SANITÀ, IL MEMORIALE DELLA DOMENICA 141

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(f.n) – Un anno sotto ai riflettori di un’emergenza sanitaria spietata, ha fatto emergere la parte peggiore del nostro istinto di conservazione, quella parte che non ha nulla di sano e si manifesta aspra, insensibile, anaffettiva, quasi disumana…quella parte che non ravvisa il proprio simile nell’altro, che non riconosce fratellanza, nè pietas. All’Ospedale X della città di Y qualche tempo fa, è stato ricoverato un giovane malato psichiatrico, proveniente da una struttura convenzionata; il giovane aveva una gamba fratturata ed era scheletrico. Aveva fame e chiedeva disperatamente qualcosa da mangiare… quindi ha divorato i panini, uno dietro l’altro, che gli infermieri stupiti e commossi, gli avevano preparato. Oggi quel giovane malato psichiatrico, si prepara a tornare nella struttura convenzionata che lo ospita da tempo e lo ospiterà ancora, chissà per quanto tempo…e chissà se a qualcuno, un giorno o l’altro, passerà per la mente di andare a controllare se, chi ha perso il senso del tempo e dei giorni e arrotola e mescola le sue povere cose, con le emozioni inventate dal caso, da un’ombra, da una parola, vive davvero o crede di vivere… chissà se a qualcuno importerà se quel povero ragazzo o chiunque altro abbia mangiato, o forse ci accorgeremo della sua fame, soltanto quando il caso lo toglierà dalle ombre e lo porterà in mezzo agli altri, magari per un’unghia incarnita, che sarà stata la sua fortuna, il suo momento di gloria e di partecipazione. Ma tutto questo è altrove…miserie dell’altrove…miserie degli altri che non vogliamo guardare…a ciascuno le proprie miserie…noi abbiamo le nostre…Un anno di emergenza Covid ha denudato la nostra sanità…scarnificato i bluff, le finzioni, demolito i paraventi, grattato via l’intonaco dell’apparenza e dietro il camice immacolato, oggi sostituito da una tuta da astronauta della salvezza, ci accorgiamo che, talvolta,  invece di un cuore pulsante vi è soltanto un marcatempo che fa tic tac… come quell’aggeggio che l’altro giorno batteva sotto la tuta di una tizia, in turno al 118, che dinanzi all’urgenza di trasportare un paziente grave dal centro Covid di Santa Maria Capua Vetere al Cotugno, dove doveva essere intubato, ha vergognosamente cercato di sottrarsi dicendo: “eh  si,,, e quando me la tolgo questa tuta di dosso?, adesso dobbiamo andare a  Napoli e chissà quanto tempo dobbiamo aspettare…no…no”…Fa specie non è vero, leggere queste cose?, magari qualcuno sta imprecando come uno scaricatore, soltanto perché abbiamo riportato il fatto e non per la gravità di un atteggiamento inqualificabile…Forse, se avessimo taciuto di meno nel tempo e avessimo parlato di più, quante fetenzie ci sarebbero state risparmiate, o no? Il paziente è stato trasportato al Cotugno, soltanto dopo l’intervento dei Carabinieri… si tratta dello stesso paziente, un carabiniere, che giunse in ambulanza davanti al Ps di Caserta qualche giorno fa, e nonostante avesse gravi problemi di saturazione, non fu ricoverato, perché dissero che non c’era posto e nessuno salì in ambulanza a visitarlo. Anche in quell’occasione intervennero i Carabinieri e qualche “angelo pietoso” non risparmiò, in proposito, le sue rivoltanti battute, come abbiamo avuto modo di riportare. Il paziente fu quindi trasportato a Santa Maria C.V. Il calvario del povero carabiniere continua e soltanto grazie all’intervento dei suoi colleghi, la macchina organizzativa ha potuto procedere come avrebbe dovuto fare automaticamente e a prescindere. Un anno è trascorso…l’emergenza ha disegnato chiaramente i nostri limiti…la nostra incapacità di andare oltre il cortile recintato e protetto di casa nostra…ha ridotto miseramente l’eroismo millantato di una mission, che soltanto pochi sentono come tale e parte indissolubile della loro vita, al di là della drammaticità del momento. Siamo affidati al caso…e a chi non doveva cimentarsi con l’emergenza per dare il meglio di sé perché lo ha sempre dato, sempre e comunque. Queste donne e questi uomini sono la sanità che non ha bisogno di fragore, essi sono la sanità che vogliamo, che mantiene leggero e costante un lumicino rassicurante, che conforta e riscalda. Hasta el Domingo!