OSPEDALE, ASL, UNITÀ DI CRISI E…  IL MEMORIALE DELLA DOMENICA 125

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(f.n.) – Qualcuno inizia a chiedersi se l’Unità di Crisi abbia sede al Centro Direzionale o nella Papuasia Meridionale, se gli “esperti” responsabili che riteniamo debbano vere e proprie eccellenze nell’ambito “dell’emergenza sanitaria” e nella programmazione di quanto si considera utile ed indispensabile ad affrontare e contenere la pandemia, siano consapevoli dell’impatto che le loro decisioni, provocano nelle comunità estremamente provate, non soltanto dalle limitazioni imposte da un’emergenza che ci  avvilisce sotto tutti i punti di vista, ma anche e soprattutto dalla mancanza totale di unitarietà d’intenti e dell’incoerenza di cui offrono prova provata, i governanti ai diversi livelli. Mentre il governatore De Luca preannuncia controlli intensivi nelle stazioni ferroviarie della Campania e nell’Aeroporto di Capodichino ed i Dpcm governativi fluttuano, irrigidendosi e rilassandosi, favorendo in maniera sconsiderata le diverse interpretazioni dei vari colori e significati, l’Unità di Crisi Regionale della Campania nelle persone del DG Antonio Postiglione, del coordinatore Italo Giulivo e della dirigente Maria Rosaria Romano, dispongono la ripresa delle attività di elezione e di specialistica ambulatoriale, adducendo come presunta motivazione che “L’attuale scenario di evoluzione dell’epidemia evidenzia una diminuzione del numero dei casi di Covid tale da permettere un riorientamento delle attività assistenziali di tipo ospedaliero e ambulatoriale attraverso il riavvio di attività parzialmente o completamente sospese”. Buono a sapersi ma… resta da vedere se sia vero…Nel frattempo le Aziende sanitarie, secondo le disposizioni dell’Unità di Crisi, “dovranno mantenere operative le Aree temporanee già costituite e strutturalmente dedicate ai pazienti Covid, per far fronte a nuove fasi epidemiche e poter disporre, nel caso di nuovi incrementi di contagi, di strutture già attrezzate, fermo restando la possibilità di utilizzo del personale dedicato a tali strutture per la ripresa delle attività ordinarie, laddove non più impegnato nelle aree e nelle unità operative Covid dedicate” .  La domanda nasce spontanea: ma era necessario chiudere tutto due mesi fa, rischiando di far precipitare la Campania, nelle stesse condizioni in cui si era trovata la città di Bergamo nella primavera scorsa (e ci sono quasi riusciti) e provocare ulteriori disagi nella gestione dei servizi sanitari e di assistenza all’interno dell’Aorn di Caserta?, il livello di emergenza era tale da rendere indispensabile la chiusura?,  e adesso che sono trascorsi due mesi, in cui molti specialisti ambulatoriali sul territorio sono stati a spasso e qualche altro, all’interno dell’Ospedale pure…e molti, tra medici ed infermieri, si sono letteralmente spezzati le ossa nei reparti Covid, mentre le direzioni generali di Asl e Aorn, offrivano al mondo, saggi di inconcludenza unica,  i signori dell’Unità di Crisi, indossano la bianca toga di Ponzio Pilato, si fanno portare una bacinella d’acqua,  dispongono l’apertura di quello che avevano chiuso, con tutto ciò che ne consegue e se ne lavano le mani. Ci danno una pacca sulla spalla e ci confortano e nello stesso tempo ci avvertono … “fai il bravo però!” Due mesi di prova di resistenza e poi?, abbiamo scherzato. Con la riapertura degli ambulatori all’Aorn, contenuta l’esplosione di entusiasmo per il ritorno dell’intramoenia, si dovrebbe provvedere ad assicurare una regolare sanificazione prima e dopo ogni visita, o no?,  ma …chi e come garantirà  i livelli di sicurezza sia per il medico, per il personale e per l’utente?, visto che siamo ancora in piena emergenza, o… ci siamo sbagliati e l’emergenza è finita ed i reparti Covid sono mezzi vuoti?, visto che si teme la terza ondata mentre siamo ancora sull’onda della seconda, o ci siamo sbagliati un’altra volta ed il pericolo della terza ondata è definitivamente scongiurato?,  il personale infermieristico sarà sufficiente per garantire anche l’assistenza ambulatoriale?, ed i medici impegnati nei reparti Covid, come potranno fare ambulatorio?, e per quanto riguarda il territorio, probabilmente, la situazione sarà ancora più drammatica…per ripartire con la specialistica ambulatoriale, infatti la direzione chiederà ai distretti le garanzie di sicurezza, oltre a procedere con il Covid distrettuale, i tamponi per le scuole, i controlli nelle stazioni e all’aeroporto,  i tamponi ai malati e al personale…Sarà un caso, ma si ha l’impressione che l’ottimismo e la “naturalezza” con cui sono state formulate le disposizioni dell’Unità di Crisi, siano “una ‘ntecchia” in contrasto con l’affannosa ricerca di un equilibrio, mostrata in queste ore dal Governo, che non ha ancora deciso, vista la gravità della situazione attuale ed i rischi conseguenti,  se ci si possa spostare la sera di Natale, di duecento metri, nel caso si risieda sulla linea di confine con un altro comune, in cui risiede un congiunto con cui, si vorrebbe trascorrere qualche ora…Molti sono alla ricerca di un equilibrio e noi invece siamo alla ricerca dei criteri misteriosi che si adottano, quando nelle segrete stanze dei bottoni, si sceglie quel tal dirigente invece di un altro…    Un avvocato, un geologo e una biologa…l’Unità di Crisi o la Crisi e basta? Hasta el Domingo!