OMICIDIO DI ROBERTA RAGUSA: IL SERMONE DI ANTONIO LOGLI

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–   di Ursula Franco*   –                                                                  

LEGGI l’ “Analisi critica delle motivazioni della sentenza di condanna di Antonio Logli”

roberta ragusa OMICIDIO DI ROBERTA RAGUSA: IL SERMONE DI ANTONIO LOGLIIl 26 ottobre 2018 Antonio Logli è stato intervistato da Gianluigi Nuzzi, di seguito l’analisi di uno stralcio dell’intervista:

Nuzzi: Lei ha paura di andare in carcere, Logli?

La domanda di Nuzzi permetterebbe ad Antonio Logli di dire: “Ho paura che si perpetui l’errore giudiziario”.

Logli: “Ma senta io sono tranquillo del fatto che sono innocente e… quindi la paura… chi è che non ha paura di andare in carcere?… e a maggior ragione io oltretutto innocente perché se avessi fatto qualcosa non m… non mi preoccuperei assolutamente di andare in carcere, perché io la penso così: chi ha fatto del male o chi ha sbagliato è giusto che paghi e le dirò di più, io… credevo che fosse giusto che ci fosse la pena di morte per chi ha fatto del male e c’è la certezza, oggi no, ho paura, non ci deve essere la pena di morte, perché quello che sta succedendo a me può capitare a chiunque, di tutte le persone che mi stanno guardando in questo momento… perché le ripeto: io sono innocente, io non ho ucciso Roberta, hanno distrutto la mia vita e quella dei miei figli, più di questo non so cosa dirle, mi scusi se mi sono un attimo…”.

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Antonio Logli

La risposta del Logli è invece un lungo sermone durante il quale:

    1. si è dichiarato per tre volte “innocente”ma, come sappiamo, dirsi innocente non equivale a negare l’azione omicidiaria;
    2. dicendo “se io avessi fatto qualcosa”ha aperto alla possibilità di aver commesso l’omicidio; 
    3. ha detto “se avessi fatto qualcosanon m… non mi preoccuperei assolutamente di andare in carcere, perché io la penso così: chi ha fatto del male o chi ha sbagliato è giusto che paghi” per apparire moralmente retto; solo chi non è moralmente retto sente la necessità di descriversi come tale; si tratta del “good guy/bad guy factor” in Statement Analysis;
    4. si noti che parla di pena di morte per “chi ha fatto del male e c’è la certezza”mettendosi sullo stesso piano;
    5. verso la fine del sermone, ha negato di aver ucciso Roberta; sono ormai passati quasi 7 anni dall’omicidio, non è inaspettato che il Logli riesca a dire “io non ho ucciso Roberta”; a questo punto il giornalista avrebbe dovuto chiedergli “Perché dovrei crederti?”.
    6. quando ha detto “hanno distrutto la mia vita e quella dei miei figli”non ha precisato chi avrebbe distrutto la sua vita e quella dei suoi figli perché non ha nessuno da accusare;
    7. si è scusato; in Statement Analysis annotiamo sempre le richieste di scuse e questo a prescindere dal contesto in cui vengono pronunciate in quanto sono spesso presenti nel linguaggio dei rei e sono equiparabili ad una forma di “Leakage” che consiste nel rilascio involontario di informazioni;
    8. si è infine auto censurato.

Si notino le similitudini tra la dichiarazione del Logli e questo estratto di una lettera di Massimo Giuseppe Bossetti a Gina: “Gina e tutti voi del reparto femminile, credetemi, fate bene a essere convinti della mia innocenza, perché io sono assolutamente innocente, totalmente estraneo a tutti questi fatti accaduti, e lo dimostrerò al mondo intero fino alla fine, costi quel che costi, perché mai e poi mai confesserò una cosa mai commessa da mé, mai e poi mai mi arrenderò per i loro schifosi errori, sbagli fatti a tavolino e a regola d’arte su di mé, credetemi, tutto quello che a me ingiustamente è successo, a chiunque potrebbe veramente succedere, è sufficiente trovarsi in un posto e allo stesso momento sbagliato ed ecco qua che finisci in un maledetto ingranaggio facendo il possibile per non essere stritolato, e che ti sembra possibile uscirne… (30 settembre 2015)”.

Gianluigi Nuzzi OMICIDIO DI ROBERTA RAGUSA: IL SERMONE DI ANTONIO LOGLI
Gianluigi Nuzzi

Nuzzi: Se lei dovesse andare in carcere, Antonio, Sara l’aspetterà?

Logli: “Ma senta io… io non voglio andare in carcere perché non sono un assassino, non ho fatto niente, e sarebbe un’ingiustizia spaventosa”.

“non sono un assassino” e “non ho fatto niente” non sono negazioni credibili.  Negare di essere “un assassino” non equivale a negare di aver ucciso Roberta Ragusa nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2012, “non ho fatto niente” è una negazione aspecifica e atemporale.

Nuzzi: Logli perché non era disponibile quell’auto (la Ford Escort Station Wagon), perché gli investigatori non hanno potuto fare gli accertamenti?

antonio logli OMICIDIO DI ROBERTA RAGUSA: IL SERMONE DI ANTONIO LOGLI
Antonio Logli

Logli: “Ma non… intanto non è vero che la macchina non era disponibile, perché la macchina s’è guastata, perché aveva un difetto, non s’avviava e capitava spesso, è capitato anche quando ero con i miei figli, è capitato anche successivamente, in ogni caso siamo andati… “.

Inspiegabilmente Gianluigi Nuzzi interrompe Antonio Logli. Si noti che il Logli non ha detto che quel giorno la macchina non si fosse avviata.

Nuzzi: Lei è un esperto di meccanica.

Logli: “Sì, ma siccome c’era un problema sulla pompa d’iniezione, prendeva aria e regolarmente, molto spesso, regolarmente la macchina non si avviava (…)”.

Si noti che il Logli non sta dicendo che la pompa d’iniezione avesse preso aria quel giorno ma che succedeva “regolarmente, molto spesso”.

Sappiamo che il contenitore del filtro del gasolio era rotto e si era rotto proprio la notte dell’omicidio di Roberta. L’amico del Logli, che si recò con lui al cimitero di Pisa dove il Logli lasciò la Ford Escort perché non partiva, si accorse che il contenitore del filtro del gasolio era già avvolto in una pellicola trasparente del tipo da cucina. Una riprova del fatto che Antonio Logli sapeva già da prima di raggiungere il cimitero che il contenitore del filtro era rotto, lo aveva infatti già rivestito con la pellicola.

In seguito alla rottura del contenitore del filtro del gasolio della Ford Escort, il Logli:

    1. poco dopo le 00.40 del 14 gennaio 2012, parcheggiò la propria auto nel vialetto di casa;
    2. prese la Citroen3 di Roberta, cambiò auto per paura che la Ford Escort lo lasciasse a piedi in una delle fasi dell’omicidio e dell’occultamento del corpo di Roberta che aveva premeditato mentre si trovava all’interno della sua Ford Escort in via Gigli;
    3. pulì la strada dalle macchie prodotte dalla perdita di gasolio per nascondere le tracce del fatto che la sua macchina la notte tra il 13 e il 14 gennaio aveva stazionato in quel luogo;
    4. pulì anche il vialetto di casa dalle macchie prodotte dalla perdita di gasolio per nascondere le tracce del fatto che la sua macchina la notte tra il 13 e il 14 gennaio era stata lì parcheggiata;
    5. la mattina del 14 gennaio lasciò l’auto al cimitero per evitare che qualcuno notasse che perdeva gasolio e che proprio quella perdita accreditasse il racconto dei testimoni in quanto vi erano ancora chiazze di gasolio sia sulla strada che sul vialetto e proprio in corrispondenza delle zone dove la sua auto era stata ferma quella notte.

L’errata ricostruzione dei fatti operata su questo punto dai magistrati ha permesso al Logli di dire in un’intervista: “(…) non torna niente in questa cosa, poi dopo, siccome io sarei stato visto, ho cambiato macchina, cioè cosa sarebbe cambiato cambiando macchina? Se m’hai visto, m’hai visto”.

Nuzzi ha chiesto al Logli se non fosse anomalo che Roberta si allontanasse tra i campi di notte:

Logli: “(…) è vero che dei cani, per quello che mi hanno raccontato, sono andati in quella direzione ma è s… il giorno… se non erro… dopo sono arrivati altri 5 cani e hanno fatto tutta un’altra cosa, quindi non lo che cosa possa aver fatto”.

Si noti che il Logli ha riferito a Nuzzi di non essere stato presente quando i cani andarono verso i campi ma che gli fu “raccontato”.

Confrontiamo questa dichiarazione con quella rilasciata dal Logli su questo punto in una delle prime interviste a “Chi l’ha visto?”:

Logli: “Infatti, io credevo quando son partiti, dico: “Ora entrano dentro, magari hanno sbagliato strada”, perché la sera era uscita eee da lì, era entrata e uscita più d’una volta ed invece no, la porta era aperta… non sono entrati ma sono andati a dritto“.

Antonio Logli ha riferito alla giornalista di Chi l’ha visto? di essere stato presente e di aver pensato che i cani avrebbero potuto sbagliare strada, che sarebbero potuti entrare in autoscuola, ha poi aggiunto che “invece no”, non si sbagliarono, “sono andati a dritto”, confermandoci che il percorso fatto dai cani corrisponde a quello che fece Roberta quella notte, un percorso di cui lui è a conoscenza per sua stessa ammissione e che conosce perché era presente. 

valdemaro logli OMICIDIO DI ROBERTA RAGUSA: IL SERMONE DI ANTONIO LOGLI
Valdemaro Logli

In un’altra occasione, sempre alla presenza della giornalista di “Chi l’ha visto?” il Logli, in uno scambio con il proprio padre, confermò di essere stato presente nel momento in cui Roberta scavalcò la staccionata per allontanarsi nei campi.

Valdemaro Logli: Secondo me è improbabile, a scavalca’ di notte a buio, qui dove va uno? Qui è veramenteee impossibile, no?

Antonio Logli: Ora però c’è da dire che a quell’ora… poteva co… ah già, mezzanotte, no, no, è buio, però… insomma, i lampioni sono accesi.

Come poteva sapere Antonio Logli che Roberta aveva scavalcato e si era diretta nei campi a mezzanotte se non per essere stato presente? Il Logli vide la moglie che si dirigeva verso Via Gigli grazie alla luce dei lampioni e per questo motivo si recò lì in auto ad attenderla.

daniele logli OMICIDIO DI ROBERTA RAGUSA: IL SERMONE DI ANTONIO LOGLI
Daniele Logli

Durante la puntata del 26 ottobre 2018 è andato in onda un drammatico scambio tra Antonio Logli e suo figlio Daniele:

Daniele Logli: Babbo, giurami che non hai mai fatto niente a mamma.

Il povero Daniele suggerisce al padre di negare e lo invita a giurare.

Antonio Logli: “Io lo giuro sul bene più prezioso che siete voi, non ho fatto niente di male a Roberta, non l’ho mai uccisa”.

Una negazione credibile è composta da tre componenti:

    1. il pronome personale “io”;
    2. l’avverbio di negazione “non” e il verbo al passato “ho”, “non ho”;
    3. l’accusa “ucciso x”.

Se una negazione ha più o meno di tre componenti, non è una negazione credibile.

La frase “io non ho ucciso Roberta”, seguita dalla frase “io ho detto la verità”, riferita a “io non ho ucciso Roberta”, sarebbe stata una negazione credibile.

“non ho fatto niente di male a Roberta” non è una negazione credibile in quanto il Logli ha sostituito la parola “ucciso” con “fatto niente di male”.

“non l’ho mai uccisa” non è una negazione credibile per la presenza dell’avverbio “mai”.

Giurare è un classico di chi non dice il vero, giura chi sente il bisogno di convincere i propri interlocutori, giura chi non può avvalersi del cosiddetto “muro della verità” che è una potente ed impenetrabile barriera psicologica che permette ai soggetti che dicono il vero di limitarsi a rispondere con poche parole in quanto gli stessi non hanno necessità di convincere nessuno di niente. 

Già dopo la condanna in appello  Antonio Logli aveva spontaneamente giurato di non aver fatto del male a Roberta e non aveva negato in modo credibile di averla uccisa: “Per la condanna ho provato e provo un dolore lancinante, quello di una persona che non ha fatto nulla e che ora vede crollarsi il mondo addosso. (…) Non le ho mai fatto male, lo posso giurare sui miei figli che sono la cosa più importante che ho al mondo”.

Gianluigi Nuzzi OMICIDIO DI ROBERTA RAGUSA: IL SERMONE DI ANTONIO LOGLI
Gianluigi Nuzzi

Nuzzi chiede ad Antonio Logli se il Gozi avesse visto proprio lui in auto la notte della scomparsa di Roberta.

Nuzzi: Logli, era lei l’uomo che si copriva il viso?

antonio logli OMICIDIO DI ROBERTA RAGUSA: IL SERMONE DI ANTONIO LOGLI
Antonio Logli

Logli: Ma… eh… senta signor Nuzzi, io quella notte non sono mai uscito di casa per cui non so come mai il signor Gozi Loris dica questo, secondo me sbaglia persona perché non… mm… c’è motivo per dire questo.

Antonio Logli è incapace di negare in modo credibile, non riesce a mentire, non riesce a dire “No”, sceglie invece una via alternativa, quella della tirata oratoria attraverso la quale spera di convincere il suo interlocutore di ciò che è incapace di negare.

Si noti il debole “secondo me sbaglia persona”, ma come “secondo me”? Chi meglio di lui conosce i suoi movimenti di quella sera? Perché è così poco incisivo?

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ursula franco 1 OMICIDIO DI ROBERTA RAGUSA: IL SERMONE DI ANTONIO LOGLI* Medico chirurgo e criminologo, allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari. Recentemente entrata nel Forensic Team della COLD CASE FOUNDATION, una Fondazione Americana che si occupa di casi irrisolti, Executive Director: FBI Profiler Gregory M. Cooper