AMMINISTRATIVE, STRATEGIA DELL’ASSEMBLAGGIO, DESTRA E SINISTRA “PARI SONO”

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   –   di Nicolò Antonio Cuscunà   –                                        

Destra, sinistra e centro oramai sono estensioni superate e prive di reali riferimenti etico-ideologico-morali di ciò che rappresentavano fino al superamento della Prima Repubblica (1993/94). Indicarli ancora come spazio-luogo, con identità ideali, è riduttivo e fuorviante, o meglio, è azione ardua oltre che errata e truffaldina. A dimostrazione di quest’affermazione, è sufficiente rammentare gli accadimenti, stravolgimenti, subiti da partiti e movimenti-contenitori- dai tempi del rottamatore Renzi all’avvento del “grillismo”. Dello spazio-luogo indicativo di destra, sinistra e centro, al massimo restano gli spazi in cui abitualmente, dall’800, seggono, nei luoghi prescelti per le adunanze, i rappresentanti eletti. Oltre ai luoghi logistici occupati, la terminologia ancora usata per indicare l’appartenenza non ha nessun significato valoriale. Di ciò che indicava culturalmente, ideologicamente e moralmente, la destra, la sinistra e il centro, non rimane nulla, solo simulacri abusivamente ancora occupati. Liberismo, socialismo, conservatorismo, comunismo, socializzazione, riformismo, progressismo sono indicazioni interscambiabili, estranee, non conosciute né considerate dagli attuali partiti e movimenti presenti nei due rami del Parlamento

La politica, quella vera fatta di competenze, passione, studio, aggiornamenti e ispirazione ideale, non segna il passo; o meglio non è statica, ma si evolve nel tempo, superando i perduranti limiti di parte per approdare alla soluzione dei problemi, come politica esige e prevede. Gli steccati ideologici fine a se stessi, non indicatori di valori e principi, servono a non fare i conti con la storia e questa non ripetendosi genera solo “becero nostalgismo”. La politica è la soluzione anche dell’impossibile; quella che non risolve i problemi della società, non è degna di tale appellativo. La politica è sensibile ed importante attività umana, chi l’intraprende deve assumersene le responsabilità, altrimenti si faccia da parte. Partecipare alla Res Publica è cosa differente dal proporsi e riempire liste di candidati, il più delle volte inconsapevoli figuranti-comparse.

Ciò detto, analizziamo come e perché gli schieramenti antagonisti all’amministrazione della città, con parvenza d’appartenenza a residuali contenitori-partiti, hanno elementi di similitudine tali da essere identici, contigui, rami dello stesso albero con profonde e comuni radici. Gli elementi in comune sono le origini, il mai rinnegato centrismo democristiano, il passaggio nella tintoria di Forza Italia e l’approdo, a convenienza, in nuovi soggetti di moda dove trovare garanzie di continuità politico-elettorale PD, Lega e FdI.  Restano di scarsa attrazione elettorale due simboli vintage, comunque presenti e con riferimenti iconici intramontabili: ” Forza Italia di Silvio Berlusconi e l’inossidabile scudocrociato della Libertas”.  La diminuita attrattiva elettorale di queste liste, nel nostro caso, ha fatto la naturale positiva selezione dei candidati; i resistenti sono veri eroi asserragliati a difendere l’ideale fortino nel deserto del Gobi. Carlo Marino campa di rendita derivata (voti) dai poteri forti regionali e nazionali. Questi poteri, in eterno conflitto-scontro, impongono alla città le loro ambizioni e supremazie elettorali.  Le liste di Marino contengono i candidati che prenderanno ordini dai De Luca, Caputo, Renzi, Calenda, Picierno, Mastella, Oliviero & tutta la galassia del PD. Questi sono una parte dei motivi dell’ingovernabilità in atto a Caserta.  Il reddito elettorale di Giampiero Zinzi deriva da più fattori, tradizione di potere familistico, attrattiva esercitata al sud dal contenitore Lega e dallo scontro in atto tra Lega e F.d.I. A Caserta come in tutt’Italia la corsa al sorpasso percentuale, tra Meloni e Salvini, è centrale al loro agire al punto da far scomparire i veri problemi politici del Paese. Differenti strategie. La Lega al governo con Conti 1° e Draghi, con grillini e PD; i fratelli patrioti all’opposizione a fare proficuo reddito da battitori liberi. In ballo c’è la leadership da conquistare per l’avvicinarsi delle elezioni 2023.  Nelle elezioni amministrative casertane, il candidato sindaco Giampiero Zinzi, prestato senza simbolo alla coalizione di centrodestra, beneficerà dei consensi, rastrellati dallo scontro tra i poteri conflittuali interni al partito di Giorgia Meloni.  Partito con lista assemblata al pari delle liste di Carlo Marino, con bravi giovani e giovanette e con giocatori prestati da altri club. Operazioni di potere da fare pesare nelle future elezioni nazionali.  A Caserta Fratelli d’Italia è intasata di senatori eletti in loco, ma migrati altrove; eletti altrove e residenti in loco, nuovi acquisti grillini, consiglieri regionali illuminati nella segreteria di via Della Scrofa, alla scrivania che fu anche di Fini e Giorgio Almirante. In aggiunta a questi blasonati, convertiti ai valori etico-ideali della fiamma tricolore, ci sono pretendenti-aspiranti a nuovi e più redditizi lidi. Carrieristi di mestiere non più disposti ad indurire l’acqua degli ideali, ma pronti a tutto pur d’approdare negli scranni di CD o palazzo Madama. In questo scenario da 1° Repubblica Giampiero Zinzi dormirà sonni tranquilli?  Da buon figlio d’arte dorme con un solo occhio chiuso. Non può fidarsi di alleati competitori su ridotti scranni romani. Le elezioni politiche del 2023 sono alla porta, legge elettorale da fare, collegi ridotti, per cui  la guerra è all’ultimo sangue, o Roma o morte. Marino e Zinzi, rami dello stesso albero, conoscono bene cosa significa “voto disgiunto”, quello che a Caserta va per la maggiore. Fare il sindaco di Caserta, lasciare il posto certo e lucroso al Consiglio Regionale della Campania, attendere altri 2 anni per la nomina romana non è cosa semplice né sicura. Con questi tempi fluttuanti ed incerti, in due anni potrebbero cambiare consensi, alleanze e segreterie.  Bossi, Berlusconi, Casini, Mastella, Renzi, Salvini e non solo insegnano. Lo scontro in atto tra i poteri espressi da Carlo Marino e i meno palesati del cosiddetto centrodestra non sono utili alla rinascita di Caserta. All’origine dello scontro albergano interessi finalizzati a mantenere ed ampliare poteri personali ed opposti alla città. La tutela ed il bene di Caserta albergano nel civismo non allineato. Liste civiche nate in alternativa alla stantia politica del non agire, Civismo Indipendente vero e unico rappresentante del risorgimento casertano. Il civismo è l’espressione spontanea della società casertana. Espressione delle intelligenze dei suoi figli, della brava e bella gente che ha risposto mettendoci la faccia per salvarla. Le liste civiche indipendenti rappresentano la vera ultima possibilità di salvezza. Sbagliare non è consentito.