– di Francesca Nardi – Arrivederci Elvio,
non dovremo scavare nella memoria per parlare di te…né cercare le stagioni perdute dell’armonia, per sopravvivere al buio…Non dovremo arpeggiare nell’aria alla ricerca del sogno…né arrampicarci faticosamente, lungo le pareti dell’anima, per immaginare la bellezza…né correre lungo i fiumi per cercare il colore della nebbia e fermarlo, per un istante almeno… ed inseguire i tramonti per rubare l’ultimo riflesso di luce, prima del buio. Grazie a te Elvio e a quello che hai rappresentato, dovremo soltanto camminare lentamente, lungo i silenzi della gente, dietro i paraventi dell’ingratitudine e lasciare che lo sguardo spazi sulle splendide odissee del bronzo, affondi nelle preghiere preziosamente maiolicate o sfiori gli affreschi eseguiti sulle pareti dell’infinito che sono il dono prezioso che hai fatto a questa nostra città distratta. Grazie a te, non dovremo mostrare al resto del mondo, i nostri limiti…Tu hai lasciato particelle preziose di universo ad ognuno di noi, lucidi pentagrammi sui quali depositare l’orgoglio di averti incontrato, tracce indelebili del divenire miracoloso dell’Arte….hai lasciato per noi, la variopinta trasparenza dell’onda ed i suoni leggeri del vento che soffia sulla collina del nostro scontento… Arrivederci Elvio, il tempo non sarà passato invano, se ognuno di noi potrà raccontare agli altri, che quel giorno eravamo con te, sulla via dei ritorni mesti, delle parole brevi, adagiate quasi alle pause, nel giorno più lungo, quello che somigliava alla solitudine e disperatamente intrecciava i dialoghi alla nostalgia… Arrivederci Elvio, te ne sei andato piano, tu che sapevi rubare i colori dell’uragano e dipingerli… tu che scolpivi i sentieri dell’anima nel bronzo…tu che hai cavalcato la tempesta gareggiando con il rombo del tuono, con la tua musica, tu che hai sfidato la materia grezza ed i colori dell’arcobaleno, sprezzante come un guerriero, tu che, deposte le sgorbie e gli scalpelli, hai creato il canto di Natale più bello del mondo…te ne sei andato così…addormentandoti in un grigio pomeriggio di dicembre, alla fine di un anno freddo come la morte dell’ultima illusione. Arrivederci Elvio…