SOTTO LE LENZUOLA

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   –   di Vincenzo D’Anna*   –           

La gente ha poca memoria, oltre che una naturale inclinazione, ad interessarsi dei pettegolezzi e delle questioni che toccano la sfera privata di un uomo pubblico. Quest’ultimo, già sovra esposto per il ruolo che ricopre, ha su di sé gli occhi di quanti vanno in “brodo di giuggiole” se certa stampa argomenta su fatti avvenuti nella camera da letto. In questo caso l’attenzione si fa spasmodica e morbosa e l’opinione comune attinge con voracità agli episodi artatamente rivelati, sfoderando giudizi approssimativi quanto malevoli. Ci si aggiunga la naturale idiosincrasia verso i potenti, ritenuti sempre e comunque dei privilegiati, con la solita dose di piccola invidia sociale camuffata da moralismo spicciolo, ed ecco che la gogna è bella e montata. Peggio ancora se il malcapitato finisce nel circuito fangoso e velenoso dei media e di certa magistratura, subendo processi e condanne ben al di fuori delle aule dei tribunali, fino a vedersi legato alla colonna infame del pubblico ludibrio. Si arriva poi al paradosso ed all’esasperazione, con l’aggiunta del rancore sociale, quando il fatto riguarda un personaggio ricco oltre che potente, magari avversato dai politici concorrenti in maniera costante con l’utilizzo di ogni arma possibile che possa trasformarlo sia in un malvivente, sia in un personaggio di bassi principi morali e sociali. Archetipo di questa fattispecie è stato, per oltre vent’anni, il cavalier Berlusconi che, invitto nelle urne, ha dovuto subire, per contrappasso, ogni tipo di ignominia. La sinistra, diventata idrofoba dopo la débâcle, nel 1994, di Achille Occhetto (e della sua gioiosa macchina da guerra elettorale) e le successive sconfitte racimolate negli ultimi anni del secolo scorso sempre ad opera del leader degli azzurri, pur di trasformarne l’immagine e la nomea in quella di un malfattore e/o di un uomo dedito agli scandali, ha infranto tutte le regole del bon ton parlamentare e politico. Un’opera indefessa, quella messa in campo, accompagnata con pari costanza ed idiosincrasia dai togati inquirenti. Gente che poi, una volta dismessa la toga (ricordate Tonino Di Pietro Antonio Ingroia?) è passata armi e bagagli tra le file del centrosinistra oppure si è vista gratificare dall’intesa cordiale con la politica come il caso Palamara-Lotti ha inequivocabilmente insegnato. Insomma Berlusconi è diventato il nemico pubblico numero uno della morale italica, il barbaro che aveva occupato, a mezzo marketing politico, il governo e le istituzioni asservendoli ai suoi precipui interessi. Uno degli scandali che maggiormente gli hanno arrecato danno è stato quello derivatogli dalla predilezione per le belle donne, soprattutto quelle più disponibili a partecipare a feste organizzate dall’ex presidente del Consiglio nelle sue residenze. Non stiamo parlando certo di “cene eleganti” come ebbe invece a dire il diretto interessato, ma neanche la punta di un iceberg che nascondeva la pratica della “prostituzione organizzata”. Il caso nacque dal fatto che una delle ospiti, tale Ruby Rubacuori, fermata dalla polizia, venne poi rilasciata in seguito all’intervento di alcuni organi governativi e fatta passare per la nipote di Hosni Mubarak, allora primo ministro egiziano. Il pretesto fu preso al balzo dagli oppositori politici per inscenare, complice la magistratura, una lunga indagine che mobilitò ingenti forze dell’ordine ed un’orgia di intercettazioni per dimostrare lo sfruttamento, se non lo stupro, della ragazza in questione che, all’epoca dei fatti, era minorenne. Tonnellate di fango furono sparse in ogni direzione anche per la pubblicazione di dialoghi a “luci rosse” che, guarda caso, finivano nelle redazioni dei soliti giornali schierati senza, ovviamente, che fosse mai avviata un’indagine per scoprire i responsabili della “fuga” di quei segreti istruttori. Insomma la barbarie toccò l’apice della storia politica italiana. Con particolare sollecitudine e adeguata pubblicità si svolsero i tre gradi del processo che finì in Cassazione con una formula assolutoria per Berlusconi. Non paghi i magistrati milanesi imbastirono un nuovo processo per le presunte false testimonianze rese dalle altre ragazze, le cosiddette Olgettine, nel primo procedimento, in quanto si supponeva che fossero state pagate dal Cavaliere. Dopo anni anche questa vicenda si è conclusa con l’assoluzione (con formula piena) dai reati ascritti al leader di FI (ed a tutti quanti gli altri imputati), con buona pace del veleno e del fango spalatogli addosso in tutti questi anni. Ovviamente non muta il giudizio negativo sulla correttezza e sull’opportunità che un capo di governo si concedesse talune frequentazioni e desse spazio allo scandalo per i propri disinvolti comportamenti. Ma non fu quello il biasimo che venne dai suoi oppositori e dalle nefandezze di cui costoro furono capaci in combinato disposto con taluni giornalisti e giudici, che oggi appaiono riprovevoli e mendaci. Bisognava distruggerlo!! Il popolo italiano, tuttavia, ha la memoria corta e l’intento di ridimensionare Berlusconi è stato comunque raggiunto. Un popolo serio, avrebbe già ridimensionato coloro che invece di guardare alla politica ed alla corretta informazione guardarono e ancora guardano malevolmente sotto le lenzuola.

*già parlamentare