CASERTA, L’AMMINISTRAZIONE MARINO (PD) ALLE SCELLERATEZZE SOVRAPPONE PRESSAPPOCHISMO E SUPERFICIALITÀ (seconda puntata)

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PERIFERIE AL CENTRO – PUCCIANIELLO  

   –   di Nicolò Antonio Cuscunà   –                                                      

Abbiamo analizzato come l’Amministrazione del partito democratico di Caserta, gestita dal podestà Carlo Marino, spende i soldi dei contribuenti in “opere inutili e dannose”. Dalla distruzione di piazza Nicola Suppa di Tuoro, luogo tranquillo e salubre, centrale alle frazioni Santa Barbara e Tuoro, area verde strutturata con cavea teatrale e parco giochi, ottenuta per atto d’obbligo, dalla edificazione dei condomini di via A. di Borbone e via Fanelli, allo sperpero di soldi per “tracciare piastrelle identitarie” in due arterie di Puccianiello. La frazione, dove vive Carlo Marino, è interessata, laddove possibile, alla riqualificazione del tessuto urbano mediante -tappeto rosso – il ripristino di selciato in basalto. Ovvero, l’enunciato divulgativo-elettorale (sito ufficiale dell’Amministrazione Comunale), informa con forma dubitativa: “…. laddove possibile…, ripristinato l’originale stato…in alternativa si procederà alla ripavimentazione…anche gli slarghi e piazze saranno trattati con disegni (?) di pavimentazione adatti alla “morfologia” dello spazio e alle preesistenze architettoniche che vi si trovano. Non volendo essere scienziati, il dettato potrebbe dire: ” volendo, potendo, faremo…”. Cioè, tutto da verificare. Ed infatti, ci risultano affidati incarichi a professionisti per la stesura di tracciati storici. Ovvero, tutto da definire, ed all’occorrenza tutto fa brodo per rastrellare consensi. Nuovo arredo urbano, panchine di pietra di Trani, paracarri in pietra calcarea per “recuperare i caratteri identitari del Casale di Puccianiello”. Ad onore del vero, il casale che ha dato i natali al sindaco -protempore- Carlo Marino- esisteva già al tempo del Triunvirato – Cesare, Pompeo e Crasso. Storia antichissima quella del rinomato sito, intorno al 1200 si conoscevano i casali di Puccianiello e di Pozzovetere della contea casertana. Alterne vicende storiche legate a nobili famiglie, Guglielmo di Belmonte, Sanseverino conte, cognato di Manfredi figlio di Federico II Hohenstaufen, Brocherio e Gaetani, Diego Della Ratta e Baldassarre Acquaviva, forgiarono queste terre.

Non è dato sapere se l’avv. Carlo Marino conosce ed ha mai visitato due luoghi storici del tenimento in quel di Puccianiello. Il Convento dei frati Cappuccini (1570-1575), oltre al più piccolo, sovrastante all’omonimo colle, detto di Sant’Angelo al Pinos -Angiolillo- (1594-1604). Nel caso in cui, il sindaco di Caserta, ne sia a conoscenza, a prescindere di chi la proprietà, visto il ruolo d’indirizzo, controllo e sviluppo dell’Ente Comunale, rispetto ai beni storico architettonici e ambientali, dovrebbe farsi carico del recupero e valorizzazione (Recovery Plan).

Entrambi gli edifici, dal grande valore storico-architettonico, sono nel totale abbandono. Strutture uniche, dal grande valore attrattivo per l’economia derivata da turismo. Contenitori vuoti, e colpevolmente abbandonati dai proprietari, vandalizzati dall’incuria e dalla cecità umana. Il convento dei Cappuccini è conosciuto anche grazie ai dipinti di Jacob Philipp Hackert, pittore di corte di Casa di Borbone.

Conclusioni:

La Next Generation EU, i programmi di cui al Recovery Plan, Turismo e Cultura 4.0 – recupero dei Borghi-, non sono compatibili con le scelte di Carlo Marino. Ripartire dal Sud coinvolgendo gli EE.LL.. Tentare di risolvere l’incancrenita “questione meridionale” con la nomina di un Ministro o ancora di Casse speciali, non risolvono i problemi. Lo abbiamo più volte affermato ed ancora insistiamo, le abissali differenze tra Nord e Sud, le differenze esistenti tra genti e luoghi, non si eliminano con interventi a pioggia, senza una corretta programmazione in rete, senza una visione d’insieme, organica e finalizzata ad obiettivi ad ampio raggio.  Le periferie al Centro, come ideate da Carlo Marino, sindaco protempore, sono ad esclusivo beneficio elettorale di bottega: “la propria”.