DALLA VIOLENZA ALLA DISABILITA’ PROVOCATA: “MI HA RIDOTTA COSI’… “

4
%name DALLA VIOLENZA ALLA DISABILITA PROVOCATA: MI HA RIDOTTA COSI...

La violenza è un fenomeno in crescita ma per nessun motivo può essere giustificata e va fermata con pene sempre più severe. Ci sono casi in cui donne vittime di violenza fisica, di uomini accecati da gelosie folli, sono state ridotte in fin di vita o in alcuni casi, con funzioni vitali limitate, attività motorie compromesse. Nell’ultimo decennio si registrano numerosi casi in aumenti di donne ridotte in condizione di disabilità da uomini violenti e facendo un’attenta ricerca nel web o in internet è possibile trovare articoli, progetti, rassegne che inducono a pensare che qualcosa, sia pure lentamente, si stia muovendo. Nello specifico l’attenzione è centrata sulle donne con disabilità che subiscono violenza, quasi per niente sulle donne divenute disabili proprio a causa delle violenze subite, pur non essendo questo un fenomeno da denunciare. Gli unici dati che esistono sul fenomeno e per lo più attendibili, sono quelli pubblicati dall’organizzazione mondiale della sanità (OMS) nel 2020. Si tratta di un’importante rilevazione sulla violenza nella coppia ai danni delle donne nel mondo e delle conseguenze di questa sulla salute, quella domestica viene esaminata come la prima causa di morte e disabilità per le donne nel mondo. Riguardo  al tema della disabilità le ricerche a riguardo, riportano che il 42% delle donne che hanno subito violenza fisica o sessuale hanno riportato ferite o danni fisici, tra cui anche quelli che originano disabilità permanenti; la quantificazione delle disabilità temporanee o permanenti riportata nel report dell’OMS è definita tra il 40 e il 72%, la difficoltà di una maggior precisione nella quantificazione del fenomeno deriva dalla complessità della analisi da effettuare e delle variabili implicate: vi sono disabilità fisiche direttamente conseguenti alle aggressioni (paralisi, incontinenze, deficit sensoriali, ecc.), malattie organiche (tra cui quelle sessualmente trasmesse e a carico dell’apparato riproduttivo), malattie psichiche come stati depressivi permanente con tentati suicidi. La violenza perpetuata a danni della donna, è considerata comunque una delle principali cause di depressione, problemi di salute, alcoolismo, gravidanze indesiderate, aborti e parti prematuri.

Lesioni fisiche, addominali, lividi e frustate, sindromi da dolore cronico, disabilità, fibromialgie, fratture, disturbi gastrointestinali, sindrome dell’intestino irritabile, lacerazioni e abrasioni, danni oculari, funzione fisica ridotta, sessuali e riproduttive, disturbi ginecologici, sterilità, malattia infiammatoria pelvica, complicazioni della gravidanza/aborto spontaneo, disfunzioni sessuali, malattie a trasmissione sessuale, compreso HIV/AIDS, aborto in condizioni di rischio, gravidanze indesiderate, psicologiche e comportamentali, abuso di alcool e droghe, depressione e ansia, disturbi dell’alimentazione e del sonno, sensi di vergogna e di colpa, fobie e attacchi di panico, inattività fisica, scarsa autostima, disturbo da stress post-traumatico, disturbi psicosomatici, fumo, comportamento suicida e autolesionista, comportamenti sessuali a rischio, conseguenze mortali, mortalità legata all’AIDS, mortalità materna, omicidio, suicidio, sindromi da dolore cronico, disturbi psicosomatici, lesioni fisiche, diverse conseguenze per la salute riproduttiva sono delle tipologie di conseguenze delle violenze subìte dalle donne a causa della follia dell’uomo. In generale si può affermare che le conseguenze dell’abuso sulla salute fisica e mentale della donna, sono direttamente proporzionali alla gravità dell’abuso stesso e dell’impatto nel tempo di diversi tipi di abuso poiché molteplici episodi hanno un effetto cumulativo e negativo sulla salute della stessa. Tra le conseguenze della violenza domestica vi sono disturbi psicologici permanenti tra i quali la depressione e a volte la morte a seguito di suicidio, patologie sessualmente trasmesse come HIV, sifilide, clamidia o gonorrea che possono dare danni permanenti al sistema riproduttivo. I problemi della violenza e della disabilità vanno a sommarsi tra loro e le donne che subiscono danni permanenti e invalidità, più o meno gravi, tanto che alcune trascorrono il resto della loro vita paralizzate su una sedia a rotelle, a seguito della violenza sono a maggior rischio di gravi depressioni fino ad arrivare al suicidio o all’agire diversi tentativi di togliersi la vita; le vittime divenute disabili non riescono inoltre a “trovare” e ritenere adeguata nessuna forma di giustizia o risarcimento per la violenza e il danno subito.
Le donne rese disabili dalla follia dell’uomo violento, sono da due a tre volte più esposte ad abusi sessuali da parte di altri, talvolta familiari stessi: dal 21 al 43% sono le donne disabili adulte che subiscono violenza sessuale; dal 58 al 75% subiscono violenza fisica e spesso le aggressioni fisiche sono più gravi e pericolose di quelle delle altre vittime. Come per le donne senza disabilità gli autori delle violenze sono persone appartenenti al contesto sociale prossimo alla donna o alla famiglia. Le donne che vivono in strutture residenziali subiscono violenza anche da a parte di altri ospiti o del personale. Le donne disabili sono anche bersaglio di discriminazioni e violenze strutturali: il 32-42% di quelle che vivono in istituto hanno una costrizione del loro libertà; in generale il 46%  viene insultato e dal 31 al 41% vengono toccate senza consenso o in maniera sgradevole. Gessica Notaro (28 anni, originaria di Rimini, nel 2007 aveva partecipato a Miss Italia dopo essere stata incoronata Miss Romagna), Lucia Annibali (39 anni, avvocata di Urbino), Domenica Foti (46 anni, addetta alle pulizia dell’ospedale Galliera di Genova) sono solo alcune delle donne sfregiate con l’acido e rese disabili, le cui vicende hanno avuto risalto nei media, in quanto vittime di uomini malati e violenti. L’esposizione mediatica delle vittime, soprattutto quando la violenza ha lasciato segni inequivocabili e visibili sulla donna (nei casi citati delle gravi disabilità acquisite) può avere l’effetto di trasfigurare sia le vittime che i gli autori di reato identificandoli in categorie predefinite e rassicuranti che fanno del fenomeno un eccezione e non un problema strutturale della nostra società. In generale della violenza contro le donne bisogna parlarne il più possibile anche se in taluni contesti la comunicazione va migliorata e adeguata al target di riferimento, però bisogna denunciare sempre e comunque già dal primo segnale di avvertimento.

4 Commenti

  1. Da che mondo è mondo, la violenza è sempre stata un atto atroce, che ad oggi chiunque si permetta di usarla, non viene mai punito con le giuste pene, che sia uomo e uomo, donna e donna, uomo e donna e viceversa. Figuriamoci su una persona disabile, indice di violenza nei confronti di un disabile, corrisponde ad una uccisione dentro e spesso anche fuori. “No alla violenza” non deve essere soltanto una frase, deve essere un diritto da parte di tutti gli essere umani.
    Grazie come sempre per questo tuo spunto, sperando venga accolto da tutti.

  2. Da uomo mi vergogno a leggere un articolo del genere. Bisogna prevedere pene molto più severe per questa sottospecie di essere immondi che non solo picchiano una donna ma ne procurano anche la disabilità.
    Che vergogna! Saluti dottoressa e grazie perché la sua rubrica ci fa riflettere molto

  3. io che ho l’onore di conoscerti personalmente,sei un esempio di :cuore, principi affiche’ vengano approvati tutti i diritti per le fasce più deboli ……sono con te sempre ❤️

Comments are closed.