OMICIDIO DI ALESSANDRO MATHAS: ANALISI DI DICHIARAZIONI DI ANTONIO RASERO

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malke OMICIDIO DI ALESSANDRO MATHAS: ANALISI DI DICHIARAZIONI DI ANTONIO RASERO

   

–   di Ursula Franco*   –    

Alessandro Mathas OMICIDIO DI ALESSANDRO MATHAS: ANALISI DI DICHIARAZIONI DI ANTONIO RASERO
Alessandro Mathas

Antonio Rasero, è stato condannato a 26 anni per l’omicidio di Alessandro Mathas, un bambino di 9 mesi figlio di Akhatarina Mathas. Secondo il medico legale, il piccolo Alessandro è stato afferrato per le cosce e il suo capo è stato sbattuto violentemente contro una superficie rigida per almeno due volte. Sul cadavere di Alessandro sono stati rilevati i segni di due morsi al piede destro, segni di ustioni da sigaretta (alla cresta iliaca sinistra, al padiglione auricolare sinistro e probabilmente alla regione laterale sinistra del collo) e lesioni da compressione digitale (al collo e in altre regioni corporali).

Di seguito alcune dichiarazioni rilasciate da Antonio Rasero durante il processo di primo grado e tratte da una puntata di “Un giorno in pretura”:

201738442 63e74997 a01c 4ebc 9532 e3738f487dd2 e1622820229350 OMICIDIO DI ALESSANDRO MATHAS: ANALISI DI DICHIARAZIONI DI ANTONIO RASEROAntonio Rasero: Nel bagno eehhm… ho fatto delle telefonate… ne ho fatta una… al signor Maroni, anche perché cinque, dieci minuti prima mi ero acco… mi ero reso conto delle condizioni del bambino…  mah pensando che Maroni fosse un mio amico, nel senso a Maroni le dissi “Haller”, le posso dire anche tranquillamente le parole sinceramente che ho detto a Maroni (…) “Haller, questa deve aver fatto qualche casino con suo figlio, il bambino è freddo e rigido, devono sparire da casa mia”, lui mi chiese cos’era successo al bambino, io le risposi che non sapevo cos’era successo al bambino, il signor Maroni mi rispose a sua volta “Non ti posso aiutare è un casino troppo grosso per me” e io gli risposi “Figurati per me”.

Anche se la domanda non è andata in onda si può inferire che al Rasero fu chiesto che cosa avesse fatto in bagno la mattina dell’omicidio.

Con le parole “anche perché cinque, dieci minuti prima mi ero acco… mi ero reso conto delle condizioni del bambino” il Rasero anticipa un’altra possibile domanda del suo interlocutore (pre empt the question), peraltro sui tempi in cui si svolsero i fatti. In Statement Analysis è considerato un indice di sensitività. 

Perché il Rasero sente il bisogno di aggiungere “le posso dire anche tranquillamente le parole, sinceramente, che ho detto a Maroni”? E’ un po’ come quando, in assenza di una contaminazione da parte dell’intervistatore, un soggetto inserisce nel proprio racconto dei fatti le parole “mi ricordo”, ciò che è accompagnato da “mi ricordo” è sì veritiero ma il fatto che il soggetto abbia sentito il bisogno di inserire “mi ricordo” ci dice che lo stesso differenzia ciò che accompagna con “mi ricordo” e ciò che non accompagna con “mi ricordo”. In poche parole è chi parla che ci induce a dubitare di eventuali parole dette in precedenza non accompagnate dalle parole “mi ricordo”. In questo caso viene da chiedersi se nelle risposte precedenti ci fossero “parole che il Rasero non poteva dire” ovvero che lo stesso abbia nascosto informazioni.

Antonio Rasero: Maroni mi disse di portare il bambino all’ospedale… f… portare il bambino all’ospedale “Chiama l’ambulanza, Chiama…” gli ho detto “Forse non hai capito, il bambino è andato, è freddo e rigido” gli ho detto a Maroni tranquilla spiegandogli in termini pratici che il bambino era morto.

Si noti l’autocensura, il Rasero stava per dire “tranquillamente”. Perché il termine inaspettato “tranquillamente” staziona nella mente del Rasero posto che a dir sue lui tranquillo non era? E’ un termine che ha già usato in precedenza. 

E’ anche inaspettato il modo “casual” che il Rasero ha di rispondere alle domande dei magistrati durante un processo a suo carico per l’omicidio di un bambino di 9 mesi.

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katerina Mathas

Antonio Rasero: Io vorrei fare una precisazione, la Mathas ehm, se la Corte me lo consente, russava quando sono uscito di casa, quando sono entrato in casa non russava, era sul letto che dormiva, dico dormiva perché… eeee gli dissi: “Katerina alzati e vieni a vedere Alessandro”, lei ancora prima di arrivare dal divano mi disse “Che cazzo hai fatto al bambino?”, scusate il termine, dico la… “Che cazzo hai fatto al bambino?”, io le risposi “Che cazzo è successo al bambino?”

Quando il Rasero riferisce che la Mathas, prima di raggiungere suo figlio, gli avrebbe detto “Che cazzo hai fatto al bambino?” ci rivela che qualcosa era successo in precedenza e che la Mathas aveva ragione di chiedergli che cosa avesse fatto al bambino. Peraltro il Rasero ha riferito di aver risposto alla domanda della Mathas con una domanda. Rispondere con una domanda è un modo per non rispondere. Questa intera “precisazione”, così come la chiama il Rasero, è un autogol.

Antonio Rasero: No, perché a “Che cazzo” scusateee… perdonate a “Che cazzo hai fatto?”, io gli risposi “Che cazzo è successo?”, non fu fatto riferimento a nessuna porta.

Giudice: Il bambino l’ha mai sentito piangere nel dormire o nel dormiveglia?

Antonio Rasero: No, non l’ho mai sentito piangere sennò mi sarei svegliato.

Che motivo ha il Rasero di aggiungere “sennò mi sarei svegliato”? Chi falsifica spesso adduce delle ragioni a sostegno delle proprie parole per strutturare la “falsa memoria” che sta divulgando.

Antonio Rasero: Io mi svegliai… in un… momento che… così… eeeee… in un momento che vidi la signora Mathas col bambino in braccio (…) che è passato da… uno stri… da degli strilli ad un pianto singhiozzato fino a dei mugolii.

Che cosa vuol lasciar intendere il Rasero? La domanda da fare sarebbe stata “Che intende dire? Si spieghi meglio”. Mi chiedo se il Rasero voglia tentare di attribuire l’omicidio alla Mathas senza dirlo a chiare lettere.

All’esame autoptico, sul piede destro del piccolo Alessandro sono stati rilevati i segni di due morsi e, in corrispondenza degli stessi, è stato isolato il DNA del Rasero.

Difensore di Antonio Rasero: Ci fu un qualche contatto tra lei e il bambino?

antonio rasero 2 min 1 OMICIDIO DI ALESSANDRO MATHAS: ANALISI DI DICHIARAZIONI DI ANTONIO RASERO
Antonio Rasero

Antonio Rasero: Sì, ci fu uncontattoooooooo… che si scherzava con il bambino, si giocava con il bambino perché… quando lo mise sul letto gli diedi un bacino al bambino… sul piedino, in quel momento… in quel momento il bambinooo… la Mathas mi diede una pacca dietro la schie… a titolo comunque ironico sulla schi… e sulla… sulla testa.

Le pause e la ripetizione della “o” finale della parola “contatto” indicano che la domanda del suo difensore è sensitiva, sono infatti segnali del bisogno del Rasero di prendere tempo per rispondere.

Si notino “bacino” e “piedino”, due termini che non ci saremmo aspettati dal Rasero in quanto lo stesso non ha lasciato trasparire alcuna coinvolgimento affettivo né nei confronti del bambino né della Mathas e quindi possiamo inferire che la scelta dei termini sia dettata dal desiderio del Rasero di apparire affettuoso al fine di ingraziarsi la Corte.

Difensore di Antonio Rasero: Ma una pacca?

Antonio Rasero:  No (incomprensibile) una pacca che mi fece dare un colpo, tra virg… un contatto, tra virgolette, tra la mia bocca e il piedino di Alessandro.

Con tutta probabilità il Rasero sta descrivendo il momento in cui morse il piccolo Alessandro sul piede destro.

Si noti che il Rasero fa seguire sia a “un colpo” che a “un contatto” le parole “tra virgolette”, perché? Perché non si trattò né di “un colpo” né di “un contatto” ma con tutta probabilità di due morsi. Perché la Mathas colpì con una pacca il Rasero? Si era forse accorta dalla reazione del piccolo Alessandro che il Rasero gli aveva fatto del male?

Sul referto autoptico si legge “Sul corpo del bambino con ogni probabilità nella fase agonica terminale venivano prodotte lesioni da morso (al piede destro), ustioni da sigaretta e da compressione digitale”. Si noti che il medico legale ha ritenuto sì probabile ma non certo che il bambino fosse stato morso in fase agonica terminale, a mio avviso il Rasero morse il piccolo Alessandro prima di produrgli il trauma cranico mortale e lo fece in presenza della madre.

Durante il processo d’Appello bis il presidente ha chiesto ad Antonio Rasero se volesse fornire la sua versione definitiva dei fatti. Una ghiotta occasione per il Rasero di negare in modo credibile di aver ucciso il piccolo Alessandro. L’ennesima occasione perduta però.

Antonio Rasero: Mi ricordo che la donn… che la donna rientrando… era rientrata a casa, ovviamente sappiamo tutti per cosa era uscita, è inutile negarlo che per l’uso di co… che per cercare della cocaina. La donna è rientrata a casa, il bambino era sveglio, io sono andato a prendere le sigarette perché la Mathas non le aveva prese… son rientrato poi ad un certo punto ho sentito… proprio… delle url… delle urla concitate e ad un certo punto ho visto la donna… prima ho sentito un rumore forte poi mi sono… siccome c’era la parete divisoria io con il letto era sdraiato ero sdraiato quindi non pot… non avevo una visuale piena… ho visto la donna la seconda volta che stava tirando su il bambino… io, in quel momento è stato molto concitato, ho incominciato ad urlare “Che cazzo fai? Chiamo i carabinieri!”, erano anche le due e passate, sono andato verso la donna ad un certo punto la donna è venuta… cioè andando verso la donna, la donna, è stato un momento concitato, ha preso, m’ha allontanato, m’ha spinto e io poi a quel punto lì ho detto “Basta!” e la donna s’è rimessa sul divano con Alessandro fino a che io son rimasto sul letto mi sono assopito. Io quella mattina tornavo da Montecarlo. ero partito alle sei e mezzo del mattino, sono andato a Montecarlo, sono andato a Genova, sono andato a Portofino, son tornato indietro. Quando io mi son reso conto di Alessandro che ho aperto le persiane, che ho aperto le persiane al mattino, io mi son reso conto del bambino, il bambino era pacificamente morto. Io, come ho visto il bambino con la testa rivolta verso l’interno del divano, aveva, da una parte, la testa nera, da una parte, la testa rossa. Io in quel momento non ho capito più nulla che avevo comunque un bambino morto in casa e la madre che dormiva. Io non sapevo cosa fare, se chiamare i soccorsi, mo’ ho detto “Ho la casa che è tutta un macello”, a quel punto lì io cosa ho fatto? Sono andato a svegliar la madre “Alessandro”, la Mathas si sveglia, scusi che… la Mathas si sveglia, guarda il bambino “Ale è morto, Ale è morto, Ale è morto”, prendo e andiamo al Gaslini. Io le ho detto perché, comunque sia, assumiti le tue responsabilità. Io pensavo che lei comunque si prendesse le sue responsabilità. Io quello che vorrei dire solo e esclusivamente che ehm… in modo molto chiaro che questo processo eeee… e soprattutto la morte di un bambino e lo scenario in cui mi sono andato a trovare per me è da vergogna perché io sono padre e mai avrei dovuto assumere de… assumere della cocaina in presenza di un bambino. Io non avevo nessun motivo di far del male al bambino. Io quello che voglio dire è che io sono innocente e lo dirò sempre poi presidente io ehm quella che sarà la vostra scelta non lo so ma io sono innocente.

L’iniziale “Mi ricordo” ci rivela che il Rasero in precedenza ha riferito cose che non appartenevano al mondo dei suoi ricordi.

Si notino i due “poi” e i tre “ad un certo punto”, si tratta di ponti temporali, il Rasero nasconde informazioni, dissimula.

A distanza di anni dai fatti, durante l’Appello bis, il Rasero chiama la madre del piccolo Alessandro  “la donna” o “la madre” invece di “la Mathas”, come aveva fatto al processo di primo grado, per prenderne le distanze e poi continua a riferire della “cocaina” per metterla in cattiva luce.

Il Rasero dice “siccome c’era la parete divisoria io con il letto era sdraiato ero sdraiato quindi non pot… non avevo una visuale piena…” nel tentativo di strutturare il suo racconto, proprio questa precisazione ci fa sorgere dei dubbi sulla veridicità del suo racconto.

Si noti “il bambino era pacificamente morto”. 

Dal vocabolario Treccani: Avv. pacificaménte, in modo pacifico, in assenza cioè di guerre o conflitti in genere, o senza lotte, contrasti, litigi: un popolo, un paese che vive pacificamente; risolvere pacificamente una controversia; far valere pacificamente i proprî diritti.

A scanso di equivoci, “pacificamente” è riferito allo “stato” del bambino in quanto il Rasero non ha detto “era pacifico che il bambino fosse morto” che ha ben altro significato ma “il bambino era pacificamente morto”. Perché il Rasero ha usato il termine “pacificamente”? Vi ricordate dell’uso che il Rasero ha fatto in precedenza di “tranquillamente”? La domanda che ci poniamo è la seguente: “tranquillamente” e “pacificamente” sono forse termini che hanno a che fare con lo “stato” finalmente raggiunto dal bambino? Nella mente del Rasero è vivo il ricordo dello stato di agitazione del bambino che ha preceduto l’aggressione?

Si noti che il Rasero ha detto “avevo comunque un bambino morto in casa” non “era morto un bambino”, una frase con non fa il paio con l’uso di termini come “bacino” e “piedino”.

Si noti l’uso del presente in questa parte del racconto: “la Mathas si sveglia, scusi che… la Mathas si sveglia, guarda il bambino “Ale è morto, Ale è morto, Ale è morto”, prendo”. In Statement Analysis analizziamo i tempi verbali utilizzati da un soggetto invitato a rievocare un evento accaduto, eventuali dichiarazioni in cui il verbo sia coniugato al presente sono da considerarsi non credibili, chi falsifica infatti spesso usa il verbo al presente perché parla di fatti che non ha vissuto. 

Si noti “Io le ho detto perché, comunque sia, assumiti le tue responsabilità. Io pensavo che lei comunque si prendesse le sue responsabilità”. Che intende dire il Rasero con “comunque sia”? Quando il Rasero parla di “sue responsabilità” sta forse ammettendo di avere anch’egli delle responsabilità? Lo dico perché da un innocente de facto mi sarei aspettata che dicesse una frase del tipo “Io le ho detto che avrebbe dovuto dire la verità ovvero ammettere di aver ucciso suo figlio”. 

Si noti “Io quello che vorrei dire solo e esclusivamente che ehm… in modo molto chiaro”. Che cosa ci aspettiamo da un innocente de facto dopo una frase così? Ci aspettiamo che dica “io non ucciso il piccolo Alessandro, sono innocente, sto dicendo la verità”. 

Il Rasero invece:

    • non ha negato in modo credibile di aver ucciso Alessandro, 
    • nel tentativo di manipolare i suoi interlocutori hriferito di provare “vergogna” per il male minore ovvero per aver assunto della cocaina in presenza di un bambino e 
    • ha sostenuto di non aver avuto “nessun motivo di far del male al bambino”,
    • ha affermato di essere “innocente”, dirsi innocenti non equivale però a negare l’azione omicidiaria 
    • ed infine ha preso in considerazione la possibilità di venir condannato lasciando intendere di essere pronto ad accettare l’eventuale condanna. 

Sempre durante l’Appello bis il Rasero ha rilasciato le seguenti dichiarazioni spontanee: 

“Questa è l’ultima occasione che avrò di parlare davanti dei giudici che per quanto quella sera non fossi stato lucido ma non mi sono mai rimbecillito, scusate il termine, fino a far del male a qualcuno e soprattutto ad un bambino. Ho accompagnato la Mathas ben conscia che il bambino fosse morto all’ospedale, sono tornato a casa, durante il viaggio la Mathas mi aveva rassicurato che ovviamente si sarebbe assunta le sue responsabilità (…) quello che voglio dire è che una situazione così drammatica per tutto. Finché avrò un filo di voce io ribadirò che sono innocente e non avrei mai avuto nessun motivo per far male ad un bambino di 9 mesi.

Si noti “Questa è l’ultima occasione che avrò di parlare davanti dei giudici”. Che cosa ci aspettiamo da un innocente de facto dopo una frase così? Una negazione credibile. 

Il Rasero invece:

    • ha minimizzato quando ha detto “far del male” al posto di “uccidere”, un classico dei responsabili di omicidio,
    • ha fatto riferimento ad un generico “qualcuno”, ad un generico “bambino” e ad un generico “bambino di 9 mesi” non alla vittima Alessandro Mathas,
    • ha ancora tentato di manipolare i suoi interlocutori con la storia del “nessun motivo per far male ad un bambino”
    • e ha ripetuto “la Mathas mi aveva rassicurato che ovviamente si sarebbe assunta le sue responsabilità” per spingere i suoi interlocutori a concludere ciò che lui è incapace di affermare ovvero ha cercato di far credere che sia stata lei ad uccidere suo figlio, altrimenti perché non ha riferito quali sarebbero le responsabilità della Mathas?

Antonio Rasero ha così commentato la sentenza di condanna a 26 anni di carcere dell’Appello bis: “26, non c’è nulla da dire (…) perché sennò sparo a zero.

Un innocente de facto avrebbe negato in modo credibile di aver commesso l’omicidio. Che cosa intende dire il Rasero con “sparo a zero”? Forse che ci sono cose che non ha detto?

Recentemente Antonio Rasero ha rilasciato un’intervista ad una inviata della trasmissione televisiva “Le Iene”.

Antonio Rasero: Ciao Nina!

Nina Palmieri: Ciao Antonio! (…) Come stai?

Antonio Rasero: Eh cerco di andare avanti sperando che la revisione mi porti fuori di qua.

Antonio Rasero: Io il mea culpa me lo posso fare per l’uso di cocaina… ma la mia colpevolezza si ferma lì. Mi posso guardare allo specchio, ho una coscienza (…)Io ho la certezza di essere innocente (…) Ma quale motivo avrei avuto io di uccidere un bambino? Se mi avesse dato fastidio Alessandro avrei chiamato semplicemente la madre, le avrei detto “Vieni a casa e prenditi tuo figlio”, puntooo (…) Purtroppo c’ho il vizio della cocaina, che è un brutto vizio ma passano anni luce… da far uso di cocaina ad uccidere un bambino.

Antonio Rasero ha ammesso il male minore, l’uso di cocaina, come il Logli ha ammesso il tradimento. Antonio Logli: “Io sono innocente, non ho mai fatto del male a nessuno, te l’ho già detto e lo ripeto all’infinito e f… tantomeno a Roberta, capito? Tutto… ammazzatemi, perché l’ho tradita, quello sì, ma del male non le ho mai fatto”. Si tratta di manipolazione. Sia il Logli che il Rasero desiderano convincere i loro interlocutori di essere capaci di prendersi le proprie responsabilità.

E’ inaspettato che il Rasero dica “il mea culpa” e “la mia colpevolezza” riguardo all’uso di cocaina che è sì una pessima abitudine ma non una colpa. Perché usa questi termini? Gli analisti Americani dicono “the brain knows what it knows, the truth”, il nostro cervello conosce la verità ed è settato per rivelarla non per mentire.

“Mi posso guardare allo specchio, ho una coscienza” sono frasi di intento manipolatorio non negazioni credibili.

Si noti “Io ho la certezza di essere innocente”. Quale tra queste due affermazioni è più incisiva: “Io ho la certezza di essere innocente” o “Io sono innocente”?Perché il Rasero ha indebolito la sua dichiarazione di “innocenza” con “Io ho la certezza”? Perché non può avvalersi del cosiddetto muro della verità (wall of truth) che è un’impenetrabile barriera psicologica che permette ai soggetti che dicono il vero di limitarsi a rispondere con poche parole in quanto gli stessi non hanno necessità di convincere nessuno di niente. 

Il Rasero, a differenza degli innocenti de facto sente il bisogno di convincere e per questo motivo ha scelto di usare una parola forte qual è “certezza”.

Si noti che è stato il Rasero ad introdurre la possibilità che il piccolo Alessandro potesse dargli “fastidio”.

“passano anni luce… da far uso di cocaina ad uccidere un bambino” è una verità usata dal Rasero per manipolare i suoi interlocutori, riferirla non equivale infatti a negare in modo credibile di aver ucciso il piccolo Alessandro.

Antonio Rasero: (la Mathas) Ha messo a dormire il bambino sul divano.

Nina Palmieri: E Alessandro come stava?
Antonio Rasero: Alessandro stava bene, Alessandro era tranquillo.

Si noti “tranquillo” riferito al bambino e si ricordi l’autocensura precedente sul “tranquillamente”. 

Antonio Rasero: Continuava a dire che doveva prendere altra coca, che ne aveva poca con sé, che doveva uscire, si è messa a telefonare e poi è uscita di casa alla ricerca della cocaina. 

Nina Palmieri: Ma scusami, non ti sembrava strano che ti lasciasse da solo con un bambino così piccolo?

Una domanda che prevede un “Sì” o un “No” come risposta.

Antonio Rasero: Sinceramente a me Alessandro non mi dava fastidio per nessun motivo.

Il Rasero, invece di rispondere con un “No”, articola la risposta mostrandoci di avere il desiderio di arrivare al punto e lo fa anticipando una eventuale domanda della Palmieri. Si noti che il Rasero parla al negativo eppure la Palmieri non gli ha chiesto se il bambino gli desse fastidio. La sua risposta è sensitiva. Ci ha sta forse rivelando il movente? Le locuzioni latine “dum excusare credis, accusas” (San Girolamo) o “excusatio non petita, accusatio manifesta” sembrano calzare a pennello. 

Nina Palmieri: E tu mentre lei non c’era che cosa hai fatto?

Antonio Rasero: Io mentre lei non c’era mi sono addormentato.

Nina Palmieri: E il bambino?

Antonio Rasero: Alessandro lei l’ha lasciato sul divano (…) e si era addormentato.

Nina Palmieri: Ma ha mai pianto il piccolo mentre la mamma non c’era?

Antonio Rasero: No, non ha pianto e io dormivo.

Antonio Rasero: Quando lei è tornata mi sono svegliato e lei è entrata in casa e da quel momento lì in poi il bambino è stato solo con lei.

Nina Palmieri: Ma quando lei è rientrata il piccolo era ancora sul divano?

Antonio Rasero: Alessandro era sul divano, era vivo.

Perché non si è limitato a rispondere “Sì”? Perché ha aggiunto “era vivo”? Perché ancora una volta il Rasero ha fretta di arrivare al punto. Peraltro anche un moribondo è ancora “vivo”.

Nina Palmieri: Ma era vivo?

Ci aspettiamo che il Rasero risponda “Sì” o “Sì, era vivo” o “No” o No, era morto”.

Antonio Rasero: E’ normale che era vivo.

In Statement Analysis notiamo sempre l’uso del termine “normale” in quanto rivelatore del contrario.

Il Rasero avrebbe potuto pronunciare una o tre parole e invece ha scelto di pronunciarne almeno cinque. Quella del Rasero è una risposta che va contro l’economia delle parole. Il Rasero per convincere che il bambino fosse “vivo” ha introdotto il termine “normale” indebolendo la propria risposta. 

Nina Palmieri: E poi che avete fatto?

Antonio Rasero: La Mathas la prima cosa che ha fatto, ha estratto dello stupefacente (…) e abbiamo fatto anche uso di cocaina. Poi la Mathas si è messa con Alessandro sul divano (…)

Nina Palmieri: Ma scusami non si è accorta che il bambino era morto?

Antonio Rasero: Ma Alessandro non era morto.

Antonio Rasero: Io quella mattina dovevo andare a lavorare, la scena più drammatica di questa vicenda è che ho visto Alessandro che aveva la coperta sopra la testa, sono andato a togliere la coperta, non lo auguro a nessuno di vedere il bambino come l’ho visto io, aveva la testa mezza nera e mezza rossa, era una lastra di ghiaccio, era cadaverico.

CONCLUSIONI

Antonio Rasero non ha raccontato la verità e ha mostrato di avere “guilty knowledge” (colpevole consapevolezza) di ciò che è successo al piccolo Alessandro Mathas.

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ursula franco 1 OMICIDIO DI ALESSANDRO MATHAS: ANALISI DI DICHIARAZIONI DI ANTONIO RASERO* Medico chirurgo e criminologo, allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (tecnica di analisi di interviste ed interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari. Recentemente entrata nel Forensic Team della COLD CASE FOUNDATION, una Fondazione Americana che si occupa di casi irrisolti, Executive Director: FBI Profiler Gregory M. Cooper