VECCHIO OSPEDALE DI MARCIANISE, UNA DIPENDENTE DEL CONSULTORIO VIOLA IL SEGRETO PROFESSIONALE

0

divieto piazza carita VECCHIO OSPEDALE DI MARCIANISE, UNA DIPENDENTE DEL CONSULTORIO VIOLA IL SEGRETO PROFESSIONALE(f.n.) – Vecchio Ospedale di Marcianise, Consultorio Asl…privacy & discrezione, anno zero! E come non formulare i nostri complimenti vivissimi alla scuola di pensiero della nuova Accademia di Medicina che, a breve, potrebbe addirittura proporre l’apertura di uno sportello avanguardista, presso il quale sarà possibile acquisire tutte le informazioni relative alle pazienti che si recano al consultorio, con l’ingenua e retriva convinzione che potranno affidarsi agli operatori sanitari, in piena fiducia e soprattutto avvolti e tutelati dalla massima discrezione?…Infatti, si ha da qualche ora, la netta impressione che, sciocchezze come il Codice Deontologico ed il Segreto Professionale, che qualcuno ieri si è dilettato a gettare nella monnezza,  saranno bandite dall’elenco degli obblighi, cui il personale sanitario è tenuto ad osservare. Lo sportello renderà più agevole l’informazione, circa lo stato di salute degli organi riproduttivi delle donne, il cui status di ex moglie rende più interessanti, agli ex mariti che allo stato, vengono informati da qualche solerte operatrice, via cavo… Il preambolo pesantemente ironico, non deve stupire, né deve scandalizzare, anzi… nessuno osi fare il solone del “se” e del “ma”, quindi “avvacante” e soprattutto nessuno si permetta il lusso di azzardarsi a mostrare offesa, dubbio, meraviglia e cose varie, dal momento che l’unica cosa, di cui si dovrebbe avere addirittura orrore, è ciò che si è verificato un giorno fa, al consultorio Asl di Marcianise, situato al primo piano del Vecchio Ospedale…qualcosa su cui sarebbe forse il caso di riflettere a lungo e molto seriamente, n’est pas? I fatti: Una giovane signora si è recata per sottoporsi ad una visita “sensibile”, al consultorio, nella certezza automatica e naturale che il suo diritto alla privacy, come quello di tutti, inviolabile, non avrebbe corso alcun pericolo. La giovane signora ha quindi effettuato la visita e se n’è andata. Qualche ora dopo però, a dispetto delle sue ferree convinzioni sulla privacy, ha ricevuto la telefonata del suo ex marito, che le riferiva di avere a sua volta ricevuto una telefonata da una “dipendente del consultorio”, che si trovava nell’ambulatorio, in cui la signora aveva effettuato la visita e lo informava di tutto punto sulla visita e sulla diagnosi…Immaginiamo la scena per noi raccapricciante: “Ciao…lo sai chi è venuto questa mattina, qui al consultorio?…la tua ex moglie…” e via così…tutto il resto! Non sappiamo se si trattasse di un’operatrice sanitaria, medico o inserviente…ma sappiamo con certezza che si trattava comunque di una solerte “impicciona”, che aveva telefonato ad un ex marito, per informarlo che la sua ex moglie, si era appena sottoposta ad alcuni esami sensibili, perché aveva qualche problema. Ora…a prescindere dallo schifo generalizzato, che provoca una simile situazione, assimilabile al volgare pettegolezzo, innescato da chi, laddove non si tratti di un atto compiuto in aperta malafede, sia così imbecille da non rendersi conto, di cosa possa provocare una chiacchiera, di per sé velenosa. Non sappiamo se la dipendente, doppiamente colpevole, perché non soltanto, in grave dispregio del codice deontologico e dell’obbligo al segreto professionale, rivelava dati riservati, ma in aggiunta, anche “capera” quel tanto che basta, per seminare altra “mala erba” nel prato della separazione coniugale, che di per sé e di solito, risulta già sufficientemente infestato da equivoci e rancori, non sappiamo dicevamo, se la dipendente abbia contezza del suo comportamento o sia totalmente avulsa dal senso di responsabilità richiesto dal ruolo che ricopre in un Consultorio e quindi sia totalmente inaffidabile. Non riteniamo sia il caso di ricordare a tale proposito, la sanzione che può essere applicata a chi infrange il segreto professionale e a chi, a sua volta continui nel reportage veicolandolo, né cosa reciti l’articolo 622 del codice penale. Siamo comunque certi, che alla solerzia immorale della dipendente, faccia eco la solerzia dei responsabili del Consultorio, che non tarderanno ad individuarla e a sanzionarla adeguatamente. Ce la va sans dire che qualsiasi, eventuale, strascico negativo, dovesse essere originato da questa incresciosa situazione, sarà senza alcun dubbio imputato sia alla delatrice che al destinatario. Forse sarebbe il caso di iniziare un corso di apprendistato allargato, sulla necessità di attivare il cervello prima di dar aria all’ugola. Hasta la vista!