FILANTROPIA FARLOCCA

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di Vincenzo D’Anna*

Non sono stati molti – tranne il Guardian che ha lanciato l’inchiesta – i commenti alla notizia che Bill Gates, avendo ben congegnato la politica finanziaria di Microsoft, sia riuscito a non pagare neanche un euro di tasse. Pensate: per l’anno fiscale 2020, solo in Europa, il gruppo del magnate americano ha denunciato qualcosa come 260 miliardi di guadagni, equivalenti, grosso modo, al bilancio di uno stato nazionale!! Per capirci, in un solo anno, la società fondata da Bill Gates, ha incassato l’equivalente dell’importo del primo capitolo di spesa del bilancio italiano. Più o meno quanto ci occorre per pagare il costo delle pensioni a sedici milioni di persone. Secondo l’indice dei miliardari di Bloomberg, l’inventore di alcuni tra i più venduti programmi per computer possiederebbe un patrimonio personale di circa 145 miliardi di dollari (124 miliardi, invece, secondo la classifica stilata da Forbes). Tuttavia, al di là del balletto sulle cifre di un patrimonio “fluido” e difficilmente quantificabile, basta andare su Wikipedia per leggere che il caro Bill si fa definire come “imprenditore, programmatore informatico e filantropo”. Consultando, invece, un semplice vocabolario della lingua italiana, si potrà legge che con la parola “filantropo” si definisce colui che, letteralmente, fa del bene all’uomo, ovvero che svolge o sostiene una attività benefica per creare un umanesimo basato sulla benevolenza e la carità verso il prossimo. Se questa è la definizione di cui si fregia Gates, è ovvio che, tra le azioni benefiche svolte e le furbizie da astuto evasore fiscale, c’è qualcosa che non quadra se è vero (come è vero) che le tasse si tramutano in servizi e benefici destinati alla comunità. Fosse stato di origine italiana, l’imprenditore di Seattle sarebbe stato nominato subito presidente del Consiglio e senatore a vita come accaduto con il piu modesto Mario Monti. Oltre a questa collocazione di prestigio, per l’italica inclinazione a non versare un obolo ad uno Stato ritenuto, notoriamente, nemico del contribuente, gli sarebbe stato senz’altro elargito anche un attestato di benemerenza. Diciamocela tutta: nel Belpaese non sarebbero stati pochi gli ammiratori di uno stratega fiscale del suo calibro, visto che si calcola siano almeno 14 milioni quelli che, in Italia, eludono oppure erodono il pagamento delle imposte per un ammontare di oltre duecento miliardi di euro sottratti al fisco. A guardar bene, il portentoso risultato di non pagare le tasse con un tale ammontare di ricavi, non necessità di un ingegno straordinario. Tutt’al più basta una conoscenza approfondita dei regimi fiscali vigenti in taluni Stati. Al gruppo Microsoft è bastato, infatti, far confluire i ricavi in Irlanda (ove il fatturato dell’impresa di computer rappresenta una grande ricchezza e la tassazione è al 12%) e collocare la sede fiscale nelle isole delle Bermude, ove l’aliquota è uguale a zero. Ma non è stata tanta la capacità di saper eludere le pretese degli Stati da parte delle multinazionali che ci preme evidenziare in questa sede, quanto il dato che ne consegue in rapporto all’aura di “filantropo” che Bill Gates ama accostare al proprio nome. A conti fatti, nelle tasche del plutocrate americano, le cifre che questi versa in operazioni benefiche mediante l’apposita fondazione Bill & Melinda Gates, sono tutte detraibili dall’ammontare delle tasse che dovrebbe comunque pagare. In questa ottica egli versa circa un ventesimo di quel che pagherebbe di tasse in Irlanda con l’aliquota di favore. Insomma, per dirla con altre parole, la filantropia è un ottimo espediente per detrarre le tasse e per evitare di pagarle addirittura laddove questo è dovuto. Non sottilizzo certo su qualche miliardo di euro destinato ad opere benefiche. Dico solo che versata la giusta tassazione laddove si produce guadagno, questa avrebbe tradotto quegli introiti in servizi per cittadini, creato scuole, ospedali, ferrovie, incrementato pensioni e “welfare state”. Viviamo in una Nazione ove il regime fiscale è di per se stesso criminogeno, talmente è’ esoso per chi intraprende un attività imprenditoriale, che evadere, oppure ridimensionare la tassazione, può essere ritenuto addirittura quasi una sorta di legittima difesa. Ancor più giustificabile appare questa scelta “evasiva” nell’ottica dell’uso maldestro che lo Stato fa della spesa pubblica, con sprechi e sperperi del danaro dei contribuenti. Soldi spesso elargiti e redistribuiti secondo i canoni di un interesse politico, ovvero il ritorno in consenso elettorale che queste azioni garantiscono al governo di turno. C’è però un limite a questa giusta critica, ed è quello di dimenticare che le tasse sono di pubblica utilità ed il volano di una società civile entro la quale vivere in sicurezza ed avere tutti utilità e sevizi. Quindi il signor Bill Gates è un “filantropo farlocco” come lo sono tutti coloro i quali fanno beneficenza con ben altri egoistici scopi e tornaconti. La carità non prevede furbizie.

*già parlamentare