I PRIMI PASSI DEL NUOVO RECOVERY PLAN

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Giancarlo Bedini scaled I PRIMI PASSI DEL NUOVO RECOVERY PLAN   

   –   di Giancarlo Bedini   –                                                                        

In questi giorni cominciamo ad avere una serie di indicazioni significative di come sarà il nuovo Recovery Plan. La prima consiste nel taglio della spesa “extra” di 14 miliardi, non coperta né da fondi del New Generation Eu né da altri, relativa ai famosi progetti di riserva che molta confusione supplementare aveva introdotto nel vecchio piano. La seconda, ancora più rilevante, è che sembra confermato che si intende attingere a tutto il plafond di prestiti del programma comunitario (127 miliardi), cancellando, almeno sotto questo profilo, i dubbi che erano spuntati dopo la frase di Draghi sulla modulazione della “quota prestiti” in base ad esigenze di finanza pubblica (ergo: contenimento del debito). Questo è un aspetto positivo, perché oggi la questione del debito non si affronta certo con il contenimento degli investimenti strategici oggetto del Piano, che anzi vanno sviluppati nella misura più ampia possibile per forzare sugli obiettivi di crescita qualificata ed ottenere per questa via, oltreché attraverso il ricorso a condizioni vantaggiose per i tassi di interesse, una prospettiva di sostenibilità del debito stesso.

Resta aperta la questione dell’uso dei fondi (circa 80 miliardi della quota a prestito) del New Generation Eu per sostituire il finanziamento, già previsto attraverso mercato, di vecchi progetti, antecedenti alla scrittura del Recovery Plan, sostituzione che, se confermata, sembrerebbe finalizzata a perseguire quella “modulazione” di cui parlava Draghi. Sotto questo aspetto andrebbe chiarito che il problema non sta nell’uso dei fondi comunitari per il finanziamento di progetti già formulati in epoca antecedente, ma nella qualità dei progetti stessi e nella loro capacità di integrarsi con la nuova strategia di sviluppo e trasformazione messa in campo dal Recovery Plan. Se tali progetti sono coerenti con il Piano e se corrispondono ai canoni da esso richiesti la cosa è fattibile, se invece corrispondono ad una logica di frammentazione e di “ripulitura dei cassetti” con l’unico scopo di ridurre la massa di nuovo debito da contrarre, allora l’operazione sarebbe doppiamente sbagliata. Dall’altro lato, anche nel caso di una sostituzione “virtuosa” nel senso sopra chiarito, non è affatto detto che tutta la quota liberata di 80 miliardi dal bilancio debba andare alla riduzione del debito (ovvero “tagliata”), potendo invece essere almeno in parte riconvertita ad ulteriore “debito buono”, considerati i tassi vigenti. In questo sta in effetti, a ben vedere, la vera modulazione necessaria.