Superato infine lo slogan consolatorio “la Città che vogliamo”, che a breve, sarebbe tornato ad occultare pietosamente le nostre croniche assenze e ad illuderci, ancora una volta, che ognuno di noi avesse chiara contezza di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, abbiamo tentato di uscire dall’involucro protettivo di quella tiepida, forse innocua e forse no, ipocrisia di gregge, per guardare la città dal di dentro, osservarla dalla cresta dell’onda invisibile, che si ripercuote sul cuore e lo rende vivo e pulsante…abbiamo tentato di conoscerci meglio, affrontando verità condivise solo virtualmente e che soltanto i pericolosi incontri con i giaguari di vedetta sulla muraglia cinese rendono percettibili.