
– di Peppe Rock Suppa –
C’è gente che mi dice: «Ma perché ascolti i testi? lo sento solo le canzoni», ok, ma allora perché cantano? lo invece ascolto solo i testi, perché amo le parole, anche perché sono sempre tremende e per questo divertenti. Tanto i testi di Sanremo sono sempre d’amore, e l’amore è sempre lo strazio di lui che lascia lei o lei che lascia lui. Che poi diciamolo, a Sanremo si deve cantare quasi sempre l’amore perché in amore si dicono solo cazzate che suonano bene.
Ora, sarà che non riesco più a tenere il passo coi tempi per via del Tempo, e la maggior parte dei cantanti non so chi siano, ma ho provato davvero ad “ascoltare i testi” e salvo poche eccezioni non ho capito un cazzo. Probabilmente la colpa è di questo nuovo modo di esprimersi, e spero davvero che prima o poi si uscirà da questa allucinazione collettiva chiamata Autotune e tornerà a cantare gente che pensate sia intonata o quantomeno al solo vederli non ti facciano subito pensare a pesci lessi viziati a cui è stato dato un microfono.
Ma veniamo al tema principale di questi giorni, ossia alla letterina/monologo della Ferragni, della sua mediocrità al tempo stesso della mediocrità. Secondo me quello della mediocrità di cui parlano tutti non è il vero problema. Che una letterina scritta a se stessa bambina con lo scopo d’essere un messaggio positivo sia stucchevole, ovvia, retorica, va comunque bene, perché quando si vuole arrivare alla massa bisogna tenersi su quella comunicazione semplice e comprensibile per tutti, e in generale parlare dei problemi è sempre un bene per cui ringraziare. Il vero problema penso sia il fatto che, da anni, i temi importanti debbano essere incarnate non più dalla gente che le affronta e ci sopravvive nella realtà, che se le suda insomma, ma a quanto pare per forza da persone ufficialmente di successo, come un accessorio da indossare a seconda dei tempi che cambiano. Altrimenti sembra che parlare di un preciso tema non sia più trendy, non susciti l’interesse adeguato o sufficienti like. Perché l’essere persone comuni non è più di moda, ed essere competenti ed istruiti su qualcosa non è più il requisito richiesto per esprimere opinioni. È quindi, per racimolare qualche facile click da guadagno, le testate preferiscono andare sul profilo delle influencer a cercare il loro pensiero superficiale. Ed è così che all’improvviso la Ferragni, o sua moglie Fedez, si ritrovano ad essere paladini di tutto. Violenza sulle donne, emancipazione, libertà di espressione, manifestazione del proprio corpo, discriminazione, maternità e aborto. Qualsiasi cosa succeda, la Ferragni può scrivere due righe facili facili nelle storie Instagram e diventare immediatamente una citazione importantissima.
È a questo punto, parte quel commento che teoricamente sarebbe anche giusto, e cioè: abbiamo bisogno di donne famose e in vista, proprio per dare risonanza a queste problematiche, ed è proprio questo che può essere dannoso perché la Ferragni su un palco come quello di Sanremo di fronte a milioni di spettatori, ha proposto delle frasi potentissime: pensati libera, sei abbastanza, vai bene così.
Un concetto fantastico, tanto semplice quanto necessario, oggi, in un mondo in balia dell’essere famosi a tutti i costi, della nevrosi della popolarità. Ma che è stato totalmente sputtanato, banalizzato, reso ancora una volta una serie di parole giuste ma insapore. Grazie alla persona meno adatta per pronunciarle.
Perché quel “sei abbastanza” avrebbe dovuto dirlo una delle madri di quei giovani che si tolgono la vita a causa della pressione universitaria o della depressione per il precariato, e quella madre avrebbe potuto dire al figlio o alla figlia che non c’è più che “amore mio, eri e sei abbastanza, va bene così”. Avrebbe dovuto dirlo una signora che per campare lava i pavimenti, riesce a rincasare in tempo per far mangiare i figli dopo la scuola. Avrebbe dovuto dirlo una ragazza sulla sedia a rotelle che non potrà mai ballare come le sue compagne su TikTok. Avrebbe dovuto dirlo una donna che ha scelto le passioni, i viaggi e la libertà, e non ha voluto essere madre nonostante tutti intorno la facciano sentire incompleta. È così, e con altri mille esempi di persone comuni che si sentono uno schifo ogni giorno, che quel “sei abbastanza” avrebbe avuto senso.
Invece la Ferragni, da meravigliosa trentenne milionaria quale è, sul quel palco ha ribadito a se stessa, e al pubblico, che può piacersi così com’è. Come se ci potessero essere anche dubbi. Come se non fosse già scritto nero su bianco, che è abbastanza.
Lei e sua moglie Fedez promuovono qualsiasi capriccio si possa indossare, mangiare, fumare, fotografare o visitare. È madre di due altrettanto meravigliosi bambini. È idolatrata da ogni azienda, invitata ovunque, invidiata da migliaia di donne. Vive nel privilegio, sotto i riflettori h24, amata o odiata ma sempre chiacchierata per ogni scoreggia che fa, e che conduce a centinaia di articoli sulle maggiori testate.
Questo non significa che una bella ragazza ricca non possa soffrire, o accarezzare delle tematiche impegnate. Semplicemente, la Ferragni non è una vittima. Lei incarna il capitalismo più sfacciato, la fama meno consistente, e l’immagine della perfezione che tutte le ragazzine che la seguono vorrebbero ottenere per avere finalmente quello che ha lei tutto.
È questo il messaggio arrivato a tutte: che potranno dirsi di essere abbastanza quando saranno Chiara Ferragni. Ed è un messaggio orribile per tutte le donne che nascono nel corpo sbagliato, nel ceto sociale sbagliato, nella salute sbagliata, nella cultura sbagliata.