CAMORRA E POLITICA, DIA: “ELEVATA PENETRAZIONE NELLA COSA PUBBLICA DELLA CRIMINALITA’ CASERTANA”

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“La realtà casertana ha visto negli ultimi anni nei suoi assetti criminali mutamenti strutturali ed organizzativi – spiega la DIA nel suo rapporto semestrale sulle attività camorristiche in Italia presentato in Parlamento – tuttavia ciascuna consorteria avrebbe continuato a mantenere sul proprio territorio di riferimento una forza intimidatrice capace di garantire la rispettiva continuità operativa”. La DIA ricorda che nella provincia casertana si assiste “all’aggregazione di alcuni sodalizi riuniti in una sorta di federazione riferita ai CASALESI”

Ma a favorire l’attività dei clan sarebbero “quegli imprenditori da sempre abituati ad avvalersi della mediazione dell’organizzazione criminale e dei consistenti capitali illeciti investiti nelle attività imprenditoriali dai sodalizi che in tal modo governerebbero direttamente e/o indirettamente alcuni processi economici interferendo spesso pesantemente anche nei meccanismi decisionali della pubblica amministrazione. Le più recenti attività investigative confermerebbero infatti l’elevata capacità di penetrazione nella cosa pubblica della criminalità casertana e in special modo quella riconducibile al cartello dei CASALESI al fine di inserire proprie aziende in comparti strategici come quelli della grande distribuzione, del ciclo dei rifiuti114 e della raccolta delle scommesse”.

“Non di rado imprenditori collegati alla criminalità organizzata interagirebbero direttamente con funzionari infedeli della pubblica amministrazione in una prospettiva di comune profitto specialmente negli appalti per la realizzazione delle grandi opere. A tal proposito il 21 giugno 2021 la DIA ha operato un sequestro di 115 beni per un valore di 2 milioni di euro nei confronti di un imprenditore casertano già condannato dalla Corte d’Appello di Napoli a 7 anni di reclusione intraneo al clan ZAGARIA ed attivo nella gestione sistematica del settore degli appalti e degli affidamenti diretti dei lavori. Fino al suo arresto avvenuto nel 2015 il soggetto avrebbe ottenuto grazie alla protezione camorristica l’assegnazione di ingenti commesse pubbliche erogando al clan una quota parte degli utili, adoperandosi per ottenere favori dai politici locali per conto del sodalizio e procacciando anche voti ai candidati amici prescelti. Si sarebbe così realizzato un circuito tra imprese colluse che attraverso l’offerta di posti di lavoro realizzavano un bacino di voti destinati ad eleggere amministratori in grado di pilotare conferimenti ed aggiudicazioni in favore di imprese legate ai clan”.

“il traffico di droga costituirebbe una delle più importanti fonti di guadagno. Il dato troverebbe conferma dall’apertura di diverse piazze di spaccio nel territorio dell’agro-aversano. In tale ambito si starebbero sviluppando significativi e strumentali rapporti di cooperazione con altri gruppi partenopei e della provincia napoletana così come con la ndrangheta calabrese. Conferme in tal senso emergerebbero da un’operazione conclusa nel 2020 allorquando è stata colpita una stabile organizzazione criminale diretta dal figlio di un esponente di spicco della famiglia SCHIAVONE e dedita alla vendita di sostanze stupefacenti. Il gruppo avrebbe acquistato droga (cocaina, hashish e marijuana) nelle piazze napoletane di Caivano e Qualiano rivendendola tramite una fitta rete di pusher nel casertano in particolare a Casapesenna, San Cipriano d’Aversa e in altri comuni”

Lo scenario criminale casertano è tuttora contraddistinto dalla presenza di organizzazioni che conservano il controllo del territorio. Nella cartina messa a disposizione dalla DIA si possono meglio distinguere le zone controllate dalle famiglie camorristichecartina camorra CAMORRA E POLITICA, DIA: ELEVATA PENETRAZIONE NELLA COSA PUBBLICA DELLA CRIMINALITA CASERTANA