogare ma abbia invece preferito rilasciare delle dichiarazioni spontanee, poiché non potrà che essere lei a decidere da dove cominciare, ci permetterà di analizzarne la struttura del suo racconto in termini quantitativi. Mi spiego meglio, grazie alla casistica sappiamo infatti che le dichiarazioni di chi dice il vero sono strutturate come segue: il 25% delle parole pronunciate dall’interrogato sono dedicate all’introduzione dell’evento (pre evento), il 75% delle sue parole alla descrizione dell’evento e il 25% al racconto di ciò che ha seguito l’evento (post evento). Lo stralcio da me pubblicato, che ho diviso in tre parti, è di 540 parole: il 44% di queste parole sono servite alla Biancaniello per introdurre l’evento, il 18% circa per descriverlo e il 38% per raccontarci quello che fece in seguito, percentuali che si discostano fortemente da quelle che caratterizzano le risposte di chi racconta la verità.

Antonietta Biancaniello: È stata come una figlia, non come nuora, con me.

Si noti “con me”, non “per me”. Un rapporto madre/figlia a senso unico.

Analisi della telefonata al 118 di Antonietta Biancaniello:

Antonietta Biancaniello e il figlio Raffaele Rullo IL TENTATO OMICIDIO DI VALENTINA ANGOTTI E L’OMICIDIO DI ANDREA LA ROSA
Antonietta Biancaniello e il figlio Raffaele Rullo

Grazie alla casistica in tema di telefonate di soccorso sappiamo cosa aspettarci da chi chiama, per questo motivo il materiale d’analisi vero e proprio è ciò che risulta “inaspettato”. 

Expected: ci aspettiamo che chi chiama chieda aiuto per la vittima. Ci aspettiamo anche che sia alterato e insistente, che imprechi e dica parolacce, che non attenda la fine della domanda dell’operatore per esplicitare una richiesta d’aiuto.

Unexpected: non ci aspettiamo che chi chiama si perda in superflui convenevoli,  che chieda aiuto per sé e che senta il bisogno di collocarsi dalla parte dei “buoni” ovvero di coloro che vogliono il bene per la vittima.

Antonietta Biancaniello: Sono la suocera di mia nuora… in via… a Seveso, a Colleoni.

Operatore del 118: Signora cosa succede?

Antonietta Biancaniello: Sono arrivata qui, che ero andata in farmacia… ho trovato mia nuora per terra in bagno pieno di sangue.

Dalla Biancaniello, come priorità, ci aspettavamo che chiedesse aiuto per la nuora. Si noti invece “Sono arrivata qui che ero andata in farmacia”. La Biancaniello non ha ragione di riferire all’operatore dove fosse. In Statement Analysis si chiama “alibi building”. Che la Biancaniello tenti di costruirsi un alibi ce lo conferma un dato di fatto: la farmacia chiuse alle 12.30, la telefonata è delle 13.40.

Operatore del 118: Okay, ma si è tagliata? Cosa ha fatto?

Antonietta Biancaniello: Sì, c’ha i polsi, credo, che so’ tagliati, io l’ho (incomprensibile) un cuscino.

Si noti che la Biancaniello non riesce a mentire neanche ripetendo a pappagallo le parole dell’operatore, non riesce infatti a dire “Sì, si è tagliata” ma dice invece “Sì, c’ha i polsi, credo, che so’ tagliati”. La Biancaniello usa la forma passiva “sono tagliati” per non mentire e per nascondere l’autore di quell’atto.

La Biancaniello riferisce all’operatore di aver messo un cuscino sotto la testa della nuora. Si tratta ancora del “good guy/bad guy factor” in Statement Analysis.

Operatore del 118: Ma è cosciente?

Antonietta Biancaniello: No, sì e no, sì e no.

Operatore del 118: Sì e no.

Antonietta Biancaniello: Sì e no.

Operatore del 118: Va bene, quanti anni ha sua nuora?

Antonietta Biancaniello: 35.

Operatore del 118: Ma c’era qualche problema? C’è qualche problema in casa?

Antonietta Biancaniello: Non lo so, caro, io so’ venuta qui che il figlio è andato al lavoro e lui dice “Mamma, mia moglie non sta…”

Con “caro” la Biancaniello tenta di ingraziarsi l’operatore. 

Si noti che la Biancaniello dice “il figlio” non “mio figlio”, lo far per elevarne il valore, per declamarne l’unicità. 

L’ultima parte della risposta non è credibile perché, dopo aver coniugato i verbi al passato, “so’ venuta”, “è andato”, la Biancaniello parla al presente, dice “e lui dice” invece di “e lui mi ha detto”. Quel “dice” ci rivela che la Biancaniello, su quel punto, non racconta la verità ma sta falsificando.

Operatore del 118: L’ha avvisato il figlio?

Antonietta Biancaniello: Eh?

Operatore del 118: L’ha avvisato il figlio?

Antonietta Biancaniello: Sì, sì, ho chiamato il figlio, lui mi ha detto “Mamma, arrivo, chiama il 112”

La Biancaniello è smentita dai tabulati, fu il figlio a chiamarla alle 13.39, un minuto prima che lei chiamasse il 118. 

Si noti ancora “il figlio” non “mio figlio”.

Operatore del 118: Va bene, adesso stiamo arrivando. Ascolti, signora, cerchi di tamponare le ferite, intanto noi arriviamo, va bene? Okay?

Antonietta Biancaniello: Okay.

Operatore del 118: Salve

Antonietta BiancanielloSalve.

E’ vero che la Biancaniello ha ripetuto a pappagallo la parola “Salve” pronunciata dall’operatore ma è comunque inaspettato che si perda in convenevoli invece di adoperarsi a soccorrere la nuora. 

CONCLUSIONI

Deception Indicated.

La Biancaniello non ha mai formulato una richiesta d’aiuto per la nuora, non ha chiesto che cosa potesse fare per lei, ha cercato di ingraziarsi l’operatore, ha cercato di rivendersi come un “good guy”, ha tentato di crearsi un alibi e ha falsificato.

La Biancaniello, al telefono con il 118, ha mostrato di saper coniugare i verbi al passato.

Analisi di stralci dell’interrogatorio di Raffaele Rullo in merito all’omicidio di Andrea La Rosa:

In Statement Analysis partiamo dal presupposto che chi parla sia “innocente de facto” e che parli per essere compreso. Pertanto, da un “innocente de facto” ci aspettiamo che neghi in modo credibile e che lo faccia spontaneamente. Ci aspettiamo anche che nel suo linguaggio non siano presenti gli indicatori caratteristici delle dichiarazioni di coloro che non dicono il vero.

Un “innocente de facto” non ci sorprenderà, negherà in modo credibile già nelle prime battute.

Un “innocente de facto” mostrerà di possedere la protezione del cosiddetto “muro della verità” (wall of truth), un’impenetrabile barriera psicologica che permette ai soggetti che dicono il vero di limitarsi a rispondere con poche parole in quanto gli stessi non hanno necessità di convincere nessuno di niente.

In poche parole, da Raffaele Rullo ci aspettiamo che neghi in modo credibile di aver ucciso Andrea La Rosa e che possegga il cosiddetto “muro della verità”.

Una negazione credibile è composta dalle seguenti tre componenti:

1) il pronome personale “io”;
2) l’avverbio di negazione “non” e il verbo al passato “ho”, “non ho”;
3) l’accusa “ucciso tizio”.

La frase “io non ho ucciso Andrea La Rosa” seguita dalla frase “ho detto la verità” o “sto dicendo la verità” riferita a “io non ho ucciso Andrea La Rosa” è una negazione credibile. Anche “io non ho ucciso Andrea La Rosa, sto dicendo la verità, sono innocente” è da considerarsi una negazione credibile. 

Lo ricordo, una negazione è credibile non solo quando è composta da queste tre componenti ma anche quando è spontanea, ovvero non viene pronunciata ripetendo a pappagallo le parole dell’interlocutore.

Raffaele Rullo IL TENTATO OMICIDIO DI VALENTINA ANGOTTI E L’OMICIDIO DI ANDREA LA ROSA
Raffaele Rullo

PM: Il 14 novembre perché vi dovete incontrare?

Raffaele Rullo: Il 14 novembre ci incontriamo perché già da tempo, diciamo, avevamo deciso che la sua macchinaaa… venissee… tolta di mezzo e così lui poteva, diciamo, richiedere il rimborso assicurativo.

La risposta è evasiva, il Rullo in realtà non spiega il motivo dell’incontro ma fornisce un’informazione generica “già da tempo, diciamo, avevamo decido”. 
Peraltro, il Rullo, invece di riferire alla PM che lui e il La Rosa avevano deciso di simulare il furto dell’auto del La Rosa, dice “avevamo deciso che la sua macchinaaa… venisse tolta di mezzo”. “Togliere di mezzo” significa anche “sopprimere, uccidere”. Si tratta di “leakage” ovvero del rilascio involontario di informazioni che stazionano nella mente di chi parla. Si noti anche che quando il Rullo dice “avevamo deciso che la sua macchinaaa… venissee… tolta di mezzo”, nella seconda parte della frase parla al passivo. In poche parole, è combattuto tra il prendere possesso di quell’azione o nasconderne l’autore.
Si notino i due “diciamo”.

PM: Va bene, quindi, arrivati a casa di sua madre in via Cogne, lei sale sulla macchina di Andrea. Cosa accade poi?

Un’ottima domanda.

Raffaele Rullo: In quel momento parliamo, diciamo, un po’ di tutto, parliamo di auto, tecnologia, tutte queste cose. Ricordo che alle 22… grossomodo… allora, mi ricordo un passaggio di mia madre che era circa le di… minuto più, minuto meno, dieci e mezza.

Ancora un “diciamo”.

Si noti “mi ricordo”.

PM: Sua madre dove passa?

Raffaele Rullo: Passa sul marciapiede con i cani.

“con i cani” è un’informazione che il Rullo fornisce per giustificare la presenza della madre in strada, il Rullo guarda oltre, dice “con i cani” per prevenire una eventuale domanda della PM (pre-empt the question), un atteggiamento tipico di chi ha la coscienza sporca.

PM: Si ferma? Viene da voi a salutarvi?

Raffaele Rullo: Mmm… no, no, ci fa… segno “Ciao”, diciamo, da lontano, con la mano.

Si noti “diciamo”.

Raffaele Rullo: Mia madre passa, se ne va, mi ricordo ora il frangente di tempooo… sì, eran le 22 e 46. Ho chiamato il lavoro “Guarda che forse ritardo, avvisa a mezzanotte al cambio”

Chi rievoca un fatto accaduto non può che raccontare ciò che ricorda. Il fatto che il Rullo dica “mi ricordo” ci assicura che sta raccontando il vero riguardo a ciò che segue le parole “mi ricordo” ma anche che in precedenza ha raccontato cose che non ricordava. Quel “mi ricordo” ci indica che c’è differenza tra le parole che precedono “mi ricordo” e quelle che seguono “mi ricordo”, in parole povere ci rivela che in precedenza chi parla ha falsificato.

Si noti che il Rullo dice “Ho chiamato il lavoro”.

PM: Scusi perché doveva arrivare in ritardo al lavoro? Undici meno un quarto, undici meno venti.

Un’ottima domanda.

Raffaele Rullo: Perché mi ero prospettato il fattore che ci siamo messi a parlare e quant’altro, vista la discussione degli argomenti e quant’altro, ho detto: “Se ritardo, io avviso, se arrivo prima tutti contenti, cioè, non è che calcoli il tempo di cu… di quanto dovevo parlare con una persona.

I due “quant’altro” ci rivelano che il Rullo nasconde informazioni. 

“A cosa si riferisce con “quant’altro?”, sarebbe stata una bella domanda. 

PM: Poi che succede?

Un’ottima domanda che non contaminerà la risposta.

Raffaele Rullo: Dopo 10 minuti ho avvisato mia madre, gli ho detto che sarei andato tardi al lavoro, ho detto “Guarda che entro più tardi, ti chiamo più tardi”

Il Rullo dovrebbe aver telefonato alla madre intorno alle 22.56. Quale motivo avrebbe avuto di dirle che sarebbe entrato in ritardo al lavoro?

Si noti che il Rullo poco prima ha detto “Ho chiamato il lavoro” e ora dice “ho avvisato mia madre”. Si faccia caso al verbo, perché usa il verbo “chiamare” nel primo caso e “avvisare” nel secondo? Perché invece di chiamarla avvisò sua madre e di cosa? C’era un accordo tra loro? Che cosa avevano concordato? Non sarebbe stato più logico che “avvisasse” al lavoro e “chiamasse” sua madre? No, nel caso ci fosse stato un accordo tra lui e sua madre più importante di quello con il suo datore di lavoro. 

PM: Quindi all’una e trentacinque vi lasciate?

La PM si riferisce al Rullo e al La Rosa, in pratica riassume il racconto del Rullo, non perché gli creda, ma per farlo parlare.

Raffaele Rullo: Ssssì… diciamo che, prima di lasciarci, quando son sceso dalla macchina, ci siamo salutati eee… per il fattore auto, giustamente gli ho detto “Ci sono due possibilità: o quando vuoi passi e lasci le chiavi, quella è mia madre che la vedi giù, gli avevo lasciato anche… Biancaniello, il cognome, le lasci nella posta, parcheggi la macchina, me lo fai sap… quello che vuoi fare, io adesso devo andare a lavoro”, e ci siamo salutati, sono salito in macchina e me ne sono andato.

Si noti, ancora una volta, “diciamo”. In Statement Analysis quando un intercalare come “diciamo” è presente nel racconto di un soggetto notiamo quando manca. In questo caso il “diciamo” è una specie di campanello d’allarme: il Rullo lo inserisce involontariamente proprio nelle dichiarazioni non credibili.

Le parole “Ci sono due possibilità: o quando vuoi passi e lasci le chiavi, quella è mia madre che la vedi giù, gli avevo lasciato anche… Biancaniello, il cognome, le lasci nella posta, parcheggi la macchina, me lo fai sap… quello che vuoi fare, io adesso devo andare a lavoro” servono al Rullo per appoggiare la ricostruzione di quella sera fatta da sua madre.

Analisi di stralci di dichiarazioni spontanee di Antonietta Biancaniello in merito all’omicidio di Andrea La Rosa:

Antonietta Biancaniello IL TENTATO OMICIDIO DI VALENTINA ANGOTTI E L’OMICIDIO DI ANDREA LA ROSA
Antonietta Biancaniello

Antonietta BiancanielloEra agitato il signore La Rosa, io vedo, ad un certo punto, mio figlio, mentre che sto arrivando, fa così sulla spalla, è come tranquillizzare una persona. “Ce l’ha con te?”, mentre che passo, dice “No, tranquilla mamma, non ce l’ha con me, ci sentiamo più tardi”.

“ad un certo punto” rappresenta una lacuna temporale che rivela che la Biancariello nasconde delle informazioni. Le lacune temporali non indicano in sé menzogna ma ci dicono che alcune informazioni sono state lasciate fuori o perché chi parla non le reputa importanti o perché intende non rivelarle.

Si noti che la Biancaniello parla al presente, a parte “Era”. 

Dicendo “Ce l’ha con te?”, mentre che passo, dice “No, tranquilla mamma, non ce l’ha con me, ci sentiamo più tardi” la Biancaniello smentisce il figlio che ha invece riferito che non parlò con la madre ma che lei si limitò a salutarlo da lontano.

Antonietta Biancaniello: Mi fanno togliere tutto quello… quello che avevo addosso, anche la mia fede, che quella me la potevano essere lasciata, che quella lì non ammazzava nessuno (…)

Una interessante comparazione.

Antonietta Biancaniello: Nel frattempo che sono lì, giudice, una scala parallela a questo istituto, diciamo, dove mi hanno portato, vedo mio figlio, “Che cavolo fa qui mio figlio a quest’ora?”, da sola, non è che ne parlo con qualcuno, “Ma perché m’hanno portato Raffaele qui?”. Mah, mi chiedono se ho l’avvocato, non ce l’ho l’avvocato io, “Allora dobbiamo chiamare un avvocato di ufficio”, “Va bene”, chiamano, dopo un po’ l’avvocato arriva, e il signore, il mio avvocato “Avvoca’, m’hanno preso con le mani dentro la nutella”, “Biancaniello, sa cosa sta dicendo? O s’avva… o dice tutto e prose… porta avanti questa situazione o si avvale di non rispondere, decida”, io in questo momento “No… non… avvoca’, io ho fatto quello che ho fatto (…)

Durante l’udienza la Biancaniello ha tentato di convincere il giudice che ad uccidere il La Rosa era stata lei. In quest’ottica “io ho fatto quello che ho fatto” è inaspettato. “io ho fatto quello che ho fatto” non può che essere la verità ma non equivale a “io ho ucciso Andrea La Rosa, sto dicendo la verità”.

Antonietta Biancaniello: Addirittura, non l’ho detto nemmeno al giudice, all… all’avvocato, eravamo a cena una sera, non ricordo se è stato subito appena che è successo che questo signor La Rosa non si trovava, avevano segnalato per televisione, avevano messo che questo signore era sparito, non mi ricordo chi mi dice: “Guarda nonna”, mamma, nonna, “dice che quel signore è sparito in questa…  tu hai visto qualcosa?”, “Ma chi? Chi lo conosce?”. Ma io già avevo fatto quello che volevo… avevo fatto, ho negato l’evidenza alla mia famiglia perché non volevo che loro sapevano, non volevo che sapessero che la loro mamma era una assassina, ecco perché oggi mio figlio, pure che le scrivo due lettere, le ho mandate e non m’ha risposto.

E’ nelle tirate oratorie che si trovano informazioni interessanti per risolvere un caso.

Si noti che in questo stralcio la Biancaniello parla sempre al passato tranne che in un’occasione, ovvero quando coniuga il verbo dire al presente: “non mi ricordo chi mi dice: “Guarda nonna”, mamma, nonna, “dice che quel signore è sparito in questa…  tu hai visto qualcosa?”, “Ma chi? Chi lo conosce?”. La Biancaniello dice “mi dice” invece di “mi ha detto” perché sta falsificando, nessuno le chiese se avesse visto qualcosa. 

Ancora una volta, poiché la Biancaniello ha tentato di rivendersi come l’esecutrice materiale unica dell’omicidio del La Rosa, ci saremmo aspettati che dicesse “subito dopo che avevo ucciso il La Rosa” e “Ma io lo avevo già ammazzato” e invece ha detto “subito appena che è successo che questo signor La Rosa non si trovava” e “avevo fatto”.

Con la frase “io già avevo fatto quello che volevo… avevo fatto” la Biancaniello ci rivela che lei e suo figlio premeditarono l’omicidio del La Rosa. Infatti Antonietta si è auto censurata e ha corretto il tiro ma stava per dire “io già avevo fatto quello che volevo fare”. 

Antonietta Biancaniello: Ad un certo punto sento la macchina di mio figlio che si allontana, “Cavoli va via, cavoli, 5 minuti però poteva salire oppure mi telefonava che stava andando via se voleva qualcosa, sa, non importa, tanto poi ci sentiamo”. Questo benedetto cane grande lì che mi gironzola intorno, mi gironzola “Che cavolo vuoi? Vabbè ho capito, va’, mo’ ti porto di nuovo giù”, porto giù il cane, vedo sulla… una macchina con un signore, “Ma quello fa…”, lo dico tra me, non perché lo sto parlando…, “non era quel ragazzo che parlava con mio figlio? Boh, fammi andare a far fare i bisogni al mio cane, me ne torno a casa, qui la gente…”. Tornando a casa, questo signore, con dito così, “Io so dove sei, dove abitano i suoi nipoti”, arrivando vicino mi prende in questa posizione “Ha capito?”, “Cosa vuoi da me? Chi sei? Cosa ti ho fatto? Mi lasci in pace, io devo portare i cani…”, “Ha capito?” Che questa è La Rosa che mi fa questa mossa però io non sapevo che si chiamava La Rosa. “Ma cosa vuoi? Mi lasci in pace io devo portare… i cani a casa, la mia famiglia non si tocca perché non ti hanno fatto niente i miei nipotini, se proprio vuoi parlare con me aspetta, porto i cani in su e poi vengo giù”, perché io gli ho detto così a questo che m’aspettava. Mentre che prendo l’ascensore vado a casa mia, arrivando al sesto piano, apro mia porta di casa, non apro tutto, solo il tempo che possono entrare gli animali, scendo mi va bene non m’ha seguito lo trovo lì… col telefono, che ne so che cavolo c’ha in mano, “Allora cosa vuoi da me? Cosa?”, “Siete tutte uguali le… voi donne, puttana”, perdono, penso che mi può capire fino a che punto un uomo può dire delle parole ad una donna. “Se vuoi parlare, io c’ho da fare, devo andare in cantina”, “Ah sììì, tutte uguali voi donne, tutte uguali eh… tutte puttane”, me ne ha detto di sa… non ripeto le stesse parole che ha dettoArrivo, vado in cantina, scendo le…  aspe… arriviamo in cantina, mi perdoni, apro la porta della mia cantina, “Che cavolo devi fare qui? Io mi trovo l’oppo… perché io apro la cantina e lui si avvicina davanti per vedere cosa… “Cosa deve fare? Non vedo niente”, “Ora ti faccio vedere io cosa devo fare”. Ho fatto l’azione che non dovrei dire e non è giusto nemmeno che l’ho fatta, oggi capisco, però, ripeto, anche se c’era lei, quella sera lì avrei fatto altrettanto.

“Ad un certo punto” è una lacuna temporale che ci rivela che la Biancariello nasconde delle informazioni.

Antonietta Biancanello si tradisce con il non verbale, infatti, mentre dice “Ad un certo punto sento la macchina di mio figlio che si allontana” mima con la mano sinistra una telefonata indicandoci così che sta per raccontare non ciò che fece dopo che il figlio si allontanò in auto per andare al lavoro bensì ciò che fece dopo aver ricevuto da lui la telefonata delle 22.56.

“un uomo può dire delle parole ad una donna” è nulla di più di una affermazione generica priva di alcun riferimento ad eventuali offese. 

Quando la Biancaniello dice “non ripeto le stesse parole che ha detto” ci informa che quelle da lei dette non furono le parole del La Rosa.

Si noti che quando la Biancaniello dice “Arrivo, vado in cantina, scendo le…  aspe… arriviamo in cantina” inizialmente parla solo per se stessa, poi si autocensura e si corregge “arriviamo in cantina”. Con questo stralcio la Biancaniello ci rivela che scese le scale da sola per raggiungere il Rullo e il La Rosa che si trovavano già in cantina.

“Ho fatto l’azione” non equivale a dire “Ho ucciso Andrea La Rosa”.

Antonietta Biancaniello: Dopo che ho fatto questa azione in cantina e mi auguro che non la faccia mai nessuno e nemmeno il più mafioso che esiste sulla terra faccia una determinata cosa. Devo eliminare questa cosa, questa persona, io non devo far vedere niente a nessuno, c’è questo bidone, già me lo avevo aperto io, perché dovevo fare quello che dovevo fa’. Accasciandosi, il signor La Rosa, sempre non facendo tanto rumore, l’ho spinto su questo… cartone, c’è un sacchetto di… dell’Esselunga, lì… lo metto in testa, poi tirate voi le conclusioni dopo che uno mette in testa un sacchetto… non si muove più, prendo suo braccio cade. Dopo che ho chiuso tutto… dice è impossibile lei signora, sì, trovate voi la… come può essere fatto. Torno a casa, vado nella mia cucina, anche ai cani gli dico “Silenzio, state fermi là”, mi prendo il mio caffè, le sigarette vanno a tutto andare, “Cosa faccio adesso?”, chiamo il figlio, so che è al lavoro, dico “Vabe’, ci sentiamo… ci vediamo domani mattina”.

“Ho fatto questa azione” non equivale a dire “Ho ucciso Andrea La Rosa”.

Dire “faccia una determinata cosa” è generico, non equivale a dire “commetta un omicidio”.

“perché dovevo fare quello che dovevo fa’” non equivale a dire “perché dovevo uccidere il La Rosa” ma è comunque rilevante sul fronte della premeditazione.

La Biancaniello riferisce di una seconda telefonata con il figlio che potrebbe essere intercorsa tra i due all’una e trentacinque, proprio mentre il figlio si allontanava in auto dalla scena del crimine, fu in quella occasione che la donna sentì il rumore del motore della macchina del figlio.

Antonietta Biancaniello: Non so se mio figlio mi perdonerà mai ma io l’ho fatto per la mia famiglia, compreso lui che è mio figlio, perché, come ha minacciato a me, poteva minacciare qualsiasi altra persona quella sera. Sono colpevole al 100%non chiedo perdono, non chiedo scusa, chiedo soltanto di capirmi… la prego… soltanto, anche oggi mi può dire la pena che mi vuole dare ma lui non c’entra niente di tutto quello che ho fatto io. Per proteggere la famiglia, io ho giocato tutta la famiglia, non vedere i nipoti, il figlio rischia una pena, ma se rischia la galera con quello che ha fatto lui, okay, ma non con quello che ho fatto io, che lui non c’entra, non era con me (…)

“l’ho fatto” non equivale a dire “ho ucciso Andrea La Rosa”.

La Biancaniello dice “Sono colpevole al 100%” ma non ci dice di cosa.

“non chiedo perdono, non chiedo scusa, chiedo soltanto di capirmi” sono parole che ci rivelano i tratti di personalità della Biancaniello, una egocentrica manipolatrice incapace di provare senso di colpa ed empatia.

“lui non c’entra niente di tutto quello che ho fatto io” e “ma se rischia la galera con quello che ha fatto lui, okay, ma non con quello che ho fatto io, che lui non c’entra, non era con me” non possono che essere dichiarazioni veritiere ma di certo la Biancaniello non ci sta dicendo che ad uccidere il La Rosa sia stata lei né che il figlio non fosse presente al momento dell’omicidio. 

CONCLUSIONI

Sia la Biancaniello che il Rullo non hanno raccontato la verità.

Il 18 novembre 2020, si è chiuso il processo d’Appello. I giudici del secondo grado hanno confermato le condanne decise dai giudici del primo grado: ergastolo per entrambi gli imputati. Al Rullo anche l’isolamento diurno per 6 mesi su richiesta della PM Maura Ripamonti.

Raffaele Rullo, in video collegamento, ha detto: “Non ho mai fatto del male a nessuno”
“Non ho mai fatto del male a nessuno” non è una negazione credibile.

Una negazione credibile è composta dalle seguenti tre componenti:

1) il pronome personale “io”;
2) l’avverbio di negazione “non” e il verbo al passato “ho”, “non ho”;
3) l’accusa “ucciso tizio”.

La frase “io non ho ucciso Andrea La Rosa” seguita dalla frase “ho detto la verità” o “sto dicendo la verità” riferita a “io non ho ucciso Andrea La Rosa” è una negazione credibile. Anche “io non ho ucciso Andrea La Rosa, sto dicendo la verità, sono innocente” è da considerarsi una negazione credibile.

Sempre in Appello, Antonietta Biancaniello ha dichiarato: “Ho fatto tutto io, eccome se l’ho fatto io. Sono stata io, sono colpevole, mio figlio non c’entra nulla con questo omicidio. Andrea La Rosa, secondo me, era già morto quando l’ho spinto dentro il bidone”

Antonietta Biancaniello non ha mai detto le seguenti 10 parole “Ho ucciso io Andrea La Rosa, sto dicendo la verità”. Ha invece scelto di tentare di convincere invano i giudici di aver ucciso lei il La Rosa.

Secondo il difensore di Raffaele Rullo, Valentina Angotti, moglie del Rullo e vittima di un tentato omicidio messo in atto dallo stesso e dalla Biancaniello, era al corrente dell’omicidio di Andrea La Rosa. La Angotti non è mai stata indagata perché ritenuta estranea ai fatti.

Il 21 febbraio 2019, il quotidiano “Il Giorno” ha pubblicato alcune intercettazioni tra la Angotti e il Rullo.

Valentina Angotti: “Se domattina mi chiamano i carabinieri perché si sono convinti che ho fatto sparire un cretino (ndr Andrea La Rosa) io mi precipito lì come hai fatto tu? Eh no. Non ci penso prima un attimo a cosa dire? Non chiamo un attimo un avvocato e studio una difesa? Vedi che sei un coglione”

Valentina Angotti: “Ti scegli i collaboratori sbagliati per i tuoi affari come la Darla, la prima zoccola che hai trovato in strada, la porti a cena, le fai i regali, le apri un negozio e le fai fare l’estetista, e non basta lei, adesso questa storia dei carabinieri che ti chiamano 30 volte, ma io ammazzo te perché sei un coglione”. 

Raffaele Rullo: “No vabbè, dai, sono un po’ rammollito, ma adesso tiro fuori i coglioni perché voglio stare con te”

Valentina Angotti: “No, no, è diverso, non è questione di essere rammolliti (bestemmia), non che vuoi stare con me, tu lo sai che io continuo a vedere un altro e me ne frego di te e del resto della tua famiglia. Io la prossima che fai tu, perché purtroppo pensi e non devi pensare … io ti accoltello davanti ai bambini perché così gli rimane un brutto ricordo del padre. Tu vai fuori dai coglioni perché io un uomo me lo compero quando voglio hai capito? Qui tra noi l’amore non c’entra un cazzo, io sono un mostro, vedi come mi trasformo”

Raffaele Rullo: “Ma io con questo (ndr Andrea La Rosa) volevo chiudere quel martedì che l’ho visto, te lo giuro, dai stiamo insieme? Mi fai compagnia?”

Valentina Angotti: «No, forse non hai capito! Cerco di esprimermi in modo più chiaro (bestemmia): tu quel martedì questo (Andrea La Rosa) non lo dovevi vedere, hai capito? Io ho rischiato tutto per te e mi sono presa l’unica merda liquida, quella che non c’è speranza, non si ricompone, cioè non c’è niente da fare con te, non capisci. Tu dovevi dirmi: “Valentina, io domani vado a vedere Andrea, tu che ne pensi?”. E invece no. Me lo hai chiesto? No, sei andato ed eccoci qua”.

Raffaele Rullo: “Ma io ti avevo accennato che andavo, non ricordi amore?”

Valentina Angotti: “Accennato? (bestemmia) ma ti convinci anche quando dice ’ste cazzate. Tu mi dovevi chiamare e dire: “Oggi vedo ‘sto cretino, prendo i soldi”, e io ti dicevo cosa dovevi fare, cosa ne pensavo. Sappi che io ti rovino perché nel momento esatto in cui io dirò la verità nessuno verrà più in tuo aiuto”

Raffaele Rullo: “No, voglio fare di tutto per rimediare”

Valentina Angotti: “È un disco rotto oramai, io ti voglio veder morto e ora dico a tutti quello che è successo. Li chiamo io i carabinieri, poi vedi”.

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BIBLIOGRAFIA

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ursula franco 1 IL TENTATO OMICIDIO DI VALENTINA ANGOTTI E L’OMICIDIO DI ANDREA LA ROSA* Medico chirurgo e criminologo, allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari