DEL MONACO SU SCARCERAZIONE BRUSCA: “FALLA NELLA NOSTRA GIUSTIZIA”

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Antonio Del Monaco 300x233 DEL MONACO SU SCARCERAZIONE BRUSCA: FALLA NELLA NOSTRA GIUSTIZIA
Antonio Del Monaco (M5S)

MADDALONI – L’Onorevole Antonio Del Monaco scrive una lettera aperta con cui punta il dito contro la scarcerazione di Giovanni Brusca, che tra i vari delitti si è reso protagonista della strage di Capaci, libero per essere diventato collaboratore di giustizia nel 2000: “È un collaboratore di giustizia l’uomo che ha premuto il pulsante che fece saltare in aria Falcone e la scorta. È un collaboratore di giustizia l’uomo che uccise e sciolse nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo (figlio del pentito Santino). È un collaboratore di giustizia l’uomo che si è macchiato di efferati omicidi, tanto numerosi da non ricordarli. È un collaboratore di giustizia l’uomo a cui non sono stati confiscati i beni e che, dopo 25 anni, torna libero. È un collaboratore di giustizia, va bene. È stato utile e prezioso alle indagini Stato-Mafia? Ha fatto i nomi dei veri mandanti? Brusca non aveva e non ha un’intelligenza tale da essere uno stratega ingegnoso, un ideatore geniale (e senza coscienza). Brusca non ha morale, ma non può essere stato in grado di fare tutto da solo. Impensabile! E dunque questo collaboratore di giustizia, pericoloso e nuovamente a piedi libero, meritava davvero la scarcerazione? Sembra ormai che, dopo decenni di crimini e aberrazioni, basta pentirsi un giorno, farsi un paio di calcoli, ed è fatta. Il resto è dimenticato, accantonato…per un bene superiore: la giustizia. E la verità? La verità che va a braccetto con la giustizia… dov’è? Dove sono i nomi scomodi? Quelli di chi sa e continua a mentire. Quelli di chi fa e continua a tacere. Collaborare con la giustizia è un fatto importante, una strada percorribile, certo…ma non può essere sempre e comunque una “scorciatoia”, una sorta di premio per chi ha fatto poi il “bravo”. Dopo. Le famiglie delle vittime non dimenticano e il dolore resta per sempre, l’assenza dei loro cari non è colmabile. Vorrei che si facesse maggior chiarezza, che la collaborazione di questi pentiti, utilissima in tanti casi, non diventi una specie di inversione di marcia nel mezzo del cammino della loro vita, parafrasando Dante. Il dolore e il male di cui sono stati e sono artefici non possono essere liquidati così. E se alla fine di tutto, nonostante tutto, i nomi dei veri mandanti e responsabili di innumerevoli stragi di Stato non sono ancora usciti fuori, direi che liberare un boss permettendogli di ritornare alla propria “umile” dimora, rappresenti una grossa falla nella giustizia”.