“(500) GIORNI INSIEME”: UNA COMMEDIA DISSACRANTE

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di Mariantonietta Losanno 

“Questa è la storia di un lui e di una lei, ma vale la pena chiarirlo subito: non è una storia d’amore”: questo è l’incipit di “(500) giorni insieme”, una commedia sentimentale, ma profondamente anticonvenzionale e realistica. La storia tra Tom (Joseph Gordon-Levitt) e Sole (Zooey Deschanel) viene raccontata attraverso lo sguardo idealista del protagonista – architetto mancato, ora impiegato in una società specializzata nella realizzazione di biglietti d’auguri – che, appena conosce Sole, si convince di essere destinato a dividere la vita con lei. Una prima riflessione potrebbe già partire da qui, e riguarda la convinzione – o meglio l’ostinazione – che spesso si acquisisce quando si stabilisce di volere stare a tutti i costi con la persona “giusta”. A quel punto, si ignorano tutti i segnali negativi, e ci si ostina sempre di più a voler proseguire in un’unica direzione. Ci si ripete frasi come “È stato un colpo di fulmine, allora deve durare per sempre” o “Per i momenti passati insieme non può finire così”, ma tutto questo rispecchia un desiderio – legittimo – di amore, condivisione, fiducia. “(500) giorni insieme”, invece, vuole adottare una prospettiva più concreta – e forse più cinica – che suggerisce di mettere in campo anche un po’ di razionalità, oltre ad una componente sentimentale. Perché, se Tom è rimasto folgorato da Sole dal primo momento, lei, invece, ha chiarito subito di non volere avere una relazione seria. Lui, però, nonostante questo, continua ad idealizzarla, pensando di poterla persuadere (o meglio convincere quasi “forzatamente”) che lui potrà essere proprio quella persona per cui lei capirà di essere disposta ad impegnarsi. Tom la desidera in modo assoluto; questo, per molte persone, può sembrare affascinante ma, se si osserva attentamente il suo personaggio ci si rende conto di quanto, in realtà, sia egoista e di quanto abbia sviluppato un’ossessione per una ragazza sulla quale proietta tutte le sue fantasie. Pensa che sia lei a (dover) dare significato alla sua vita, perché a lui non importa nient’altro. Il punto è che, non si dovrebbe pretendere (e desiderare) che sia il proprio partner a dare un senso: questo non è sano, e questo non significa innamorarsi di una persona, ma innamorarsi dell’idea di una persona. 

4EF1D0BA 9677 47B7 B12C DA0A50C3A128 300x169 “(500) GIORNI INSIEME”: UNA COMMEDIA DISSACRANTELa storia “salta” continuamente all’interno dei 500 giorni, per mostrare i momenti che hanno scandito la storia d’amore e tutti i vari stati d’animo. E questa è solo una delle trovate intelligenti che sorreggono il film. Ci sono, poi, i riferimenti artistici, cinematografici e musicali; la pellicola rimanda a “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman e a “Il laureato” di Mike Nichols (e anche a ”Il grande Lebowski” dei fratelli Coen), cita Magritte e Cézanne, omaggia il rock alternativo dei The Smiths, o il post-punk dei Joy Division. Il regista Marc Webb, che ha alle spalle numerosi videoclip musicali (Good Charlotte, Green Day, Puddle of Mudd, Disturbed, Yellowcard, My Chemical Romance, Evanescence), dirige con un equilibrato senso dell’humour che nasce dall’osservazione – forse un po’ amara – dei comportamenti umani. L’intento, è anche quello di ribaltare alcuni stereotipi: è Tom ad essere quello romantico (di solito sono le donne ad essere mostrate come perennemente innamorate), è lui che piange, che chiede consiglio agli amici su come comportarsi, che si mostra fragile, che sogna il matrimonio. Ma questo non vuol dire che Sole – di conseguenza – sia una cinica approfittatrice. Cerca di difendersi dalla sofferenza come può – costruendo delle barriere difensive – ma non illude, non promette, non mente. È solo che, ad un certo punto, finisce per diventare consapevole delle sue contraddizioni.

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Un’altra riflessione importante che suggerisce il film riguarda la difficoltà di Tom di stare bene con se stesso. Forse, in modo inconscio, riversa su Sole le sue frustrazioni: non è contento della propria vita e brilla di luce riflessa di fianco a lei, che invece è sempre solare e, soprattutto, soddisfatta. Allora, un partner perché dovrebbe avere il compito di colmare queste irrisolutezze interiori? È Tom a doversi mettere in gioco da solo, a portare a termine i suoi progetti. Un altro stratagemma che usa il film è mostrare – mettendole a confronto – le aspettative (di Tom) con la realtà. Fin dall’inizio, capisce di essere innamorato di Sole e inizia a viaggiare con la mente. Finisce, così, per lasciarsi sopraffare dal “bisogno” di stare con lei. Il punto di vista, poi, è solo e soltanto quello di Tom. L’arbitrarietà della prospettiva scelta – in cui manca il punto di vista di lei – dimostra come la percezione della realtà sia alterata e, di conseguenza, anche l’interpretazione dei fatti. Il titolo originale del film “500 days of Summer”, infatti, sarebbe stato più appropriato, perché i giorni, infatti, non li passano insieme: sono solo giorni in cui lui si focalizza su di lei. 

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Un altro aspetto su cui soffermarsi è che nonostante faccia male, non è mai la fine del mondo. Con una giusta dose di maturità, razionalità – e anche un po’ di cinismo – si può accogliere anche il dolore ed accettare che l’amore cambia, ma non per forza distrugge. Alla fine, dunque, potremmo definire “(500) giorni insieme” una commedia e un’anti-commedia, la più tipica e la più atipica storia d’amore.